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NAGEL NON È RIUSCITO A METTERE A “CUCCIA” MILLERI – DELFIN, LA HOLDING DEI DEL VECCHIO, BOCCIA LA PROPOSTA DI NON BELLIGERANZA DI MEDIOBANCA PER IL PROSSIMO CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE – NAGEL HA OFFERTO QUATTRO CONSIGLIERI (TRE DI INDICAZIONE DI DELFIN E UNO DI CALTAGIRONE) IN CAMBIO DI 6 IMPEGNI DA RISPETTARE – IL VERO NODO È IL PRESIDENTE: MILLERI NON VUOLE LA CONFERMA DI RENATO PAGLIARO - ALL'ASSEMBLEA DEL 28 OTTOBRE SARÀ SCONTRO, A MENO CHE...

Estratto dell'articolo di Francesco Spini per “La Stampa”

 

FRANCESCO MILLERI

Nessun accordo di pace in casa Mediobanca: lo scontro in assemblea sul futuro consiglio si fa sempre più probabile. Nel tardo pomeriggio di ieri Delfin, il primo azionista della banca con il 19,8% del capitale, attraverso i propri legali, ha recapitato in Piazzetta Cuccia la risposta formale alla proposta di accordo formulata dal consiglio della banca. Ed è, in buona sostanza, un «no, grazie».

 

La holding che fa capo alla famiglia Del Vecchio avrebbe respinto la disponibilità mostrata dal consiglio di Mediobanca di fare spazio, a fronte di una lista di sei impegni tesi ad assicurare il sostegno al piano e la non belligeranza, quattro consiglieri nella futura lista del cda: tre di indicazione di Delfin e uno invece di Francesco Gaetano Caltagirone, secondo socio dell'istituto con il 9,9% del capitale.

 

Alberto Nagel

Ma se, a quanto si apprende, il numero dei posti in lista potrebbe essere un problema anche superabile dalla finanziaria presieduta da Francesco Milleri (che chiedeva 5 posti), il vero ostacolo sarebbe il no finora opposto dal consiglio di Mediobanca di individuare un presidente condiviso.

 

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Al momento il cda, dopo aver già respinto le proposte di Delfin in favore di un ricambio di almeno 10 consiglieri su 15, è pronto a ricandidare in lista Renato Pagliaro, manager di lungo corso in Mediobanca (dove è entrato nel 1981) e che ricopre la carica di presidente dal 2010.

 

AZIONARIATO DI MEDIOBANCA E GENERALI AL 3 MAGGIO 2023

Il cda, anche nell'ultima riunione che si è tenuta giovedì scorso, ha ribadito l'impraticabilità di concordare la figura del presidente con un socio, per quanto di peso, ricordando come la sua nomina sia prerogativa del consiglio neo eletto, e dunque frutto di una scelta indipendente. È muro contro muro. La contrarietà di Delfin alla rielezione di Pagliaro è totale, anche perché sul suo nome pendeva già il «veto» di Leonardo Del Vecchio.

 

Colpa del «no» che era giunto quando lo scomparso fondatore di Luxottica aveva offerto 500 milioni per lo Ieo, l'Istituto europeo di oncologia fondato da Enrico Cuccia e Umberto Veronesi. Una donazione secondo Del Vecchio, un'acquisizione secondo Mediobanca, dove del dossier si è sempre occupato proprio Pagliaro: lui a dire di no allora, lui oggi a essere nel mirino da parte di Delfin.

 

Nel mentre il tempo stringe. I contenuti della lettera di Delfin saranno posti al vaglio dei componenti del comitato nomine e quindi dei consiglieri di Mediobanca, dove però si ritiene che le richieste del socio siano lontane dal modello di governance delle principali banche sistemiche quotate.

 

MEDIOBANCA

I margini per discutere sono esigui e per il 20 settembre è già convocato il consiglio chiamato a licenziare la lista in vista dell'assemblea del 28 ottobre. Data in cui, salvo colpi di scena, si assisterà allo scontro con Delfin, pronta a presentare entro il 3 ottobre una seconda lista di minoranza, senza indicazioni in fatto di presidente e ad, ma che potrebbe essere lunga, fino a 7 nominativi. [...]

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO

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