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Marta Serafini per il “Corriere della Sera”
Lo aveva promesso esattamente un anno fa. E lo aveva ribadito rispondendo a una domanda del giornalista statunitense David Kirkpatrick all’ultimo Mobile World Congress di Barcellona: «Connetteremo il mondo. E daremo internet anche quei cinque miliardi di persone che oggi sono ancora offline». Ieri Zuckerberg è passato dalle parole ai fatti lanciando Internet.org in Zambia, Stato in cui solo il 5,9 per cento della popolazione accede alla Rete e in cui l’età media è di 16,5 anni.
Il «regalo» a chiunque abbia un telefonino è composto da un’applicazione, un accordo con il colosso della telefonia africana Airtel e un elenco di siti selezionati tra cui, manco a dirlo, c’è Facebook. Tutti consultabili senza «pesare» sul traffico dati, cioè senza creare costi aggiuntivi sulle tariffe telefoniche. «Nessuno dovrebbe scegliere tra accesso a Internet o cibo e medicine» è lo slogan magnanimo di Internet.org. Ed è inutile negarlo. Grazie a questa operazione gli abitanti dello Zambia (e dei Paesi che successivamente saranno coinvolti) potranno trovare lavoro, informazioni sanitarie e frequentare un corso universitario a distanza.
Ma cantare vittoria suona piuttosto stonato. Soprattutto per chi crede e spera in una Rete libera. Oggi il mezzo usato da Zuckerberg è un software. Molto presto saranno i droni, con tutto ciò che ne consegue per la privacy degli utenti. E non solo. È evidente a tutti come dietro la facciata benefica di Internet.org si nascondano anche altri interessi. «La domanda giusta da fare a una persona che non ha una connessione non è “vuoi un abbonamento a Internet?” ma “vuoi usare Facebook e WhatsApp?”», si è fatto scappare Zuckerberg a Barcellona.
E la verità è tutta lì, in quelle poche parole. All’ex ragazzo di Harvard non è più sufficiente essere l’imperatore della Silicon Valley, quello che ha inventato il Social Network, con il The davanti al nome. Oggi il ceo di Facebook vuole che il più alto numero possibile di persone di tutto il pianeta, per comunicare, passi dai suoi server. La politica e la geopolitica non sono che mezzi da adattare alle esigenze. E non importa quali compromessi bisogna fare.
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