1. NEL MEZZO DELLA CRISI IL PALLIDO VITTORIO GRILLI STA PENSANDO AL SUO FUTURO. E' ARRIVATO IL MOMENTO DI SALIRE DI CORSA SULLA CARROZZA DORATA DI GOLDMAN SACHS. IL SEGNALE CHE ERA ORA DI CAMBIARE ARIA ALL’INIZIO DI AGOSTO QUANDO GOLDMAN SACHS SI È LIBERATA DI COLPO DI UN MALLOPPO DI BTP PER 191 MILIONI DI DOLLARI. DA QUEL MOMENTO GRILLI HA CAPITO CHE NONOSTANTE GLI SFORZI DEI TECNICI NON SAREBBE BASTATO PER METTERE L’ITALIA AL RIPARO DALLA MALEDIZIONE DEI MERCATI 2. IN FINMECCANICA SI RIUNISCE OGGI LA CORDATA ITALIANA PER SIEMENS. UN COLPO DURO ALLE AMBIZIONI DI ORSI CHE VEDE DIETRO L'ANGOLO L'OMBRA DEL NEMICO BERSANI 3. GUERRA SENZA FINE PER LA PRESIDENZA DEI COMMERCIALISTI. DECIDE LA SEVERINO 4. IL RIDICOLO TESTA CODA DI MONTEZUMA: MONTI FINITO TRA I SENZAVOTO FINI E CASINI

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1- NEL MEZZO DELLA CRISI IL PALLIDO VITTORIO GRILLI STA PENSANDO AL SUO FUTURO. E' ARRIVATO IL MOMENTO DI SALIRE SULLA CARROZZA DORATA DI GOLDMAN SACHS
L'unico ministro che dicono non sia rimasto spiazzato dall'annuncio di Monti è il pallido Vittorio Grilli. Chi l'ha visto in queste ore sostiene che abbia addirittura preso un po' di colorito e sia sollevato per la fine ormai sicura della sua esperienza al Tesoro che lo ha visto attraversare tutte le stagioni politiche al servizio di ministri di destra e di sinistra.

Questo riconoscimento però non è bastato ad alleviare il malessere degli ultimi mesi in cui è diventato il bersaglio di polemiche personali che lo hanno ferito profondamente. Ad ottobre ha dovuto smentire con una lettera al "Sole 24 Ore" di aver esercitato pressioni per far ottenere consulenze in Finmeccanica all'ex-moglie americana, poi è stata la volta delle intercettazioni che hanno messo in luce la sua relazione con Massimo Ponzellini con cui nel giugno 2011 ha dialogato in maniera piuttosto improvvida per tentare la scalata alla Banca d'Italia.

Su quelle telefonate ,dove il pallido Grilli chiamava affettuosamente l'ex-banchiere di Milano con i nomignoli "Max" e "Massi", i giornali hanno scelto la strada della reticenza e non hanno voluto infierire contro il grand commis che ha difeso in modo maldestro il suo ventennale "rapporto amicale" con il massiccio Ponzellini.

La ferita però è rimasta e forse in quelle ore il pallido ministro milanese ha capito che all'età di 55 anni e' arrivato il momento di mettere la parola fine al lungo percorso di civil servant. Un altro segnale può aver contribuito ad aprirgli la testa verso nuovi orizzonti,ed è stato quando all'inizio di agosto Goldman Sachs si è liberata di colpo di un malloppo di Btp per 191 milioni di dollari alleggerendo sensibilmente la sua posizione sull'Italia.

A partire da quel momento Grilli deve aver capito che nonostante gli sforzi il virtuosismo dei tecnici non sarebbe bastato per mettersi al riparo dalla maledizione dei mercati che è arrivata adesso, 11 giorni prima della maledizione dei Maya. Nonostante questi presagi funesti il ministro ha continuato a fare il suo lavoro con lo zelo del maggiordomo intelligente e discreto. La settimana scorsa ha accennato a una ripresa possibile nel 2013 e si è impegnato a fornire altra benzina alle casse disastrate di MontePaschi nonostante le bacchettate dell'Unione europea.

