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DAGOREPORT
Alla vigilia della cessione per debiti della Rizzoli Libri alla Mondadori, il titolo dell’Rcs che controlla lo storico marchio tracolla nuovamente in Borsa. Nell’ultimo anno le azioni del gruppo che edita il Corrierone hanno perso il 25,21%. E i vecchi soci di riferimento, da Della Valle alle banche creditrici guidate da Abramo Bazoli, saranno costrette a mettere nei propri conti altre minusvalenze. Scade, infatti, domani l’esclusiva concessa alla casa di Segrate per l’offerta ai rivali dopo i diversi rinvii causati dai mal di pancia di alcuni consiglieri d’amministrazione di via Solferino.
il Presidente de La Stampa e di Fiat John Elkann e lAd di RCS Pietro Scott Jovane
Alla fine, però, la voragine del passivo di bilancio, l’ha avuta vinta pure sulle resistenze di Urbano Cairo e agli appelli anti-monopolio firmati da molti e illustri intellettuali che lavorano da anni nella Rizzoli libri.
A meno di sorprese dell’ultima ora, ci sarà così il passaggio alla Mondadori, governata dalla famiglia Berlusconi, dei marchi Rizzoli, Bompiani, Marsilio, Fabbri, Sonzogno. Una fusione che porterà la Mondadori ad avere oltre 40% dei libri pubblicati in Italia. Una concentrazione che dovrà avere l’ok dell’autorità di vigilanza sulla concorrenza.
Resta l’incognita sul un pezzo pregiato dell’ex Rizzoli, l’Adelphi guidata da Roberto Calasso (48% Rcs) che potrebbe far valere la sua opzione put/call che gli permetterebbe di conservare un marchio che gode, tra l’altro, di ottima salute economica. Nel 2014 la casa editrice torinese - vicina da sempre alla famiglia Agnelli -, ha avuto una perdita superiore di poco ai 100 mila euro a fronte di ricavi vicini ai 10 milioni di euro.
Tant’è che nei giorni scorsi si era parlato di un interessamento di una cordata animata dal finanziere Francesco Micheli per conservare l’Adelphi nelle mani di Calasso. Ma lo stesso Micheli ha seccamente smentito. Così la famiglia Agnelli. Mentre la veneziana Marsilio di Cesare De Michelis, che gode anch’essa di un’opzione put e ha chiuso in utile per 454 mila euro (ricavi pari a 9,6 milioni di euro), è su posizioni di assoluta neutralità rispetto al prossimo cambio di proprietà che dovrebbe portare nella casse dell’Rcs circa 135 milioni di euro.
Ben poca cosa a guardare l’indebitamento di un gruppo che, poco a poco, sta abbandonando la “carta” (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport) per concentrarsi sul web con scarsi risultati editoriali e profitti.
Un business che non sembra confermare le previsioni (e le illusioni) dell’ad Rotolone Scott(ex) Jovane, messo lì a fare danni dai nipoti dell’Avvocato. Nei primi sette mesi dell’anno la pubblicità su Internet, che già davi piccoli introiti per web e tablet - un mercatino rionale rispetto a Google di appena 259 milioni di euro -, è scesa del 2,6% in Italia.
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