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1-TELEFONICA TENTA IL BLITZ SU DIGITAL PLUS
Simone Filippetti per "Il Sole 24 Ore"
Mediaset dice addio alla Spagna? Telefonica spariglia le carte sul dossier pay-tv: vuole tutta la piattaforma Digital+, estromettendo il socio italiano. Con una mossa inaspettata, il colosso spagnolo delle tlc tenta il blitz: secondo quanto riferito dall'agenzia Bloomberg, Cesar Alierta, dopo aver impegnato 750 milioni per salire al 78% di Digital+, è pronto a mettere sul piatto altri 350 milioni per rilevare anche il 22%, in mano al gruppo tv della famiglia Berlusconi, che le manca per arrivare al 100% e avere il controllo totale della pay-tv iberica, che l'anno scorso ha fatturato 1,16 miliardi, con una marginalità, però, lillipuziana (appena 28 milioni di Mol).
Una mossa che spiazza gli italiani, che in mente avevano tutt'altro: un possibile accordo con Telefonica su D+, oppure un rilancio, in virtù di un diritto di prelazione di cui Mediaset gode. Lunedì era arrivata l'ufficializzazione che Telefonica si impegnava a comprare da Prisa, la traballante conglomerata editoriale spagnola, il 50% di Digital+. A Cologno erano in attesa della consegna del contratto tra Telefonica e Prisa, circostanza che fa scattare il diritto di prelazione: 15 giorni per decidere cosa fare.
alierta esce da palazzo chigi foto ansa
Ora, invece, cambia tutto: il gruppo presieduto da Fedele Confalonieri e guidato da Piersilvio Berlusconi si vede costretto adesso a una scelta. Dovrà dire che intende fare: accettare l'offerta, oppure rilanciare e prendersi tutta Digital+. Una terza via, il duplex, viene meno con la mossa di Telefonica. Uno scenario ribaltato di 180 gradi rispetto a quello di sole ventiquattro ore fa, quando l'ipotesi più concreta in casa italiana era quella, appunto, di un possibile accordo per una co-abitazione Mediaset-Telefonica.
Un'uscita dalla Spagna fino a due giorni fa era ritenuta la scelta meno sensata: la presenza in Spagna a Mediaset serve, se davvero intende fare, come ha detto, la piattaforma unica delle pay-tv. Oggi è previsto un incontro in UniCredit tra Simone Sole, il capo dell'M&A di Mediaset (e uomo di fiducia del cfo Marco Giordani) e UniCredit (dove peraltro è in agenda un road show di società quotate, tra cui la stessa Mediaset). Sarà l'occasione per fare il punto.
Al momento negli uffici di Piersilvio Berlusconi l'attenzione era al momento tutta rivolta ai diritti tv per la Serie A: sempre oggi è in agenda un cda, secondo quanto riferito dall'agenzia Radiocor, per decidere quante "munizioni" impiegare per aggiudicarsi le partite di calcio. A questo punto, diventa inevitabile che oggi il cda parli anche di Telefonica. In teoria, il 22% vale di meno dei 350 milioni, circa 300: il sovrapprezzo è forse un "invito" per convincere gli italiani a cedere.
confalonieri con marina e piersilvio berlusconi
Di fronte a un'offerta molto rotonda, in effetti, Mediaset potrebbe anche cambiare rotta e decidere il passo indietro. Con 350 milioni in più in cassa, Mediaset avrebbe ancor più potenza di fuoco per cercare di accaparrarsi l'esclusiva per la Serie A, dopo aver soffiato a Sky la Champions League del futuro triennio 2016-2018. La notizia ha fatto impennare i titoli Mediaset Espana a Madrid (+1,3%), sulla scia del potenziale incasso; e deprimere invece quelli di Telefonica (-0,8%).
La pay-tv è il mercato del futuro: nei giorni scorsi Rupert Murdoch ha lanciato SuperSky, l'unione di tutte le pay-tv europee; in America At&t si è comprata DirectTv. L'industria va verso pay tv colossali: per Mediaset, che oggi controlla Premium, è essenziale mettere in piedi una piattaforma internazionale e non essere solo mono-paese nella pay-tv, pena finire tra gli operatori di seconda fascia.
Con i top manager Confalonieri e Berlusconi che stanno parlando con Vivendi e Al Jazeera per un possibile matrimonio di Mediaset Premium, la «dote» della pay-tv, che ha cumulato perdite per 400 milioni da quando è nata (ma che promette di raggiungere il pareggio quest'anno), diventa un elemento cruciale. Una Mediaset Premium ricca di Champions League e Serie A, anche senza Spagna, sarebbe più appetibile per uno straniero.
