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Emanuele Gamba per "La Repubblica"
La Juventus è tornata da Madrid con la rabbia dentro e la consapevolezza che, senza gli sbagli, il Real non l'avrebbe battuta, ma poi si è consolata con la cascata di denaro che le pioverà addosso dal 2015, grazie a un accordo di sponsorizzazione tecnica con l'Adidas del valore, con annessi e connessi, di quasi 190 milioni di euro in sei anni.
«Abbiamo dimostrato che a questi livelli possiamo starci» diceva Conte dopo essersi specchiato nel Real, ma in un certo senso quella frase potrebbe pronunciarla Agnelli e proposito del fatturato, non del gioco. La scalata economica ai vertici europei è lenta ma promettente, quella tecnica all'élite della Champions più complicata, e costellata di amarezze.
«La differenza l'hanno fatta gli episodi» per i quali Conte si è definito «allibito e attonito» annotava, e di certo non si riferiva agli sbagli di Caceres e Chiellini, ma a quelli
del tedesco Gräfe, che sono rimasti sul gozzo ai bianconeri. Vidal è arrivato a battezzare «scandaloso» l'arbitro di Berlino, ed è stata la frase più scabrosa spesa nella ruvida notte spagnola.
«Se Chiellini non fosse stato espulso, il risultato sarebbe stato diverso, e ovviamente migliore per noi. Ma c'era anche un rigore su di me: sono stato colpito sul polpaccio, o avete forse pensato che io scalci la terra così, senza alcun apparente motivo?» ha raccontato il cileno, fischiato dal Bernabeu (e catalogato tra i simulatori da diversi giornali inglesi) per quel volo nell'area di Casillas, quando sembrava che fosse inciampato nel terreno sollevando una zolla di un metro cubo. Poi le moviole hanno scovato un lieve tocco di Illarramendi, che non ha fatto che allungare la lista delle recriminazioni juventine.
Mercoledì i bianconeri hanno subito chiesto spiegazioni sia alla squadra arbitrale sia ai delegati Uefa, rimanendo sconcertati quando Gräfe ha fatto sapere che Chiellini era stato espulso non per la gomitata ma perché, atterrando Ronaldo, avrebbe interrotto una chiara occasione da gol.
«Mi viene da ridere» ha chiuso Conte, che ha cercato di circoscrivere in un perimetro molto delimitato il territorio delle sue proteste: non ripeterà mai più sceneggiate come quelle di due anni fa, quando in pratica disse che i direttori di gara si stavano vendicando di Calciopoli, o dell'anno scorso, quando alla fine di Juve-Genoa aggredì l'arbitro Guida. Da tempo Conte sta cercando di dare un'immagine più composta, più equilibrata e più saggia di sé.
Quando lascerà il club bianconero, gli servirà . Ieri la Juve ha preferito non triturare ancora la sua rabbia, almeno in pubblico. Potrebbe riaprire l'argomento oggi, giorno nell'assemblea degli azionisti che per la prima volta si terrà allo Juventus Stadium e che è stata anticipata dalla notizia che avvicina vieppiù i bianconeri alla prima fascia dei club calcistici: l'accordo con l'Adidas, che partirà dalla stagione 2015/2016 quando scadranno i dodici anni di collaborazione con la Nike.
La Juve raddoppierà sostanzialmente il valore della sponsorizzazione: dall'azienda tedesca incasserà un fisso di 139,5 milioni per sei stagioni, quindi fino al 2022, a cui vanno aggiunti sei milioni l'anno per la cessione delle attività di licensing e marketing e la fornitura del materiale per tutte le squadre, il cui valore è stimato attorno ai 2,5 milioni l'anno. Se si sommano tutte le voci, dunque, si sfiorano in 190 milioni di euro in tutto, oltre 30 a campionato.
I bianconeri sono grosso modo sui livelli del Milan, l'altra squadra italiana marchiata Adidas (di recente è stato presentato il nuovo accordo decennale) e restano un gradino sotto i grandi club europei vestiti dall'azienda tedesca, cioè il Real Madrid (vicino ai 40 milioni l'anno), il Chelsea (ha appena prolungato l'accordo fino al 2023 per 300 milioni di sterline) e il Bayern Monaco, con il quale esiste una partnership più strutturata.
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