DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Lo spegnimento entro il 2022 delle attuali trasmissioni digitali terresti e lo switch off (passaggio) al DVB-T2 si appresta a diventare legge. Nel testo della Finanziaria 2018 trapelato in queste ore, è stato inserito un lunghissimo articolo, il n. 89, intitolato «Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia SG».
Lo spegnimento delle trasmissioni DVB-T attuali è motivato dalla restrizione delle risorse frequenziali destinate alle trasmissioni TV a causa della cessione al 5G della banda 700, questa (e solo questa) stabilita dall’Europa.
Il processo operativo inizierà il 1 gennaio del 2020 e terminerà entro e non oltre la scadenza tassativa del 30 giugno 2022, un periodo di due anni e mezzo molto più corto dello switch off dell’analogico per il quale furono necessari 6 anni.
Come per il passaggio dall’analogico al digitale, il processo di passaggio al DVB-T2 non sarà all’unisono su tutto il territorio nazionale ma avverrà in modo parcellizzato per zona geografica, secondo un piano da stabilirsi a cura dell’AGCOM (il codiddetto PNAF, Piano Nazionale Assegnazione Frequenze) entro il 31 maggio dell’anno prossimo.
Il passaggio dovrebbe comportare, anzi comporterà sicuramente anche una migrazione all’HEVC (anche se la legge non cita mai il codec ma solo la modalità trasmissiva DVB-T2), il che renderebbe le trasmissioni compatibili praticamente solo con i TV venduti da quest’anno in poi, salvo poche eccezioni.
I primi canali che lasceranno le vecchie frequenze per passare alla nuova assegnazione del Piano Nazionale saranno soggette di fatto a una “sparizione” da un gran numero di case. Innanzitutto da quelle degli utenti che ancora non avranno deciso di cambiare TV con un modello di nuova generazione o che non avranno affiancato un decoder al vecchio TV.
Ma non bisogna sottovalutare, per esempio nei condomini e per tutti gli impianti canalizzati, anche la necessità di riconfigurare la centrale di antenna per filtrare correttamente i canali che diventeranno attivi, diversi da quelli precedenti.
A questo proposito, val la pena di ricordare il cambio di frequenze messo in pista da La7 nell’estate 2016 che aveva portato praticamente a una specie di “oscuramento” generalizzato dell’emittente da moltissimi impianti condominiali, fino al necessario intervento di riconfigurazione da parte dell’antennista.
La difficoltà ora è che i cambi non riguarderanno un canale ma tutti e non saranno neppure tutti all’unisono; quindi è facile prevedere grandi disagi per gli utenti, anche per coloro che avranno adeguato il proprio TV, e la necessità di interventi probabilmente ripetuti da parte degli antennisti. Ammesso che questi, chiamati all’unisono da così tanti clienti, riescano a rispondere in maniera tempestiva a tutte le richieste.
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