DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
LA PRECISAZIONE DELL'AZIENDA
"Gucci e Kering hanno implementato una governance che ambisce ad assicurare il pieno rispetto delle normative fiscali a tutti i livelli, inclusi i propri dipendenti. Per quanto riguarda il Dott. Bizzarri, egli è pienamente in regola con i propri obblighi fiscali in Italia, Paese nel quale è fiscalmente residente“.
Vittorio Malagutti per l’Espresso
La casa vista lago, con le grandi finestre che riflettono la luce intensa di una limpida giornata d’inverno, dista solo una decina di chilometri dal confine italiano. Niente che dia nell’occhio. Il palazzo è simile a molti altri su quella stessa collina. Ricchezza discreta, vietato esibire. Questione di stile. E a volte anche di tasse.
Lo dimostra la storia di Marco Bizzarri, gran capo del gruppo Gucci, proprietario di due appartamenti in questo anonimo condominio di Vico Morcote, un minuscolo villaggio del Canton Ticino a meno di un quarto d’ora d’auto da Lugano. Bizzarri, che vive e lavora a Milano, ha dichiarato per anni di essere residente nella sua dimora svizzera ed è così riuscito a tagliare di netto il proprio conto con il fisco.
Nel 2016 il capo di Gucci ha pagato circa 1,2 milioni di imposte in Italia per un compenso netto di 8 milioni di euro. In pratica solo il 13 per cento del suo stipendio è finito nelle casse dello Stato, con un risparmio, per Bizzarri, di oltre 3 milioni di euro.
Possibile? Sì, possibile, perché quasi 6 milioni di euro, pari ai due terzi del denaro destinato al manager, sono arrivati dai conti bancari di una piccola società con base in Lussemburgo. E quei soldi, nel 2015 come nel 2016, sono rimasti un segreto per il fisco di Roma. Questo è quanto risulta dalle carte ottenute dal sito d’informazione francese Mediapart ed esaminate da L’Espresso insieme agli altri membri del consorzio giornalistico EIC (European Investigative Collaborations).
I documenti descrivono un complicato schema allestito per aggirare le norme italiane a vantaggio non solo di Bizzarri, ma anche di Gucci che ha di gran lunga ridotto i costi aziendali legati al presidente del gruppo. Il via libera per l’operazione, come dimostra una mail che L’Espresso ha potuto consultare, è arrivato da Parigi, da François-Henri Pinault, numero uno e primo azionista di Kering, la holding francese a cui fanno capo, oltre all’azienda fiorentina, anche molti altri marchi di gran fama: Saint Laurent, Stella McCartney, Pomellato, Puma, per citarne solo alcuni.
Nei giorni scorsi, a Kering, così come a Gucci e allo stesso Bizzarri, il consorzio EIC ha chiesto chiarimenti sulla vicenda, ma al momento della chiusura di questo numero del giornale non abbiamo ricevuto risposte alle nostre domande. Il manager italiano è uno dei dirigenti chiave della multinazionale del lusso.
Le cronache dei giornali specializzati lo descrivono come l’artefice del gran rilancio della storica griffe fiorentina, dove è approdato a fine 2014. Nei cinque anni precedenti, Bizzarri si era guadagnato il nuovo prestigioso incarico grazie agli ottimi risultati ottenuti al vertice di Bottega Veneta, un’altra provincia italiana dell’impero Kering.
Per ricostruire questa complicata storia, bisogna partire dal Lussemburgo, il paradiso fiscale nel cuore dove ha sede Castera, minuscola società controllata da Kering. Ed è proprio Castera che ha pagato oltre due terzi della retribuzione di Bizzarri. I soldi dal Granducato non sono una novità targata Gucci. Le carte analizzate da L’Espresso rivelano che almeno dal 2010, dai tempi in cui guidava Bottega Veneta, Bizzari ha ricevuto milioni di euro da Castera. La legge lussemburghese prevede però che nessuna imposta è dovuta nel piccolo Stato quando il reddito è prodotto all’estero.
GRANDUCATO
jeffreestar e lo shopping gucci
Niente tasse su quei soldi, quindi, visto che il manager dichiara di essere residente in Svizzera e produce reddito in Italia, dove ha sede Gucci di cui è presidente. Il fatto è che quel compenso targato Lussemburgo è sfuggito per intero anche al fisco di Roma. Nell’arco di tempo che va dal 2010 al 2016, il manager ha quindi risparmiato circa 14 milioni di tasse. Tutto denaro sottratto all’Erario italiano. Nel 2016, per esempio, Bizzarri ha versato l’Irpef solo per lo stipendio ricevuto da Gucci, cioè 1,2 milioni circa all’anno. Su questa somma è stata applicata un’aliquota ribassata al 30 per cento (anziché quella ordinaria del 43 per cento), così come previsto per gli amministratori di società non residenti in Italia.
