DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
Alessandro Alviani per la Stampa
Ormai non giocava più un ruolo operativo all' interno di Volkswagen, dopo aver dominato per oltre vent' anni i destini del più grande costruttore automobilistico del mondo. Eppure la decisione dell' ex patriarca Ferdinand Piëch di vendere gran parte del suo pacchetto azionario nella holding che controlla il gruppo Vw, ufficializzata ieri, segna anche formalmente una cesura, in quanto ridisegna i complessi equilibri interni al gigante di Wolfsburg. E spiana la strada all' uscita di scena definitiva di un manager senza il cui via libera, in passato, non veniva presa nessuna decisione alla Volkswagen.
Ferdinand Piech, Hans-Michel Piech, F.A. Porsche
I dettagli della transazione non sono stati resi noti. Tuttavia si ipotizza che il volume dell' operazione si aggiri intorno al miliardo di euro. Finora, infatti, Piëch controllava il 14,7% della Porsche SE, un pacchetto il cui valore viene stimato in 1,2 miliardi di euro. Resta avvolto nel mistero il nome di chi ha comprato le azioni: sarebbero state divise tra i due rami familiari (i Porsche e i Piëch, appunto) in modo tale da conservare l' equilibrio su cui si regge l' impero. Tramite una fondazione a lui riconducibile, l' ex patriarca manterrà un pacchetto molto ridotto (stimato in meno dell' 1%) in Porsche SE, holding che controlla il 52% di Volkswagen.
L' èra del 79enne manager austriaco volge al termine, anche se l' addio arriva a tappe. All' assemblea di maggio a Stoccarda, Piëch dovrebbe essere riconfermato a sorpresa consigliere di sorveglianza di Porsche SE (l' ultimo incarico che ancora ricopre nella galassia Vw), anche se dovrebbe trattarsi di una proroga a termine: resterà al proprio posto finché non verrà completata la cessione del suo pacchetto azionario.
Piëch, nipote dell' inventore del Maggiolino Ferdinand Porsche, ha giocato per decenni un ruolo chiave all' interno di Vw: nel 1988 è salito alla guida di Audi, per poi passare nel 1993 ai vertici di Volkswagen, restando amministratore delegato fino al 2002, anno in cui è stato nominato presidente del consiglio di sorveglianza di Vw. Due anni fa la prima svolta: dopo aver perso uno scontro di potere interno con l' allora ad e suo ex pupillo, Martin Winterkorn, Piëch si è dimesso da numero uno dell' organismo di vigilanza.
Alcune settimane fa, la seconda svolta, quella che ha spinto le due famiglie a metterlo di fatto alla porta: Piëch ha spiegato agli inquirenti di Braunschweig che indagano sul Dieselgate di aver parlato con Winterkorn delle manipolazioni software sui motori diesel già nel febbraio 2015, molto prima, cioè, di quanto ammesso finora dall' ex ad e di averne discusso anche con diversi consiglieri di sorveglianza.
Una dichiarazione che ha provocato forti malumori tra le due famiglie, in quanto smonta la linea difensiva di Winterkorn & Co., che finora hanno sempre dichiarato di essere venuti al conoscenza del Dieselgate solo nel settembre 2015. Wolfgang Porsche, presidente del consiglio di sorveglianza di Porsche SE e cugino di Piëch, si era lasciato andare un mese fa al Salone di Ginevra a una laconica dichiarazione: i familiari non si possono scegliere.
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