
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Lettera di Massimo Mucchetti al ''Foglio''
*Senatore del Pd, presidente della Commissione Industria
Caro Giuliano, ci ho pensato qualche giorno. Glielo dico o non glielo dico? Massì, glielo dico. La scorsa settimana hai scritto che mi immagini come la piccola fiammiferaia con il naso incollato alla vetrata del ristorante a spiare te e Marchionne che vi scolate bottiglie da amiconi: tu che ascolti, lui che narra le sue gesta alla Fiat, di come lui, self-made man di Chieti, si è intortato i poteri forti. Quanto immaginavi è accaduto davvero…
L’altro giorno ero proprio là, fuori dal ristorante milanese dove conversavate: lui con il maglioncino scuro d’ordinanza, da trendsetter rivoluzionario nel paese della sartoria napoletana, tu in velluto terra di Siena bruciata, come usa nel patriziato comunista romano di cui fosti rampollo.
Ah, quel patriziato della cultura che il sottoscritto ammirava tanto da non avere nemmeno la forza di invidiarlo, troppo preso com’era a costruirsi un futuro seguendo l’esempio di un calzolaio comunista che non voleva padroni né dipendenti e che, al massimo, gli faceva trovare in bottega l’assessore Vezzoli (democristiano) a raccontare del Romanino da riscoprire e non certo Togliatti, come invece capitò a te, figlio di intellettuali che avevano il privilegio di conversare con il Migliore…
Non te ne sei accorto. Eri rapito dal potere forte che, se permetti, oggi si chiama Marchionne. Ma se mi avessi visto, avresti notato che guardavo non voi due ma oltre voi due, verso una elegante signora dai capelli corvini, alta e magra, una mia amica degli anni milanesi che legge i bilanci come How to spend it e si districa in Borsa con lo stesso piglio con cui sceglie tra Chanel e Valentino.
Le ho fatto un segno, è uscita.
“Ciao, Massimo. Da quanto tempo non ci vediamo! Perché non sei entrato?”.
“Ho intravisto Ferrara e Marchionne. Mi sembrava tubassero. Non volevo disturbare. Tu?”.
“Sono in anticipo su un appuntamento, assaggiavo l’ultimo rosso di Zanella, ero lì…”.
renzi marchionne elkann alla borsa per la quotazione di ferrari
“Eri lì…”.
“Erano lì anche loro, Giuliano e Sergio. Sai, senza volere, mi è capitato di allungare l’orecchio…”.
“Ma va là… E che cosa si dicevano di bello?”.
“Parlavano della vendita della Stampa a Repubblica e poi anche del Corriere. Marchionne dice che la Fiat l’ha proprio venduta, la Stampa; che a Yaki resterà solo il 5 per cento dell’Espresso. Non una parola sull’alleanza tra le famiglie Agnelli e De Benedetti. Queste cazzate le leggi sui giornali, se la rideva: quando hai il 5 per cento e un altro il 50 per cento, tu con il 5 non conti nulla. Puoi farti la foto assieme. Yaki e Rodolfo. Fine. Va bene così. Via la Stampa…”.
“Via anche il Secolo XIX…”.
“Anche. Del Secolo Sergio dice quello che si sa già:Yaki l’aveva infilato nella Stampa per poi fondere tutto nella Rcs e andare al 30-35 per cento della combined entity, ma gli altri soci di Rcs non erano tutti tanto scemi da regalare al ragazzo Elkann il controllo, così: a gratis. E allora, visto che non contiamo nulla, via anche il pacchetto Rcs. Lo redistribuiremo ai soci della Fca”.
“Ferrara gli ha chiesto se, in questo modo, Fca eviterà di segnare minusvalenze nei conti 2016?”.
“Ma ti pare che Giuliano faccia osservazioni da ragioniere? Queste le puoi fare tu. Lui ha chiosato: è un’operazione di mercato, la Fca che taglia i ponti con la solita politica consociativa, con gli scambi di favori…”.
MARCHIONNE QUOTAZIONE FERRARI A NEW YORK
“E Marchionne?”.
“Oh, qui Sergio è stato impagabile: sì, sì, un’operazione di mercato. Che chiude un affare in perdita. Caltagirone ci aveva offerto 400 milioni per la Stampa e adesso la Stampa e il Secolo vengono valutati una schifezzina…”.
“Beh, non proprio. Diciamo una settantina di milioni, carta contro carta…”.
“Chi si contenta gode. Sergio gli ha anche ricordato – lui che faceva il controller in Svizzera – che la partecipazione Rcs è costata a Fca qualcosa come 170-180 milioni”.
“Amica mia, 170-180 milioni equivalgono al doppio dell’utile registrato da Fca senza Ferrari nel 2015… però se il valore di carico residuo del pacchetto Rcs è 50, Fca non avrebbe dovuto scrivere chissà quale perdita sui suoi conti, la medicina se l’era già bevuta prima…”.
A proposito, ma il Corriere non aveva scritto che la Fiat ha avuto un anno d’oro?”.
“Mi era sfuggito. Certo, nel 2015 Fca ha fatto 93 milioni di utile senza Ferrari su oltre 100 miliardi di fatturato. Anche Omero qualche volta sonnecchia… Ma sulla politica che cosa ha risposto Marchionne?”.
“Che il governo italiano da anni non ha più il becco di un quattrino, che non è come il governo americano o quello serbo o quello brasiliano che gli incentivi o gli aiuti li sganciano… Magari, Obama poi vuole interessi salati e bisogna rimborsarlo…”.
