1. PRIMA LIGRESTI, ORA LA DECISIONE DI SALINI DI LANCIARE UN'OPA SU IMPREGILO È UN’ALTRA SCONFITTA PER NAGEL, DOPO CHE MEDIOBANCA HA FATTO DA CASSAFORTE A GAVIO 2. BERSANI INCONTRA SEGRETAMENTE L’EX-CAPO DI STATO MAGGIORE CAMPORINI, PER ANNUNCIARGLI CHE, UNA VOLTA A PALAZZO CHIGI, LA QUESTIONE DEGLI F-35 SARÀ SEPOLTA 3. NEGLI AMBIENTI MILANESI E IN ALCUNE BANCHE CHE DOVREBBERO ASSISTERE RCS NELL’AUMENTO DI CAPITALE DA 400 MILIONI HA COMINCIATO A CIRCOLARE LA VOCE SEMPRE PIÙ INSISTENTE CHE PIETRO SCOTT JOVANE POSSA ESSERE SOSTITUITO PER INADEGUATEZZA 4. GERONZI CONSIDERA TREMONTI IL VERO ARTEFICE DEL GOLPE AL VERTICE DELLE GENERALI 5. NON DITE A BERLUSCONI CHE SABATO PROSSIMO BERSANI, DOPO LA MERKEL, INCONTRERÀ A TORINO MARTIN “KAPÒ” SCHULZ, IL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO

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1- LA DECISIONE DI SALINI DI LANCIARE UN'OPA SU IMPREGILO È UN'ALTRA SCONFITTA PER NAGEL
Era quasi mezzanotte quando le luci si sono spente nell'ufficio romano di via della Dataria dove si trova il quartier generale del costruttore Pietro Salini.
Due ore prima è stato emesso il lungo comunicato in cui il 53enne erede di una famiglia che da 70 anni opera nel settore annuncia l'Opa sul colosso Impregilo, un'operazione finanziaria che dovrebbe mettere fine alla guerra con Beniamino Gavio, il rampollo di 46 anni che dopo aver raccolto i frutti del padre Marcellino si è trovato dentro Impregilo con una quota pari a quella del suo avversario romano Salini.

Quest'ultimo può vantarsi oggi di avere eccitato la Borsa che dall'aprile scorso quando fu lanciata l'Ipo di Brunello Cucinelli non aveva più assistito a scalate del genere, ma aveva goduto pazzamente per il rialzo del 155% che il titolo Impregilo ha registrato da settembre a ieri. Adesso gli operatori sperano che il Beniamino Gavio di Tortona faccia una contromossa buttando sul piatto i 400 milioni che gli consentirebbero di controllare definitivamente Impregilo.

La partita è molto importante dal punto di vista industriale perché la società è presente in 30 Paesi con oltre 25.000 dipendenti che potrebbero diventare almeno 45.000 se i due competitor Gavio e Salini la spunteranno portando nel grembo di Impregilo le loro società.
Dietro questa operazione si intravedono le mani delle grandi banche e di prestigiosi advisor e studi legali. Ad assistere Pietro Salini saranno IntesaSanPaolo, Natixis e come advisor Rothschild e lo studio Bonelli Erede Pappalardo che per la sua assistenza ha già pronta una fattura milionaria.

Va detto che la strategia perseguita da Salini negli ultimi mesi è stata all'insegna della diplomazia. Dopo l'Assemblea dello scorso anno nella quale è stato nominato amministratore delegato di Impregilo, l'imprenditore romano (primo dei dieci figli avuti da quattro mogli dal padre Simonpietro) ha offerto a Gavio un accordo strategico, cioè una partnership organizzativa e commerciale per partecipare alle gare internazionali.

Da parte sua invece il giovane Gavio ha imboccato la strada dello scontro frontale con l'intento di mettere fuorigioco l'avversario puntando le sue carte su un ricorso circa la regolarità dell'Assemblea di luglio che aveva portato Salini al timone di Impregilo.
A dividere i due competitor non è soltanto l'ambizione di piantare la bandiera sul primo gruppo italiano delle grandi opere, ma una filosofia industriale diversa. Gavio e la sua societa' IGLI sono soprattutto dei concessionari e gestiscono più di 1.300 chilometri di autostrade.

Non a caso quando nell'ottobre 2002 si sposò a Portofino il suo testimone era Giancarlo Elia Valori, all'epoca numero uno dell'Associazione dei concessionari autostradali. E tra i partecipanti al banchetto c'era anche in bella evidenza il massiccio Fabrizio Palenzona che è sempre stato il consigliere poco occulto del defunto Marcellino Gavio.
La strategia di Pietro Salini è diversa e punta a fondere la sua società con Impregilo per sfidare i colossi mondiali delle costruzioni come i francesi di Vinci e Bouyghes.

