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Carlotta Rocci per La Repubblica
«Provata dalla permanenza in carcere» e «depressa per la decisione del gip che ha respinto la richiesta di scarcerazione. à una situazione che non è destinata a risolversi finché lei resterà in carcere». Così l'avvocato Alberto Mittone definisce le condizioni di Giulia Ligresti, che dallo scorso 17 luglio si trova rinchiusa nel carcere di Vercelli per l'inchiesta Fonsai, con l'accusa di false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato in relazione al bilancio del 2010. Rifiuta il cibo e versa in uno stato di profonda prostrazione.
La situazione, definita preoccupante dal legale della donna, è stata rilevata anche dagli operatori del carcere che nei giorni scorsi avevano trasmesso una relazione agli uffici giudiziari di Torino, tanto che il Procuratore capo Gian Carlo Caselli aveva telefonato personalmente per informasi delle sue condizioni.
Ieri la Procura ha disposto una perizia medica: l'esame servirà ad accertare il suo reale stato di salute e se ci siano le condizioni per la sua permanenza in carcere. Questa mattina il Procuratore aggiunto Vittorio Nessi, accompagnato da un consulente medico, tornerà ad interrogare la donna.
«Aspettiamo l'esito della perizia, poi valuteremo come muoverci», commenta Mittone. Giulia Ligresti per ora è stata l'unica a chiedere il patteggiamento e a collaborare con i magistrati. La sua richiesta verrà discussa a inizio settembre. Tutti gli altri indagati hanno sempre contestato punto per punto la ricostruzione di Procura e Guardia di Finanza.
Nonostante l'atteggiamento processuale differente e nonostante un parere favorevole dei magistrati inquirenti, il gip Silvia Salvadori, aveva però respinto la richiesta di scarcerazione della donna, motivandola con il pericolo di fuga all'estero. Il fratello, Paolo Gioacchino, infatti, raggiunto anch'egli da un ordine di custodia cautelare, ha trovato rifugio in Svizzera dove gode dello status di cittadino. I pm torinesi sono in attesa della rogatoria internazionale per andarlo ad interrogare.
Intanto la società Fonsai, che entro l'anno dovrebbe concludere la fusione con Unipol, annuncia di volersi costituire parte civile nel processo. «Le assemblee degli azionisti hanno promosso azioni di responsabilità contro i Ligresti», ha spiegato il presidente Fabio Cerchiai che si oppone anche al sequestro preventivo di beni (251milioni) riconducibili alla società , disposto dalla Procura torinese.
«Non capiamo perché sono stati sequestrati beni e asset che sono della società . Questi provvedimenti vadano a colpire, se il giudice lo ritiene, il patrimonio della famiglia Ligresti, non quello della società e di tutti gli azionisti», conclude Cerchiai. Il quale smentisce, infine, ogni ipotesi di dismissione della catena alberghiera Atahotels, colpita dal sequestro.
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