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Sara Bennewitz per “la Repubblica”
Toccherà a Citigroup selezionare le manifestazioni d’interesse per rilevare il controllo di Esselunga. Lunedì 12 è infatti convocato un consiglio di amministrazione del gruppo dei supermercati fondato da Bernardo Caprotti che dovrebbe dare mandato alla banca d’affari americana per vendere e negoziare una partecipazione di controllo nella società della grande distribuzione.
Diversi i gruppi interessati. Fonti finanziarie riferiscono che a fine agosto Blackstone avrebbe fatto pervenire a Caprotti una manifestazione d’interesse per rilevare il 60% di Esselunga, con un’opzione sul restante 40% del gruppo nel caso in cui il fondatore decidesse di cedere tutto, o venisse a mancare la fiducia tra i due contraenti. Stesso discorso per i fondi anglosassoni di Cvc, che dopo un’approfondita analisi del gruppo starebbero mettendo a punto alcuni dettagli prima di far pervenire la loro migliore proposta.
Tuttavia, stando alle prime ricognizioni tra i vari interlocutori impegnati nella trattativa, l’offerta di Cvc parrebbe al momento la più interessante, dal momento che Blackstone avrebbe sollevato una serie di riserve su alcune aree immobiliari che renderebbero più complicata l’operazione. Tuttavia al momento non è neppure da escludere che una serie di immobili occupati dal gruppo, alla fine vengano scorporati dal perimetro oggetto di vendita. E a seconda di quali immobili verranno ceduti insieme ai supermercati la valutazione di Esselunga può oscillare da 4 a 6 miliardi, debiti compresi.
I fondi di private equity fin dalla primavera scorsa hanno messo nel mirino Esselunga, ma alcune fonti riferiscono che ad agosto anche il colosso americano Walmart avrebbe fatto una ricognizione in Italia, per sondare il terreno. Va detto che Walmart già nel 2004 era stato a un passo dall’acquisto di Esselunga, ma poi Caprotti aveva preferito tornare sui suoi passi.
Del resto Esselunga è un’eccellenza nel suo settore, e da sempre ha una delle marginalità più alte di tutto il comparto della grande distribuzione alimentare. Pertanto anche se al momento solo i private equity hanno approfondito l’analisi del gruppo, se si aprisse una vera e propria gara potrebbero spuntare offerte anche da qualche rivale come appunto Walmart, o la francese Carrefour.
Fatto sta che questa volta l’imprenditore lombardo pare sia determinato ad andare fino in fondo, più che per monetizzare l’investimento di una vita, per assicurare ai supermercati un futuro e una governance.
Caprotti alla vigilia dei suoi 91 anni vorrebbe infatti provare a garantire una continuità per l’azienda che ha fondato, tanto che l’imprenditore a suo tempo aveva anche caldeggiato l’idea di aprire il capitale di Esselunga ai manager che hanno contribuito a farla grande, tra cui l’amministratore delegato Carlo Salza.
Tuttavia visti i dissidi tra l’imprenditore e i figli avuti dal primo matrimonio, Giuseppe e Violetta, e le difficoltà a immaginare una governance futura con l’altra figlia Marina avuta dall’attuale moglie Giuliana Albera, Caprotti vuol evitare che il passaggio di controllo crei dei futuri problemi nella gestione dell’azienda. La maggior parte del patrimonio dell’imprenditore è concentrata su Esselunga e sugli immobili occupati dai supermercati, pertanto per i tre figli e per l’attuale moglie sarebbe molto difficile immaginare una spartizione consensuale dell’eredità, senza pregiudicare la gestione.
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