Tra i segnali del suo disincanto c'è poi la famosa cena del 14 novembre a Londra con il gotha della finanza italiana sulla quale Dagospia nella sua infinita miseria ha soperto, non più tardi di venerdì scorso, dettagli inquietanti. Pare infatti che in quella occasione il pallido ministro abbia rivelato agli ospiti italiani, tra cui era presente anche l'amico mecenate di Matteuccio Renzi, Davide Serra, che l'arrivo in primavera degli uomini grigi della "troika" è da considerare un fatto quasi sicuro.

Il ritorno sulla scena del Cavaliere di Arcore è stata l'ultima goccia che ha fatto traboccare il vasetto dei suoi pensieri e potrebbe spingerlo a cambiare decisamente il percorso della sua vita.

In questo senso vanno interpretate le voci che lo danno in uscita da qualsiasi incarico per approdare ai lidi sicuri di Goldman Sachs, la merchant bank più potente del mondo.

Nessuno è in grado di dire se durante il suo incontro del 14 novembre a Londra, il pallido Grilli abbia avuto modo di discutere del suo futuro. Conosce personalmente e da parecchio tempo Lloyd Blankfein, l'uomo nato nel Bronx e di origine ebraica che dal 2006 guida Goldman Sachs e che ha sempre cercato di ingaggiare le personalità italiane più significative. L'elenco comincia con Mario Draghi, vicepresidente per l'Europa dal 2002 al 2005, e prosegue con Gianni Letta, Mario Monti, Romano Prodi, Massimo Tononi senza dimenticare Claudio Costamagna.

Per Grilli è arrivato il momento di lasciarsi alle spalle la gloria e le amarezze. Sulla carrozza dorata di Goldman Sachs è meglio salire in fretta prima di sprecare la credibilità che, nonostante tutto, gli viene ancora riconosciuta.


2- IN FINMECCANICA SI RIUNISCE OGGI LA CORDATA ITALIANA PER SIEMENS. UN COLPO DURO ALLE AMBIZIONI DI ORSI CHE VEDE DIETRO L'ANGOLO L'OMBRA DEL NEMICO BERSANI.

Gli uscieri di Finmeccanica non sono rimasti sorpresi dalla sospensione in Borsa del titolo che a metà mattinata è arrivato a perdere oltre il 6%.

Per loro è una giornata speciale ed è questa la ragione per cui sono arrivati a piazza Monte Grappa fischiettando l'Inno di Mameli. Oggi infatti si svolge ai piani alti una riunione molto importante tra i vertici del Gruppo e la cordata di imprenditori italiani che si sono candidati ad acquisire Ansaldo Energia.

All'inizio questa cordata era parsa un semplice espediente per rompere i coglioni a Giuseppe Orsi che in agosto (come ha rivelato Dagospia) si era incontrato segretamente in Toscana con i tedeschi di Siemens per definire le modalità di vendita dell'azienda genovese. Con il passare delle settimane il blitz che Orsi voleva fare per iniettare nelle casse 1,3 miliardi è diventato sempre più complicato e la cordata italiana si è irrobustita. Oltre alla presenza di alcuni industriali lombardo-veneti (Camozzi, Usberti) è entrato in campo il Fondo Strategico Italiano e la settimana scorsa sono spuntati tra i possibili acquirenti anche Termomeccanica e la genovese banca Carige che aveva sempre negato un interesse nei confronti della società guidata da Giuseppe Zampini.

A questo punto gli uscieri di Finmeccanica hanno raggiunto alcune convinzioni. La prima è che i tedeschi di Siemens come i coreani della conglomerata Doosan (spuntati con un'offerta all'ultimo momento) avranno vita dura prima di portarsi a casa il boccone energetico.

