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DAGO-FIXER - DE BENEDETTI (FRANCO) SI LANCIA CONTRO IL PROGETTO DI "RETE-UNICA NAZIONALE" DI BASSANINI - UN ULTERIORE REGALO A BOLLORE', 12/15 MILIARDI UTILI PER ACQUISIRE MEDIASET E FONDERLA CON CANAL PLUS – IL LUNGO "GIRO DELL'OCA" DI MOLTI SOLDI PUBBLICI ITALIANI PER RIENTRARE NELLE TASCHE DI BERLUSCONI
FRANCO DEBENEDETTI COVER LIBRO
1. IL LUNGO "GIRO DELL'OCA" DI MOLTI SOLDI PUBBLICI ITALIANI PER RIENTRARE NELLE TASCHE DI ALCUNI POCHISSIMI POTENTI
Insta-Fax per Dagospia
De Benedetti (Franco) contro Bassanini: De Benedetti si lancia contro il progetto di "rete-unica nazionale" proposta da Bassanini, difende la non-cedibilita' della rete di Telecom e la concorrenza fra reti. Ma soprattutto invita a non fare un ulteriore regalo ai francesi di Telecom che uscirebbero dalla campagna d'Italia con un grande bottino di guerra: molti miliardi per la cessione della rete in rame (12/15 miliardi) oltre alla vendita di Tim Brasile, ultimo vero gioiello in pancia alla ex-azienda di Stato italiano.
Una montagna di soldi che oltre a rimpinguare le tasche di un Bollore' in difficoltà su molti fronti (non solo in Italia), alla fine del lungo giro aiuterebbero a liquidare molto bene Berlusconi (la sua presunta crescita di consenso elettorale è il nuovo "spauracchio" per i francesi) pagando un caro prezzo per la sua Mediaset: il lungo "giro dell'oca" di molti soldi pubblici italiani per rientrare nelle tasche di alcuni pochissimi potenti.
2. DOVE CASCA IL DIRIGISMO DELLA RETE BY BASSANINI A FAVORE DI VIVENDI
Franco Debenedetti per il Foglio
Certo, non c' è il due senza il tre. Certo, omne trinum est perfectum. Ma la "Santissima trinità" delle reti proprio no. Più che una bestemmia, è un'eresia: la rete telefonica non potrà mai "procedere" da quella elettrica e del gas, per la sostanziale natura che da quelle la differenzia. Infatti, mentre l' energia elettrica è prodotta in centrali, il gas viene estratto da pozzi, e l' una e l' altro vengono trasportati agli utilizzatori finali, in una rete telefonica i prodotti - voce e dati - sono creati dai clienti che se li scambiano tra loro.
linda lanzillotta e franco bassanini
La rete fisica - rame, cavo, fibra, ponti radio, centraline - è una cosa distinta dalla rete logica che, tramite calcolatori e programmi software, assicura che la comunicazione sia spacchettata all' origine, convogliata e "reimpacchettata" a destinazione senza errori.
Di quale rete parla dunque Franco Bassanini, quando, con sicura determinazione, afferma intervistato dalla Stampa lunedì che nel futuro di Telecom (oggi Tim) ci sono solo due opzioni, o vendere la sua a OpenFiber o "staccarla"? Dove traccia la linea divisoria tra infrastruttura e servizio?
Vorrà pure dire qualcosa se in tutto il mondo (tranne che a Singapore, Australia e Nuova Zelanda) nessuna telco né ha venduto la rete né è stata obbligata a farlo? Parentesi: contrariamente a quello che Bassanini vuol fare intendere, la separazione societaria di open access è una forma organizzativa interna, richiesta dal regolatore ai fini di evitare contenziosi con altri operatori in merito all' accesso in condizioni paritarie alla essential facility, che resta di proprietà British Telecom. Chiusa la parentesi.
Logico che il presidente di OpenFiber canti le lodi della propria rete interamente in fibra. Ma il decisore pubblico sa che "scegliere il vincitore" è un esercizio rischioso anche, forse soprattutto, quando si parla di tecnologie, ancora di più in un settore dove cambiano con tale rapidità. Quello che conta è la prestazione, e per quella c' è un regolatore che vigila.
Bassanini ha probabilmente ragione quando rivendica la funzione di "pungolo competitivo" che ha avuto nello stimolare Tim ad accelerare i propri investimenti, lanciando il piano da 11 miliardi in tre anni, il più grande in assoluto in Italia, con il quala i 30 Mb/sec saranno garantiti nel 2017 all' 85 per cento e l' anno successivo al 95 delle famiglie italiane. In aggiunta alla copertura del mobile in 4G, dove con il 97 per cento (98 entro fine anno) siamo tra i migliori in Europa.
Su un totale di 150.000 cabinet (armadi), 98.000 sono già collegati in fibra ai backbone, sicché i dubbi che Bassanini solleva sull' adeguatezza del concorrente a fare lo stesso anche con il 5G, oltre che poco eleganti paiono anche poco fondati. Che la rete telefonica fosse, di fatto, un monopolio naturale, è stato per anni considerato un fatto negativo, nonostante tariffe e prestazioni fossero stabiliti dal regolatore.
Adesso sembra che si stia riuscendo a fare una seconda rete. A che prezzo - tra Enel, Cdp, incentivi statali - e con quale utile speriamo di riuscire almeno a ricostruirlo. Ma soprattutto che senso ha ritornare alla casella di partenza, travasando l' una nell' altra? Il monopolio (di stato) che avremo ricostituito lo chiameremo artificiale?
vincent bollore dal financial times
Ma quello che lascia più che perplessi, interdetti è la logica di tutta l' operazione proposta da Bassanini. Logica economica: il valore della rete Tim è stimato intorno a 15 miliardi, quasi un punto di pil. I soldi per comprarla sono del contribuente: con quale beneficio economico, se non quello di eliminare un concorrente a Open Fiber?
E soprattutto logica politica. E' opinione degli analisti che la divisione dei profitti tra fornitori di contenuti e fornitori della connettività con cui scambiarli sia in prospettiva nettamente a vantaggio dei primi. Vivendi intende utilizzare Tim, di cui fortuitamente è diventato azionista di riferimento, per facilitare la distribuzione dei contenuti che ha e di quelli che cerca di acquisire. 15 miliardi dalla rete, più il provento della vendita di Tim Brasil, che quindi non avrebbe più nessun ragione per non vendere: un bel tesoretto per la sua campagna acquisti. In Europa, e, perché no, anche in Italia.
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