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DUELLO SAVONA-GIAVAZZI - IL PRESIDENTE CONSOB PROPONE GARANZIE STATALI ANCHE PER IL CAPITALE DI RISCHIO E NON SOLO PER I DEBITI. L'ECONOMISTA SUL ''CORRIERE'' STRONCA L'IDEA: ''AZZERA L’INCENTIVO DELLE IMPRESE A COMPIERE SCELTE DI INVESTIMENTO OCULATE. DECRESCITA FELICE'' - SAVONA: ''LO SQUILIBRIO DELLA LEVA FINANZIARIA È STATO GIÀ DECISO DAL GOVERNO. IO HO PROPOSTO DI COMINCIARE DALLE IMPRESE PIÙ PICCOLE ESPORTATRICI, SOLIDE E DINAMICHE, INVECE DI CARICARE ALTRO DEBITO SULLE AZIENDE…''
Perché non prevedere garanzie statali anche per il capitale di rischio e non solo per i debiti?
Questa proposta, avanzata dall’economista Paolo Savona, nel corso della sua relazione annuale come presidente della Consob, è stata criticata oggi sulla prima pagina del Corriere della Sera da un altro economista, Francesco Giavazzi: “In altre parole lo Stato dovrebbe garantire i guadagni degli investitori privati e farsi carico delle loro perdite. Una ricetta sicura per azzerare l’incentivo delle imprese a compiere scelte di investimento oculate. Un passo in più verso la decrescita felice”, ha commentato l’economista bocconiano.
Pronta la risposta di Savona, tramite il suo profilo Facebook: “La mia proposta parte dalla concessione della garanzia statale sui debiti, già decisa, che squilibrerebbe la leva finanziaria delle imprese creando problemi futuri alle stesse. La garanzia sui debiti causerebbe comunque in prospettiva una perdita dello Stato, se non di più, perché volta a fronteggiare crisi di liquidità e meno responsabilizzante di una garanzia sul capitale di rischio. Ho inoltre sottolineato che questa garanzia sosterrebbe le iniziative produttive rispetto a quella sul debito, proponendo di cominciare dalle imprese più piccole esportatrici, quale componente solida e dinamica del nostro sviluppo”, ha scritto il presidente della Consob.
FRANCESCO GIAVAZZI - DALLA SUA PAGINA FACEBOOK
Ecco di seguito il post integrale di Savona e la parte dell’editoriale di Giavazzi dedicata alla proposta di Savona
IL POST DI SAVONA
Se un giornalista commenta una frase avulsa dal contesto si può giustificare, ma se lo fa un professore universitario, che ha anche compiti educativi, tradisce il suo ruolo sociale. Sul Corriere della Sera odierno Francesco Giavazzi, per giunta in un commento che invoca il rispetto dei vincoli, si dichiara contrario alla mia proposta di far beneficiare della garanzia statale anche il capitale di rischio perché considera eticamente deplorevole che le perdite vadano a carico dello Stato e i profitti ai privati.
Nobile intenzione che è libero di professare, se non omettesse che la mia proposta parte dalla concessione della garanzia statale sui debiti, già decisa, che squilibrerebbe la leva finanziaria delle imprese creando problemi futuri alle stesse. La garanzia sui debiti causerebbe comunque in prospettiva una perdita dello Stato, se non di più, perché volta a fronteggiare crisi di liquidità e meno responsabilizzante di una garanzia sul capitale di rischio. Ho inoltre sottolineato che questa garanzia sosterrebbe le iniziative produttive rispetto a quella sul debito, proponendo di cominciare dalle imprese più piccole esportatrici, quale componente solida e dinamica del nostro sviluppo.
L’EDITORIALE DI GIAVAZZI
una guerra o una pandemia attenuano temporaneamente i vincoli di bilancio, ma non cancellano le regole di un’economia di mercato. Questo vale anche per chi invoca la garanzia dello Stato sugli investimenti dei privati nel capitale delle aziende. Ha scritto il presidente della Consob, Paolo Savona, nella sua Relazione annuale: «Far beneficiare il capitale di rischio della garanzia statale (…) consentirebbe ai piccoli risparmiatori di godere di garanzie capaci di azzerare il rischio delle proprie scelte per un periodo predeterminato. Essi beneficerebbero dei vantaggi di una ripresa produttiva da parte delle imprese alle quali affidano i propri risparmi nel caso in cui gli investimenti avessero successo». In altre parole lo Stato dovrebbe garantire i guadagni degli investitori privati e farsi carico delle loro perdite. Una ricetta sicura per azzerare l’incentivo delle imprese a compiere scelte di investimento oculate. Un passo in più verso la decrescita felice.
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