2- IL FRONTE TV IBERICO E L'INTRECCO CON LE TLC IN ITALIA E BRASILE
Antonella Olivieri per “Il Sole 24 Ore”
Nessuno ufficialmente si è assunto la parternità di quell'offerta nell'aria per il 22% di Digital+ che è in mano a Mediaset. Ma il prezzo – 350 milioni – che Telefonica sarebbe disposta a pagare per una quota di minoranza e ottenere così il controllo al 100% della pay-tv spagnola è in proporzione addirittura superiore a quello già molto generoso pagato dal gruppo di tlc per rilevare il 56% da Prisa, che riconosce lo stratosferico multiplo di 26 volte l'Ebitda 2014.
Secondo gli accordi, dalla data di notifica del contratto siglato da Telefonica con Prisa (la data potrebbe essere quella odierna) decorrono i 15 giorni di tempo che Mediaset ha a disposizione per fare le sue scelte. Potrebbe opzionare allo stesso prezzo – 750 milioni – la quota di maggioranza rilevata da Telefonica, ma è da escludere non solo perchè il Biscione si assumerebbe un impegno eccessivo, ma anche perchè andrebbe contro i desiderata del Governo di Madrid che di fatto ha chiamato il gruppo guidato da Cesar Alierta a soccorso di Prisa – editore, in difficoltà, del primo quotidiano spagnolo, El Pais – in una classica operazione di sistema.
TELECOM TELEFONICA ea c f c a cecb a a e b
Potrebbe negoziare di mantenere una presenza in Spagna in joint con Telefonica, mettendo mano al portafoglio per riequilibrare i pesi azionari, in coerenza con l'ipotesi di creare una piattaforma internazionale nella pay-tv: il progetto della newco nella quale far confluire Premium e la partecipazione iberica avrebbe dovuto essere vagliato entro l'estate. Oppure potrebbe decidere di esercitare l'opzione put, cedendo il 22% a Telefonica, ma in quel caso – a norma di contratto – a Mediaset spetterebbe un corrispettivo di 298 milioni e non di 350.
SUN VALLEY CONFERENCE RUPERT MURDOCH
Che interesse avrebbe Telefonica a pagare un premio per un asset di cui deterrebbe comunque la maggioranza? Avere il 100% di Digital+ permetterebbe di utilizzare i 580 milioni di crediti fiscali che sono in pancia alla pay-tv. Ma anche di fondere Digital+ con Movistar tv (ex-Imagenio), la pay-tv di cui già dispone Telefonica, mantenendo un rapporto esclusivo col cliente al quale proporre l'offerta integrata telefonia-Internet-tv. Per contro, senza un partner, sarebbe forse più difficile per Telefonica passare l'esame delle autorità antitrust, dato che il gruppo si troverebbe a controllare il 62% del mercato delle pay-tv spagnole.
Ma, secondo osservatori qualificati, c'è anche un altro motivo che potrebbe spingere Telefonica a considerare la prospettiva di un controllo totalitario di Digital+. La ricerca di partner per Premium con la variante della newco europea ha raccolto l'interesse di Al Jazeera e Vivendi. Ma nè l'uno, nè l'altro sarebbero graditi agli spagnoli. La tv del Qatar perchè sarebbe contrastata dalla lobby saudita e del Kuwait. I francesi perchè in rotta totale con Alierta, da quando in Brasile hanno soffiato a Telefonica – a caro prezzo – il controllo di Gvt.
LACHLAN RUPERT E JAMES MURDOCH ALLA SUN VALLEY CONFERENCE
Una ruggine che il passare del tempo non ha cancellato, tanto più che dall'operatore in fibra ottica di Vivendi, ancora nei giorni scorsi, sono arrivati segnali di fumo a "difesa" di Tim Brasil, la controllata di Telecom Italia nel Paese sudamericano, da mesi oggetto di ipotesi di "spezzatino". A questo scenario – che risolverebbe un bel problema a Telefonica, contestata dall'Antitrust brasiliano per essere concorrente e azionista di Telecom – si contrappone proprio quello di una fusione tra Gvt e Tim, che al contrario rafforzerebbe la posizione del competitor tricolore in un mercato di massimo interesse per gli spagnoli.
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