ENTI CONTENTI - INTESA COME UNICREDIT: NEL 2013 PERDE MILIARDI (4,6) PER LE SVALUTAZIONI SU CREDITI MARCI. MA NON LASCIA LE FONDAZIONI A SECCO DI DIVIDENDI: 75 MLN ALLA COMPAGNIA, 39 A BLACKROCK E 38 A GUZZETTI

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Carlotta Scozzari per Dagospia

Il copione che va in onda con i risultati del 2013 di Intesa Sanpaolo è analogo a quello già visto poco più di due settimane fa con l'altra grande banca italiana, Unicredit. Il bilancio si chiude con una perdita miliardaria, affossato soprattutto dalla doppia svalutazione dei crediti malconci, quelli cioè che per la banca fanno fatica a tornare e che allo stadio peggiore vengono definiti "sofferenze", e degli avviamenti, ossia quel valore "immateriale" che viene caricato come attività di bilancio ogni qual volta si procede con un'acquisizione.

Così, se la banca guidata da Federico Ghizzoni ha chiuso il 2013 con una perdita netta della bellezza di 14 miliardi, andando in rosso per 15 miliardi soltanto nell'ultimo trimestre, quella capitanata da Carlo Messina ha appena annunciato un risultato negativo del 2013 di 4,55 miliardi e degli ultimi tre mesi dell'anno di 5,19 miliardi.

Il rosso di Unicredit è maggiore anche perché la banca, negli anni d'oro dell'economia e della finanza, quando era guidata da Arrogance Profumo, si era lanciata in una massiccia campagna di acquisizioni che adesso a bilancio è tornata indietro come un boomerang in forma di svalutazione degli avviamenti legati a quelle stesse operazioni. Basti pensare che l'istituto di credito ora guidato da Ghizzoni, nell'ultimo trimestre, ha ritoccato al ribasso gli avviamenti per qualcosa come 9,3 miliardi. Al contrario, Intesa, nello stesso periodo, lo ha fatto "solamente" per 5,8 miliardi.

In realtà, anche a livello di svalutazione dei crediti malconci vince Unicredit, che nell'ultimo trimestre, a fronte di prestiti a rischio, ha accantonato 9,3 miliardi, contro i 3,1 miliardi di Intesa. Stesso discorso per l'intero esercizio: nel 2013, il gruppo di piazza Gae Aulenti ha accantonato 13,7 miliardi, contro i 7,13 miliardi di Ca' de Sass.

I risultati delle due banche hanno, al contrario, beneficiato della controversa operazione di rivalutazione del capitale della Banca d'Italia, di cui sono le maggiori socie, decisa dal governo di Letta nipote poco prima di cedere il posto a Matteo Renzi. Unicredit, nell'ultimo trimestre, ci ha guadagnato 1,4 miliardi al lordo delle imposte, rispetto ai 2,56 miliardi di Intesa, che detiene una partecipazione maggiore in Palazzo Koch.


Dunque, la banca guidata da Belli Capelli Messina, anche considerando il beneficio della rivalutazione della quota in Bankitalia, nel 2013 ha perso 4,55 miliardi. In altri termini, se non fosse stata socia di via Nazionale, il rosso di bilancio sarebbe stato persino maggiore. E pensare che soltanto l'11 marzo l'ad di Intesa dichiarava: "Non abbiamo bisogno della rivalutazione delle quote, abbiamo un eccesso di capitale. Se potrà essere un contributo positivo, lo valuteremo". E il contributo positivo c'è stato eccome, in termini sia di capitale sia di ultima riga di bilancio.

Nonostante il rosso di bilancio, e in questo differenziandosi da Unicredit che ha optato per una cedola "di carta" (in azioni), Intesa ha deciso di distribuire ai soci un bel dividendo in contanti di 5 centesimi per ogni titolo ordinario e di risparmio. Il tutto per un monte cedola complessivo di 822 milioni che, avendo la banca chiuso in rosso, non potranno essere "prelevati" dall'utile, come tipicamente avviene.

E quindi che si fa? Ca' de Sass farà quello che aveva già fatto due anni fa, in circostanze analoghe: per non lasciare a bocca asciutta gli azionisti e in primis le Fondazioni, attingerà alle riserve di bilancio, che perciò si alleggeriranno di 822 milioni. Del resto, non si possono lasciare a digiuno soci come la Compagnia di San Paolo di Luca Remmert, che ha il 9,71% di Intesa, e la Cariplo di Giuseppe Guzzetti, al 4,95%, che non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno al gruppo quando c'è stato bisogno di ricapitalizzare.

Tra l'altro, dall'inizio del 2014, c'è una new entry nell'azionariato di Ca' de Sass: il fondo americano Blackrock, che si è portato al 5% del capitale ordinario scalzando niente meno che l'ente milanese capitanato dal potente ex democristiano Guzzetti.

Un dividendo di 0,05 euro per ogni titolo ordinario si traduce per l'investitore statunitense, che sta facendo incetta di azioni di istituti di credito italiani, in un gruzzoletto da quasi 39 milioni. Che scendono a circa 38 milioni per Cariplo e salgono a poco più di 75 milioni per la Compagnia di San Paolo. I soci di Intesa possono stare tranquilli: la banca pensa a loro anche quando il bilancio lì per lì non pare consentirlo.

 

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