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FATEVI SOTTO, JOHN ELKANN VENDE TUTTO! - PER PORTARSI A CASA LA JUVENTUS, LA EXOR DELLA DINASTIA AGNELLI MIRA A INCASSARE LA SOMMETTA DI 2 MILIARDI E 400 MILIONI - A DIFFERENZA DEI GIORNALI DEL GRUPPO GEDI, LA PELOTA FA GOLA A TANTI PAPERONI D'ITALIA: VOCI SUSSURRANO E ASSICURANO DI UNA CORDATA DI IMPRENDITORI MOLTO INTERESSATA A FAR SUO LO SQUADRONE CHE PER UN DECENNIO HA DOMINATO, CON 9 SCUDETTI DI FILA, IL CAMPIONATO DE' NOANTRI - SEMPRE A TORINO SI VOCIFERA DELLA SECCA CONTRARIETA' DELL'EREDE DELL'AVVOCATO DI VENDERE IL CLUB AGLI SCEICCHI DEL GOLFO - LA VECCHIA SIGNORA È UN GIGANTE IN ROSSO: OTTO BILANCI NEGATIVI MA SOLO ALLIANZ STADIUM E IL CENTRO SPORTIVO DELLA CONTINASSA SONO VALUTATI OLTRE 450 MILIONI - DAL 2019 SONO STATI VERSATI 900 MILIONI, ATTRAVERSO QUATTRO AUMENTI DI CAPITALE. POI MOLTO DIPENDE DALLA CHAMPIONS...
Estratto dell’articolo di Marco Iaria per www.gazzetta.it
Un gigante addormentato, o una belva ferita. Scegliete voi l’immagine più calzante. Basta varcare le porte della Continassa e dell’Allianz Stadium per capire cos’è stata la Juventus e cosa è tuttora, in potenza.
Basta osservare una delle ultime partite (beh, non solo quelle) per comprendere quanto sia grande la distanza che la separa dall’élite che aveva conquistato e poi mantenuto per un decennio, con nove scudetti di fila e due finali di Champions, prima di crollare sotto il peso delle spese folli, degli investimenti sbagliati, delle alchimie contabili, dell’emergenza pandemica.
Andrea Agnelli divenne presidente della Juve nel maggio 2010, quando il club aveva una capitalizzazione in Borsa di 162 milioni di euro, portandolo al picco di un miliardo e mezzo nel 2019, grazie alla spinta di Cristiano Ronaldo. Adesso i bianconeri valgono a Piazza Affari 915 milioni.
Ma il dato borsistico non riflette la giusta valutazione della Juventus, un po’ per gli effetti delle continue ricapitalizzazioni, un po’ per l’emotività dei piccoli azionisti. Ci viene in soccorso Football Benchmark, società di consulenza specializzata nell’industria calcistica, che ogni anno stima l’enterprise value (valore aziendale) dei club europei, attraverso i multipli dei ricavi corretti da un algoritmo che tiene conto di diversi fattori. Tra questi, l’eventuale stadio di proprietà.
Nell’ultimo report di maggio, alla Juve è stato assegnato un valore di 1651 milioni (in calo del 3% rispetto all’anno prima), con l’impatto negativo della stagione in profondo rosso per l’esclusione dalle coppe. Forbes, dal canto suo, dà una quotazione di 1,9 miliardi.
L’attuale forbice realistica si posiziona tra 1,8 e 2 miliardi, con l’asticella che pende più verso i 2 miliardi se la squadra si mantiene in Champions, con tutte le risorse annesse. D’altronde i bianconeri vantano infrastrutture da élite mondiale: lo stadio e i centri sportivi della Continassa e di Vinovo, tutti di proprietà, hanno una valutazione di mercato di oltre 450 milioni.
Tether, nel comunicato di ieri, ha dato alla Juve un equity value di 1,1 miliardi. Considerato che i debiti finanziari ammontano a circa 300 milioni, l’enterprise value sarebbe di 1,4 miliardi, secondo il colosso delle criptovalute. Inferiore alle stime di mercato. E di parecchio inferiore alle transazioni più recenti. [...]
Il problema della Juve sono i conti che continuano a non tornare. Tra il 2014-15 e il 2024-25 il club ha accumulato 999 milioni di perdite: otto bilanci di fila in rosso. Si sono rese necessarie massicce iniezioni di equity da parte dei soci: 900 milioni dal 2019, attraverso quattro aumenti di capitale.
L’ultimo, da 98 milioni, è stato completato qualche settimana fa: Exor e Tether hanno sottoscritto le quote di loro pertinenza (rispettivamente il 65,4% e l’11,5%) per un totale di 77 milioni; il resto è arrivato dagli investitori istituzionali, con l’ingresso di 15 nuovi soggetti, principalmente fondi d’investimenti italiani e internazionali. Va detto che la gestione è in netto miglioramento.
La scorsa stagione il deficit è stato di 58 milioni, contro i 199 dell’anno prima. Nell’ultimo quinquennio i costi della rosa sono stati tagliati di circa 150 milioni, tra stipendi e ammortamenti. Il neo amministratore delegato Damien Comolli ha spiegato nel giorno del suo insediamento che la Juve non ha la necessità di di fare ulteriori risparmi (a parte l’ingaggio fuori portata di Vlahovic), semmai di aumentare i ricavi. Il business plan aggiornato prevede di arrivare al break-even e alla generazione di cassa entro il 2026-27. Tutto passa dal campo.
Luciano Spalletti ha il compito di valorizzare la rosa a disposizione e di raggiungere l’obiettivo minimo della società: classificarsi nei primi quattro posti della Serie A e continuare ad accedere ai ricchi premi Champions.
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