È probabile che Gavio rinunci a lanciare una contro-Opa e si accontenti di ottenere da Impregilo altre concessioni senza dover mettere mano alle centinaia di milioni di euro che servirebbero per conquistare il 50,1 delle azioni. Questo suggerimento non gli viene dallo storico consulente politico Palenzona che nella guerra tra i due gruppi si è sfilato mantenendo una posizione di equidistanza. Sono le banche ,e in particolare il pallido Alberto Nagel di piazzetta Cuccia, a insistere perché il giovane Beniamino Gavio, amante del mare e degli yacht , non aggiunga altri debiti ai 178 milioni che ha accumulato dopo aver dato il pacchetto delle sue azioni in pegno agli istituti di credito.

Dopo la decisione di Salini sull'Opa è evidente che adesso il vero perdente è Nagel diventato prudente dopo che Mediobanca ha fatto da cassaforte all'imprenditore di Tortona
La lettura di ciò che sta avvenendo non ha nulla di politico. Se è vero che i Salini hanno costruito il loro impero grazie alle amicizie del patriarca Pietro che grazie alla DC e ad Andreotti si sono ingigantiti, oggi la battaglia è di natura soprattutto finanziaria.
Salini ha messo i soldi sul tavolo per far diventare Impregilo un "campione nazionale". Il messaggio a Gavio è chiaro: "Show off or shut up".


2- BERSANI, UNA VOLTA A PALAZZO CHIGI LA QUESTIONE DEGLI F-35 SARÀ DEFINITIVAMENTE SEPOLTA
Gli uscieri di Finmeccanica non amano gli indugi e si agitano quando vedono che dietro gli annunci del comandante supremo Orsi e dei suoi centurioni c'è molto fumo e poco arrosto.
Per loro è quasi scontato che il manager piacentino e il suo braccio destro Alessandro Pansa non riusciranno a vendere Ansaldo Energia prima delle elezioni. Ieri hanno anche sorriso quando Antonio Ingroia ,che senza la barba e gli occhiali potrebbe somigliare a Guarguaglini, ha lanciato un grido d'allarme sui tedeschi di Siemens che sarebbero pronti a mettere le mani sull'azienda genovese.

Per gli uscieri la sortita di Ingroia, che evidentemente non ha ancora trovato un consulente informato sulla politica industriale, è anacronistica perché i tedeschi sono dati fuori gioco da quando quel sito disgraziato di Dagospia ha rivelato gli incontri segreti dell'agosto scorso che Orsi ha avuto in Toscana con il suo alter ego di Siemens.

Va detto piuttosto che rumors più consistenti riguardano l'offerta dei coreani del Gruppo Doosan che stanno facendo una ‘due diligence' a tappeto sui bilanci di Ansaldo Energia. Di sicuro c'è soltanto che Orsi vorrebbe compiere il miracolo prima del 23 febbraio e se il miracolo non dovesse avvenire gli farebbe comodo avere un'altra notizia da sparare sui giornali.

Gli uscieri che oltre al "Financial Times" sfogliano almeno dieci quotidiani stranieri, hanno letto su un giornale turco che dall'Azerbaihjan potrebbe arrivare da un momento all'altro una commessa del valore di 2,2 miliardi di euro per 60 elicotteri. Per Orsi e per i suoi centurioni della comunicazione sarebbe la manna dal cielo che servirebbe a bilanciare le ultime notizie sugli F-35 ai quali il giornalista Iacona ha dedicato domenica scorsa una puntata micidiale.

Purtroppo non sembra che il vento giri per favorire lo sviluppo di questo business dai costi illimitati. Sembra infatti che nei giorni scorsi il leader del Pd e probabile presidente del Consiglio Pierluigi Bersani abbia incontrato segretamente l'ex-capo di Stato Maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, per annunciargli che una volta a Palazzo Chigi la questione degli F-35 sarà integralmente e definitivamente sepolta.

