DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Estratto dell’articolo di Uski Audino per “La Stampa”
Trema l'industria dell'acciaio in Germania. Il gruppo Thyssenkrupp intende tagliare circa 5000 posti di lavoro nella produzione e nell'amministrazione entro il 2030. Altri 6000 andranno persi nell'esternalizzazione a fornitori di servizi esterni o tramite la vendita di rami d'azienda. Lo ha comunicato ieri il colosso dell'acciaio dalla sua sede di Duisburg.
Il drastico taglio è motivato da un'altrettanta significativa contrazione della produzione dell'acciaio, che passerà dagli attuali 11,5 milioni di tonnellate a un range compreso tra 8, 7 e i 9 milioni di tonnellate nei prossimi anni. Si prevede quindi la chiusura di una controllata di Thyssenkrupp nello stabilimento di Kreuztal-Eichen in Nord Reno Westfalia, che al momento occupa circa mille persone, e la vendita della partecipazione del 60% di HKM, Hüttenwerke Krupp-Mannesmann. [...]
[...] Così come Volkswagen, anche il gigante di Duisburg intende diminuire in media del 10% i compensi della forza lavoro per raggiungere un livello di costi più competitivo. «Per essere in grado di affrontare il futuro è necessaria l'ottimizzazione e la razionalizzazione della nostra rete di produzione e dei nostri processi» ha dichiarato ieri Dennis Grimm, rappresentante del Cda di Thyssenkrupp Steel Europe. [...]
L'unica via per mantenere quote di mercato dopo l'aumento dei costi energetici in Germania, dovuti alla rinuncia al gas a buon mercato dalla Russia, e alla sempre più incalzante concorrenza dell'acciaio cinese. Resta da vedere ora come reagiranno i dipendenti a questo piano. I rappresentanti sindacali si dicono delusi della riduzione dei dipendenti da 27.000 a 16.000 nell'arco di sei anni.
«Già mesi fa avevamo avvertito che diecimila posti erano a rischio nel caso in cui la direzione del gruppo fosse rimasta sulle sue posizioni» si legge nella dichiarazione della più grande sigla sindacale tedesca del settore, IG Metall.
«Oggi è diventato chiaro: le stesse persone che fino a poco tempo fa ci accusavano di allarmismo ora vogliono attuare questo – e peggio». Per l'azienda il piano è una base di partenza per i colloqui con la rappresentanza sindacale, per il sindacato è: «Una dichiarazione di guerra nei confronti dei lavoratori».
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