DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Spini per “La Stampa”
IL QUARTIER GENERALE UNICREDIT A MILANO
Niente piace di più al mercato del profumo dei soldi. E Andrea Orcel, nel suo primo attesissimo piano strategico di Unicredit, ne promette tanti agli azionisti: ben 16 miliardi di euro tra il 2021 e il 2024 tra dividendi in contanti e riacquisto di azioni proprie.
Gli analisti fanno presto a fare due conti: in arco di piano sarà distribuito quasi il 60% della capitalizzazione di Borsa, in ogni caso più dei 13 miliardi di aumento che il predecessore Jean Pierre Mustier raccolse nel 2017. Si comincerà col distribuire 3,7 miliardi (30% in cedole cash) nel 2022.
Qualche operatore scambia Orcel per Babbo Natale e il titolo decolla. Dopo diverse sospensioni per scostamenti al rialzo chiude con un balzo del 10,82% a 12,80 euro, valori che non riacciuffava da prima della pandemia. Già dal nome, «Unicredit Unlocked», si capisce come il piano punti a sbloccare la seconda banca italiana da un periodo di torpore. E portarla «verso una nuova stagione di crescita e creazione di valore», per usare le parole di Orcel.
La strategia disegnata dopo il nulla di fatto delle trattative sul Monte dei Paschi è improntata alla crescita organica e ha il suo cuore nel far diventare quella del grattacielo di Porta Nuova «una vera banca digitale - spiegano dall'istituto - guidata dall'utilizzo dei dati in tutto quello che facciamo».
In questo saranno investiti 2,8 miliardi, sempre nel «Digital&Data» ci saranno 2100 assunzioni nette, che diventano 3600 se si includono le 1500 nell'attività tipica. Eppure Orcel non chiude le porte a eventuali opportunità di shopping. «Non escludo acquisizioni ma non programmo in base ad esse», dice. Il piano, a suo parere, può generare «organicamente un sostanziale ammontare di valore» e al momento la dirigenza della banca è «concentrata su questo».
Detto ciò ricorda che il suo lavoro è anche «esplorare opportunità» che vengono considerate solo «se contribuiscono ad accelerare i nostri risultati». Tre i parametri che contraddistinguono un'opportunità: «Se si adatta alla strategia, se rafforza il marchio, se aiuta, e non ostacola, il raggiungimento del target di Rote (rendimento del patrimonio netto tangibile) al 10% nel 2024 e se consente di sostenere o aumentare la distribuzione di capitale agli azionisti».
Se merita, dice il manager, la banca ha «capitale in eccesso» da usare per gli acquisti senza che ciò impatti sulla remunerazione degli azionisti. E questo è possibile anche in Italia, che è «un mercato profittevole». Quello che preme al banchiere è far passare la sua filosofia: «Stiamo investendo nel settore del digitale e dei dati e nel nostro business - spiega -, riportando i clienti al centro, definendo un nuovo modo di lavorare per i nostri dipendenti e perseguendo un modello a basso assorbimento di capitale con la sostenibilità integrata a tutti i livelli».
In tal modo nell'arco di piano si punta ad accrescere i ricavi di 1,1 miliardi oltre i 17 miliardi, l'utile netto è previsto in crescita del 10% medio annuo fino a superare, a termine di periodo, i 4,5 miliardi contro gli oltre 3,3 previsti per la fine di quest' anno. Le commissioni passeranno dal 38 a circa il 40% dei ricavi. Entro il 2024 Orcel conta di ridurre i costi di 0,5 miliardi al netto di 0,6 miliardi di investimenti e di 0,5 miliardi di inflazione: dal 56 al 50% dei ricavi. Gli esuberi nel personale sono circa 3000 a livello di gruppo che in Italia diventano 950 di cui 750 nuovi e 200 come rimanenza dell'ultimo piano targato Mustier: saranno tutte uscite volontarie.
E i sindacati? Lando Maria Sileoni, leader della Fabi, principale sigla del settore, nota che «per la prima volta c'è un vero piano di rilancio del gruppo, un piano di crescita che si basa su ritorni economici solidi e sostenibili». Una strategia che segna una «netta svolta rispetto alla passata gestione»
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