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Bene, a quanto pare buona parte dell’establishment internazionale non ha gradito la nomina di Paolino Scaroni (quota Berlusconi) alla presidenza dell’Enel.
La sua rete di rapporti, relazioni, conoscenze in campo politico-finanziario, ben radicata in decenni di gestione di potere, prima all’Enel, poi soprattutto all’Eni, potrebbe influenzare l’operazione di riduzione del debito accumulato (70/80 miliardi) da Starace nel corso dei suoi tre mandati.
E visto che è stato deus ex machina del Cane a sei zampe, potrebbe intralciare i piani del suo ex sottoposto Claudio Descalzi.
Aggrottano la fronte davanti al nome Scaroni anche ambienti politico-finanziari oltre Atlantico. Scrive “La Stampa”: ‘’….rincorso dalle inchieste giudiziarie per tutta la carriera, nel 1992 fu arrestato dai magistrati di Mani Pulite per tangenti al Partito socialista. Allora era a capo del colosso italo-argentino Techint, e i soldi servivano a vincere commesse di Enel. Nel 2006 aveva trasformato l’Eni nel primo partner mondiale della russa Gazprom, preceduto da un mai chiarito affare che coinvolse un imprenditore amico di Berlusconi (Bruno Mentasti) e altri soci russi”.
E’ invece molto meno urticante il giudizio sul nome di Flavio Cattaneo (quota Salvini), anche se alcuni addetti ai livori ben ricordano la liquidazione che lo ricoprì d’oro dopo appena 16 mesi alla guida di Telecom Italia: 25 milioni (in Terna, dopo 9 anni da amministratore delegato, aveva incassato 9,58 milioni di buonuscita).
Ora due fondi internazionali hanno iniziato a rompere le uova nel paniere del governo ed hanno scodellato per il prossimo consiglio, per la gioia di Giorgetti, una seconda lista di minoranza, dopo quella di Asso-gestioni e quella di maggioranza del Mef.
In prima fila Covalis Capital (che ha in tasca l’1% in Enel), fondo specializzato in infrastrutture già azionista di Terna, a seguire Mondrian Investment Partners (che possiede l’1,7% di Enel), un’altra società di gestione degli investimenti che si è detta “estremamente delusa dalla totale mancanza di trasparenza nel processo e nei criteri di nomina” del nuovo consiglio di Enel.
L’obiettivo dei due fondi è, convincendo le società di “proxy”, di arrivare al 7% e portarsi a casa i tre posti spettano alle liste di minoranza all’interno del cda. Vasto programma, ma se dovesse succedere per il duplex Scaroni-Cattaneo i sogni di gloria potrebbero trasformarsi in incubi.
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