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È INIZIATO IL CASTING PER IL NUOVO PRESIDENTE DELLA FED A MISURA DI TRUMP – LA PRIORITÀ DI “THE DONALD” È SOSTITUIRE JEROME POWELL, CRITICATO E INSULTATO ORMAI QUASI QUOTIDIANAMENTE: LA CASA BIANCA HA BISOGNO DI TASSI BASSI PER FINANZIARE IL MAXIBUDGET E PER SOSTENERE UN’ECONOMIA MINACCIATA DAI DAZI – IL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT, ANNUNCIA: “PER QUANTO RIGUARDA IL PROCESSO DI SELEZIONE, ABBIAMO 11 CANDIDATI DAVVERO FORTI” – IL MANDATO DI POWELL SCADE IL 23 MAGGIO 2026 E TRUMP NON PUÒ DEFENESTRARLO PRIMA, ALTRIMENTI I MERCATI LO PUNIREBBERO...
Estratto dell’articolo di Riccardo Sorrentino per “Il Sole 24 Ore”
Sostituire Jerome Powell. Dopo i processi di pace, viatico per Donald Trump per l’agognato Nobel, la presidenza della Federal Reserve resta in cima alla lista delle priorità della Casa Bianca,che ha bisogno di tassi bassi per finanziare il maxibudget e, se possibile, per sostenere un’economia minacciata dai dazi.
Dopo aver rinunciato all’ipotesi, indigeribile dai mercati, di defenestrare l’attuale presidente Trump intende cominciare immediatamente la selezione dei candidati alla successione.
La conferma è arrivata dal segretario al Tesoro Scott Bessent: «Per quanto riguarda il processo di selezione, abbiamo annunciato 11 candidati davvero forti. Probabilmente li incontrerò subito dopo il Labor Day (che negli Usa cade il 1° settembre, Ndr), per iniziare a ridurre la lista da presentare al presidente Trump», ha detto. «È un gruppo straordinario».
Il mandato di Powell scade il 23 maggio 2026. Undici candidati sono davvero molti; ed è molto probabile che Trump voglia evitare una reazione dei mercati scegliendo un presidente che non vanti nel curriculum solo la piena fiducia della Casa Bianca e appaia scelto con cura. [...]
donald trump e jerome powell 4
Paradossalmente, avendo affrontato uno shock sul lato dell’offerta – l’invasione in Ucraina e il caro energia – Powell sarebbe oggi il candidato ottimale per affrontare lo shock sul lato dell’offerta dei dazi Usa; ma non gode più della fiducia del presidente.
La lista degli 11 non è ufficiale, ma le ricostruzioni sembrano concordi.
David Zervos, chief market strategist di Jefferies, e Larry Lindsey, ex governatore della Federal Reserve, sono gli ultimi inseriti nella lista. Compaiono poi nell’elenco alcuni attuali componenti del Fomc, il comitato di politica monetaria: Michelle Bowman, vicepresidente per la Vigilanza, Chris Waller, componente del board, Philip Jefferson, attuale vice di Powell, e Lorie Logan, presidente della Fed di Dallas, oltre a James Bullard, ex presidente della Fed di St. Louis.
Arricchiscono la lista Marc Sumerlin, consigliere economico nell’amministrazione Bush e Rick Rieder, chief investment officer per il reddito fisso globale di BlackRock. Trump aveva indicato nelle scorse settimane anche Kevin Hassett, direttore del National Economic Council, e Kevin Warsh, ex governatore della Federal Reserve.
Chi sono i veri papabili? Difficile individuarli, anche perché i mercati impongono scelte oculate e non “yes-man” aggressivi. Qualcuno ha punti in più: Bowman e Waller, nell’ultima riunione del Fomc, hanno spinto per tagliare, sia pure marginalmente, i tassi, mentre Logan e Jefferson hanno invece votato con Powell.
Hassett è un trumpiano della prima ora, come Warsh, sposato con la pronipote di Estée Lauder, già candidato al ruolo di segretario al Tesoro. Sumerlin, al contrario, era stato avvicinato da Trump nel 2018 entrare nel board della Fed, ma aveva respinto l’idea. Bullard è un “falco” e la sua presenza nella lista è un po’ una sorpresa, ma è pragmatico: fu favorevole al quantitative easing.
Tra gli esterni, Zervos ha criticato la Fed («Perchè combattere sempre la guerra precedente?», si è chiesto), mentre Harvey ha spiegato che i dazi non sono necessariamente pagati in toto dai consumatori americani («dipende dalle elasticità di domanda e offerta», ha spiegato) e sono un’arma formidabile contro la Cina. [...]
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