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Giovanni Pons per La Repubblica
L'assenza di Diego Della Valle dall'assemblea Rcs Mediagroup ha fatto pensare che sia scoppiata la pace tra i grandi soci della casa editrice. In realtà si tratta di una tregua armata poiché a Della Valle è stato chiesto di sospendere per un paio di mesi i suoi propositi bellicosi per cercare di trovare un modus vivendi che accontenti i principali soci e renda la società più gestibile sotto tutti i punti di vista.
Il fondatore della Tod's ha accettato piantando però sul tavolo i suoi paletti: l'accordo sul debito con le banche va assolutamente ridiscusso facendo pesare di più le prerogative degli azionisti rispetto a quelle dei creditori. Strada difficile da percorrere anche perché ora le banche hanno molte garanzie reali in più rispetto al primo giro di negoziazioni.
Secondo, rivedere il piano industriale su diversi punti e soprattutto l'intera strategia della casa editrice. A questo riguardo già da un anno Della Valle ha fatto mettere nero su bianco dalla Bain le linee guida per il rilancio della casa editrice puntando a valorizzare le attività di Italia e Spagna. E per portare avanti un taglio dei costi più consistente di quello dell'ad Pietro Scott Jovane, alcuni soci vedrebbero bene un ingresso di Urbano Cairo in cda in attesa del rinnovo totale del consiglio il prossimo anno.
Ma questa soluzione sembra difficilmente praticabile, anche se l'editore de La7 dovesse salire di quota, come ha già dimostrato di poter fare raggiungendo il 3,67% del capitale. Piuttosto, secondo le ultime indiscrezioni, la Fiat sarebbe disposta a lasciar entrare Cairo nell'eventualità di una fusione tra le due case editrici, che porterebbe alla formazione di un gruppo integrato tra periodici, quotidiani, libri, televisione e raccolta pubblicitaria.
Cairo, apportando la sua società che in Borsa è valutata ai massimi degli ultimi anni (427 milioni), potrebbe arrivare a detenere una quota vicina al 30% senza fare l'Opa e a quel punto gestire direttamente tutto il gruppo. Un'ipotesi affascinante ma che al momento sarebbe stata scartata da Cairo, di natura sempre molto prudente, che teme di annacquare in un'azienda più grande e senza prospettive il suo gioiellino fatto di periodici e tv e di cui possiede il 72,8%.
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