“Beh, i prestiti americani alla Chrysler sono come i Tremonti Bond per le banche italiane… Ma Obama gli ha pure fatto la bad company a spese del governo. Hai letto che il Tesoro Usa ha perso 16 miliardi su Gm e Chrysler? Nella nostra Europa sarebbero stati vietati come aiuti di Stato…”.
“E tu che cosa pretendi da Marchionne? Lui fa il suo mestiere, mica il giornalista… A Obama ha fatto credere che avrebbe avuto la Chrysler con i modellini sedicenti ecologici della Fiat e invece è tutto un Suv… Ma forse anche Obama faceva finta di credergli. Al presidente stava sulle palle Bob Nardelli e l’italian buy gli serviva per togliere di mezzo il vecchio barone dell’auto. Ma fammi finire. Lui dice che l’Italia non è più il mercato principale della Fca. Dunque perché tenersi i giornali che ti espongono a critiche senza procurarti più vantaggi?”.
“Perfetto”.
“Giuliano gli ha poi chiesto se, senza la palla al piede dei giornali, la Fiat riuscirà a fare un altro passo”.
“Verso dove?”.
“Massì: l’internazionalizzazione, la Gm, la Peugeot… E Marchionne è stato di nuovo impagabile. Giuliano aveva ragione a volersi ubriacare con lui. Gli Agnelli gli avevano affidato, affinché la portasse in società, una ragazza che era una cozza. Lui ha pensato che se si fosse accompagnata con un’altra, ancorché cozza pure lei, povera, sarebbe stato meglio. Si è preso Fca e Chrysler, le ha truccate, le ha vestite, ha raccomandato loro di restare silenziose. I ragazzi se le sarebbero immaginate piene di mistero. A parlare ci avrebbe pensato lui, il Pigmalione… Il mercato allora gli ha creduto”.
“Wall Street gli ha creduto anche adesso, sulla Ferrari…”.
“Oh, what a masterpiece! Ero a New York. Sergio si è intortato i soloni di Wall Street, e a Milano pure Renzi, che era un piacere… Al collocamento gli ha rifilato la balla della Ferrari che non è un’automobile ma un oggetto di lusso e, come tale, merita i multipli di Hermès. Poi, fatto il colpo, ha lasciato andare il titolo Ferrari dove andavano tutte le altre azioni dell’auto. Cioè nella m…
Ma di questo non hanno parlato, Sergio e Giuliano. Sergio invece ha raccontato come, nel momento in cui il governo non gli dava più le rottamazioni, ha avuto l’illuminazione per stare bene in Italia: mi metto contro i sindacati, e così mi prendo gli applausi del Berlusca, e poi di Renzi, che vogliono schiacciare quei pirla dei comunisti sulla Fiom mentre io faccio cassa integrazione e porto tutto a Detroit. Grande!
La Merkel, invece, non gli ha creduto quando si è proposto per la Opel. Amen, non è sempre domenica. Ci ha provato, adesso, con Gm. Devo metterla al sicuro, questa Fca, dice, prima che il mercato statunitense si sgonfi. Mary Barra non è smart, è smorta. I fondi mi seguivano. Con Gm-Fca non ce ne sarebbe stata più per nessuno…”.
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“Ferrara gli ha chiesto se il nuovo aggregato l’avrebbe dovuto guidare lui, Marchionne?”.
“Sì, certo. Ma Sergio non ha abboccato. Volava alto: l’importante è il futuro industriale…”.
“Non sempre in vino veritas…”.
“Non sempre”.
“E invece la smorta Barra non l’ha mai nemmeno ricevuto, ed è rimasta al suo posto. Ho sentito il Landini dire che la Barra tratta Marchionne come Marchionne tratta la Fiom…”.
“Ma dai… E bravo Maurizio nostro! D’altra parte, solo i giornali italiani potevano accreditare l’idea di quella strampalata fusione. Ho fatto un giretto sui siti. Gm quota 5 volte gli utili, la Fca 30. La Borsa tratta Gm come un’industria e Fca come un hedge fund. Marchionne ha cercato di intortare i soci di Gm prospettandogli un futuro speculativo con una rivalutazione mostruosa delle quotazioni correnti. Ma non gli hanno creduto. Hanno preferito la loro carta. E Sergio confessa che non sarebbe semplice nemmeno con Peugeot. C’è il governo francese nell’azionariato, e ci sono pure i cinesi della Dongfeng…”.
GIULIANO FERRARA NEL VIDEO SU RENZI PORCELLIN
“E c’è il fatto che il gruppo Psa adesso fa 1,2 miliardi di profitti su 56 di fatturato mentre Fca porta a casa il poco che abbiamo già detto. Mi pare difficile che ci possa essere adesso una fusione a trazione torinese. Marchionne dovrebbe cedere il timone a Carlos Tavares. Improbabile…”.
“Improbabile perché ragioni con la tua mentalità maschile. Per voi uomini conta il potere, l’impennata del titolo come succedaneo del vostro stanco fallo… Qualcuno ha detto che se Lehman Brothers fosse stata Lehman Sisters non sarebbe fallita. Credimi, aveva ragione. Se Sergio fosse una donna, anzi una mamma, sarebbe felice di trovare alle figlie cozze un marito ricco, con genitori forti come lo Stato francese e quei tizi di Hong Kong, e si godrebbe il malloppo con la nuova moglie o troverebbe altro da fare. In fondo, alla Ferrari ha appena iniziato”.
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