A questo punto il cerchio si chiude. Casa in canton Ticino. Soldi esentasse dal Lussemburgo. Imposte con lo sconto in Italia. Nel gergo degli addetti ai lavori si chiama “ottimizzazione fiscale”, uno slalom tra norme e regolamenti con l’obiettivo di aggirare quanto più possibile gli obblighi tributari. Anche in Svizzera Bizzarri se l’è cavata con poco. Il numero uno di Gucci ha scelto la scorciatoia del forfait. In altre parole, le tasse vengono calcolate in base al patrimonio e alla capacità di spesa del contribuente. Il risultato finale, cioè la somma da pagare, è il frutto di una trattativa con la pubblica amministrazione.
Madame Pinault, Franc?ois Henri Pinault, Marco Bizzarri, Francesca Bellettini, Franc?ois Pinault
La regola vale solo per ricchi e super ricchi, che, infatti, a migliaia hanno trasferito la residenza entro i confini della Confederazione. Il fisco di Berna non è interessato al reddito complessivo di questi emigranti delle tasse, perché si presume che paghino il dovuto nei Paesi dove lavorano o hanno rendite di altro tipo. Secondo le informazioni raccolte dal consorzio giornalistico EIC, Bizzarri ha negoziato un forfait patrimoniale di 500 mila franchi svizzeri (circa 425 mila euro) su cui versa poco meno di 150 mila euro di imposte.
È questo, in pratica, il costo del biglietto per entrare in Svizzera come residente. La casa in canton Ticino, quindi, funziona come una sorta di rifugio anti tasse. Toccherebbe all’Italia, semmai, accertare se lo schema messo a punto dai consulenti del gruppo Kering s’incastra nel perimetro delimitato dalle nostre leggi, oppure serve a coprire un’evasione fiscale milionaria. Le carte esaminate da L’Espresso svelano molti particolari inediti che aiutano a chiarire la situazione.
Si scopre per esempio che Bizzarri, quando non è impegnato in una delle sue frequenti trasferte di lavoro, vive a Milano in un elegante appartamento all’ultimo piano di un palazzo nei dintorni di piazza Diaz, cinque minuti a piedi dal Duomo. Quella casa in una delle zone più esclusive della città è un benefit gentilmente offerto da Gucci, che si fa carico di tutte le spese, dall’affitto ai servizi condominiali. Il contratto per l’attico di lusso si tramanda di griffe in griffe. Prima del marchio fiorentino era stata Bottega Veneta a mettere a disposizione di Bizzarri la dimora con vista sulle guglie del Duomo.
A questo punto diventa difficile non notare un curioso corto circuito. I vertici di Kering sanno bene che il manager vive abitualmente a Milano, dove Gucci ha da poco aperto una nuova sede. Non possono non saperlo, visto che i costi dell’appartamento milanese sono a carico di un’azienda del gruppo. Eppure è proprio Parigi a dare via libera allo schema che consente a Bizzarri, formalmente residente in Svizzera, di incassare 8 milioni di stipendio netto, pagando solo 1,2 milioni di tasse in Italia.
La multinazionale della moda non è nuova a incidenti fiscali nel nostro Paese. Da mesi la procura di Milano sta indagando sugli affari di Gucci. Il sospetto è che la griffe sia riuscita a risparmiare oltre un miliardo di tasse dovute al fisco di Roma trasferendo gran parte dei propri ricavi a una società collegata con sede all’estero. La manovra, secondo l’accusa, serviva a non pagare il dovuto in Italia, dove si trovano i centri di produzione dell’azienda.
marco bizzarri salma hayek francois henri pinault
L’indagine porta in Svizzera, ancora una volta nel canton Ticino. Grazie a un accordo ad hoc con le autorità locali, una filiale elvetica di Kering è riuscita a pagare pochi spiccioli di tasse su profitti per oltre 800 milioni. Per comprendere le dimensioni dell’operazione e la sua importanza per il gruppo di Pinault, va segnalato che nel 2016, ultimo dato disponibile, i profitti della multinazionale erano pari a 14 milioni.
Già due anni fa un’inchiesta dell’Espresso aveva svelato il grande affare fiscale dei francesi. L’enorme sconto sulle tasse era legato al nuovo centro logistico di Gucci in Canton Ticino. Da qui le merci prodotte in Italia venivano distribuite in tutto il mondo, attribuendo i ricavi al bilancio della società elvetica che gestisce l’impianto, la Luxury Goods International. Quei proventi andavano dichiarati in Italia, sostengono i magistrati, che sospettano un’evasione fiscale da oltre un miliardo di euro. Tra gli indagati dalla procura di Milano c’è anche Bizzarri. Un manager che, a quanto pare, in Svizzera si trova come a casa sua. Con tutti i vantaggi fiscali del caso.
ha collaborato Federico Franchini
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