PS - Se matematicamente e geometricamente la magistratura senese aspetta le elezioni, che fa quella napoletana che si sta occupando di Lega e Finmeccanica? Aspetta anch'essa, se non altro perché gli ingroiani sono certamente antiberlusconiani, ma e' anche vero che il Pd non lo sopportano proprio.
3- NEGLI AMBIENTI MILANESI E IN ALCUNE BANCHE CIRCOLA LA VOCE SEMPRE PIÙ INSISTENTE CHE PIETRO SCOTT JOVANE, POSSA ESSERE SOSTITUITO PER INADEGUATEZZA
Bisogna aspettare martedì prossimo per saperne di più su come il gruppo Rcs, editore del "Corriere della Sera", uscirà dal "groviglio dispendioso" che lo sta affliggendo.
In quella sede i consiglieri dovranno pronunciare una parola chiara sul piano industriale dell'amministratore delegato Pietro Scott Jovane, il manager nominato un anno fa tra gli applausi di Yaki Elkann, che da troppo tempo sta cercando di mettere una pezza alla tela lacerata da un miliardo di debiti.

Gli azionisti sono inquieti perche' vedono ballare il titolo con una volatilità impressionante. Ieri ha perso il 6,5%, oggi ha guadagnato più dell'8% e questo è un segno dell'incertezza che regna dalle parti di via Solferino.

E mentre lo scarparo marchigiano Dieguito Della Valle, ancora indispettito dalle foto con Rachida Dati pubblicate da "Diva & Donna", si è chiuso nel silenzio riservando le sue misere esternazioni nel salotto del reverendo Fabio Fabio insieme al "bucolico" Oscar Farinetti, all'esterno esplode il malessere dei giornalisti che riversano su Scott Jovane un'esplicita accusa di inadeguatezza.

Ieri il comitato di redazione della Divisione periodici ha emesso un durissimo comunicato in cui si denuncia "lo stato di abbandono e di intollerabile incertezza in cui sono costretti le redazioni e i giornali" e portano a testimonianza della crisi l'uscita dalla direzione del periodico "Amica" della direttore Cristina Lucchini che ha deciso di traslocare in Conde' Nast.

I giornalisti sui quali pende la minaccia di 500 licenziamenti, vorrebbero poi capire che cosa dovrà fare il nuovo ufficio"business change" partorito dalla mente di Scott Jovane,e lanciano un avvertimento al management che suona come un ultimo monito.
A questo punto il consiglio di martedì sarà decisivo e Scott Jovane che da mesi sta trafficando intorno al Piano industriale con i genietti di McKinsey e l'advisor Credit Suisse, dovrà troncare anche le voci sul suo destino.

Negli ambienti milanesi e in alcune banche che dovrebbero assistere Rcs nell'aumento di capitale da 400 milioni ha cominciato a circolare la voce sempre più insistente che il manager nato a Cambridge (Usa) ed ex-direttore commerciale di Microsoft ,possa essere sostituito per inadeguatezza.

4- GERONZI NON PERDONA TREMONTI, CHE CONSIDERA IL VERO ARTEFICE DEL GOLPE AL VERTICE DELLE GENERALI
Come voterà Cesarone Geronzi alle prossime elezioni? Bella domanda alla quale è difficile rispondere soprattutto dopo l'intervista che l'ex-presidente di Mediobanca e Generali ha concesso al sito "Formiche.net".

Di sicuro non voterà per il partitello di Monti perché a suo avviso "i tecnici hanno commesso davvero molti errori". Definisce incresciosa la vicenda degli esodati e confusi la legge sul mercato del lavoro e i molti provvedimenti annunciati da tecnici "che si sono distinti per tanta alterigia e pochi, pochissimi risultati".

Tra questi Cesarone ha il buongusto di infilare ,senza dirlo, Giulietto Tremonti per l'eredità che l'ex-ministro ha lasciato nel governo precedente. Basta leggere il libro "Profitterol" , scritto a quattro mani con Massimo Mucchetti, per cogliere l'allergia profonda nei confronti di Giulietto che Geronzi considera il vero artefice del colpo di Stato al vertice delle Generali.

La perplessità nasce invece quando Cesarone, pur dicendo di non votare Berlusconi spende parole generose nei confronti delle sparate fiscali di Berlusconi. "Non comprendo le critiche e le proteste", dichiara Geronzi, che aggiunge: "...penso che l'idea abbozzata da Berlusconi sia realizzabile ferme restando le osservazioni sui tempi, la stabilità della copertura e la trattativa con la Svizzera".

Basta questo per dire che l'ex-presidente di Mediobanca e Generali voterà per Berlusconi? Non basta, e non basta nemmeno per capire se voterà per il partito del suo amico D'Alema.
Forse non voterà nemmeno.

5- UN "KAPÒ" PER BERSANI INCONTRERÀ
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che sabato prossimo Pierluigi Bersani incontrerà a Torino Martin Schulz, il presidente del Parlamento europeo che nel 2003 si è beccato l'accusa di "kapò" dal Cavaliere".

 

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