DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Ettore Livini per la Repubblica
Eataly chiude in utile il suo primo bilancio consolidato, mette la Borsa nel mirino ( « la quotazione resta fissata per il 2019 » , conferma il presidente Andrea Guerra) e si prepara allo sbarco in Cina. «Stiamo trattando con pochi grandi gruppi per il lancio di una joint venture destinata a fare di Pechino il nostro terzo grande mercato dopo Usa e Italia - spiega l' ex numero uno di Luxottica - . Sceglieremo l' alleato entro fine giugno».
L' operazione Pechino potrebbe portare anche a novità nell' azionariato: «I negoziati sono in corso - dice Guerra - e il nuovo partner potrebbe anche entrare direttamente nel capitale della società per condividere la nostra scommessa a livello mondiale » . Sarà Alibaba come dicono alcune voci di mercato? « Confermo solo che stiamo trattando con due- tre dei principali player nazionali », glissa il manager.
A trainare i conti di Eataly, in attesa del Far East, sono gli Stati Uniti dove la ricetta « buono, giusto, pulito » - come ricorda l' ad Francesco Farinetti - ha garantito lo scorso anno una crescita del 25% del giro d' affari. Il fatturato di gruppo è salito così a 465 milioni, il 20% in più dell' anno precedente. In crescita (+ 7%) anche i ricavi in Italia (+7%) dopo la battuta d' arresto post-Expo del 2016. L' utile operativo è stato di 25 milioni e quello netto di un milione con un indebitamento netto a 51 milioni.
Il primo trimestre 2018 è partito con un altro +20% delle vendite e il cda ha appena approvato un ambizioso piano triennale di crescita che prevede un' apertura in Italia ( Verona) e una crescita a tappe forzate all' estero. Quest' anno apriranno Las Vegas, Parigi, Toronto, Emirati e due nuovi punti vendita a Istanbul e San Paolo. Alla firma sono anche altre location come Londra («Si partirà nel 2020 a Bishopgate » assicura Guerra), Dallas, San Francisco, Silicon Valley, Washington, Miami, Madrid e Lisbona. E l' obiettivo - dice Farinetti - è «avere un punto vendita Eataly in ogni capitale del mondo».
Guerra ha anche risposto alle critiche che (soprattutto in Italia) piovono sul gruppo: « Spesso si guarda alla pianta che cade e non alla foresta che cresce - dice - . La nostra soddisfazione è essere riusciti a portare all' estero per la prima volta 11.459 prodotti nazionali facendo sistema con i piccoli imprenditori e tutelando la biodiversità tricolore » . Le polemiche su Fico? «Ha aperto da 5 mesi, ha ospitato 1,25 milioni di persone e quest' anno fatturerà 50 milioni - conclude - . È un esperimento, ci sono cose da sistemare, ma non vediamo criticità».
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