La seconda convinzione è che nelle prossime settimane la vita sarà sempre più dura per Giuseppe Orsi che negli ultimi tempi ha esternato con la sicurezza del capo azienda inattaccabile. Su suggerimento della pattuglia di centurioni della comunicazione (ai quali si è aggiunto per ultimo lo studio Barabino di Milano), il manager piacentino ha scritto una lettera al direttore del "Sole 24 Ore" riproponendo con inutili giri di parole il vecchio leit motiv della legge 808/85 che finanzia la ricerca.

Da parte loro i centurioni hanno suonato le trombette della nuova gara indetta in Usa per l'elicottero di Obama e non più tardi di ieri, attraverso il sito amico "Formiche", hanno annunciato che in India non c'è stato alcun illecito per cui Finmeccanica a gennaio potrà consegnare i 12 elicotteri sui quali è scattata l'indagine per una presunta tangente da 51 milioni.

L'impegno di Orsi è commovente ,ma secondo gli uscieri è destinato a infrangersi se la cordata italiana riuscirà a spuntarla sui tedeschi di Siemens. Da parte sua il Governo per bocca del pallido Grilli e del desaparecido Passera ha già dato semaforo verde a questo progetto, e sullo sfondo si intravede l'ombra di Bersani che durante il dibattito alla Rai con Renzi ha messo al primo posto della politica industriale la necessità di voltare pagina in Finmeccanica.

Con buona pace di Orsi, dei suoi centurioni e dei protettori oscuri o palesi come il ministro della Difesa Di Paola che non vede l'ora di salire sulla poltrona di presidente.


3- GUERRA SENZA FINE PER LA PRESIDENZA DEI COMMERCIALISTI. ALLA MINISTRA SEVERINO L'ULTIMA PAROLA
L'esercito dei 113mila commercialisti italiani è senza testa.

A distanza di alcuni mesi dalle elezioni del Consiglio nazionale continua la guerra tra il vincitore Claudio Siciliotti e il suo avversario Gerardo Longobardi, risultato secondo con soli 6 voti di scarto.

Il braccio di ferro sta sfiorando il ridicolo ed è destinato a prolungarsi fino al momento in cui il ministro della Giustizia Paola Severino che sovrintende istituzionalmente l'Ordine non metterà la parola fine. A intralciare la nomina di Siciliotti, il 60enne bocconiano di Udine con i capelli alla "peldicarota", ci si è messo questo Longobardi (romano, 54 anni) che non digerisce l'esito delle elezioni e ha buttato nei piedi il pacchetto di voti provenienti dal commercialista Giorgio Sganga.

Ora si da il caso che questo professionista abbia sempre operato in provincia di Cosenza, poi con un blitz ha trasferito la sua residenza ad Aosta (dove nessuno l'ha mai visto) pur di raccattare voti per la sua lista. Anche la magistratura si è interessata a questi strani movimenti e adesso c'è chi manda al vincitore Siciliotti messaggi di pace del tipo: "facciamo tutti un passo indietro e rivotiamo, per il bene della categoria".

È un'invocazione paradossale che comunque è rimbalza sul tavolo della ministra Severino che per un attimo ha avuto la tentazione di commissariare i vertici dell'Ordine pur di mettere fine al contenzioso. Questa scelta non piace alla maggioranza dei commercialisti che al convegno di Bari di metà ottobre ha votato per Siciliotti alzando la voce sugli sbandamenti della corporazione.


4- IL RIDICOLO TESTA CODA DI LUCHINO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che nell'arco di due giorni Luchino di Montezemolo ha fatto un testacoda politico tale da suscitare ironia e sconcerto.

Con una scelta di tempo assolutamente infelice, venerdì ha frenato la macchina di "Italia Futura" sulla candidatura di Monti dicendo: "senza di lui sarà difficile esserci".

A distanza di poche ore ha cambiato il vuoto pneumatico del suo pensiero per riagganciare la scia del Professore di Varese.

Domani alle 18,30 al Teatro Valli di Reggio Emilia, il presidente della Ferrari spiegherà meglio il suo sbandamento e con l'aiuto della safety car di Fini e Casini cercherà di rimettersi in gara".

 

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