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Mar. Man. per "Il Sole 24 Ore"
La partita più importante, è chiaro, sarà quella di traghettare la banca «indenne» fuori da quella che, sulla carta, è la più grave crisi dal '29. Ma al nuovo amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, interno o esterno che sia, spetterà anche il compito di confrontarsi con equilibri e dossier delicati in cui è coinvolto il gruppo di Ca' De sass. E che spesso si trovano in fasi cruciali.
Spicca, tra questi, Telecom Italia, di cui Intesa Sanpaolo è azionista attraverso Telco insieme a Mediobanca, Generali e gli spagnoli di Telefonica. Al momento il riassetto del gruppo tlc non è stato affrontato formalmente. Ma le prime valutazioni fatte dai soci, prima dell'uscita di Corrado Passera, sarebbero giunte già a una seppur provvisoria conclusione: per il veicolo a cui fa capo il 22,5% di Telecom Italia ricapitalizzare è quasi una strada obbligata.
E questo anche se si dovesse procedere con il rifinanziamento degli oltre 3 miliardi di euro di prestiti e bond in scadenza tra sei mesi. L'agenda delle scadenze è infatti impegnativa.
A maggio 2012 scade il finanziamento di cui è capofila UniCredit, una linea di credito da 1,3 miliardi, utilizzata per un miliardo. Un mese dopo c'è la scadenza del prestito da 600 milioni del Mps e a ottobre, infine, saranno da rimborsare 260 milioni a Ge Capital. Il tutto assomma a 2,16 miliardi, cui aggiungere il prestito obbligazionario di 1,3 miliardi che scade a giugno 2012.
à logico supporre che i soci della finanziaria cercheranno di muoversi con largo anticipo per non arrivare impreparati all'appuntamento. E sarà dunque decisivo capire l'orientamento del nuovo capoazienda della banca di Via Monte di Pietà su questo tema. Verificando se la partecipazione resterà «strategica», anche dopo l'uscita di Passera.
Dossier altrettanto delicato è quello di Rcs (4,9%) dove l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo è parte del patto di sindacato insieme a Giovanni Bazoli, presidente del cds di Intesa Sanpaolo ma qui in rappresentanza di Mittel (1,2%), con cui si è sempre mosso in sintonia. Se sull'azionariato è difficile immaginare in questo momento grandi cambiamenti (il patto scade nel 2014, a meno che non ci sia unanimità ), è più facile che l'attenzione si concentri piuttosto sul prossimo rinnovo del consiglio che cade in primavera.
Infine, il capitolo Alitalia, dove la banca è azionista di riferimento di Cai. I francesi di Air France hanno il 25% della compagnia e il lock up per i soci italiani riuniti in Cai scade nel 2013. Già a partire dal 2012 la società transalpina potrebbe però acquistare le quote dei soci italiani che volessero uscire. Con il risultato che anche in questo caso sembra ormai arrivato il tempo dei riassetti e delle decisioni strategiche.
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