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Ma.Fe. per il “Sole 24 Ore”
IL NUOVO LOGO DI FIAT CHRYSLER AUTOMOBILES
C'è chi dice sì, c'è chi dice no. In vista dell'assemblea che venerdì a Torino voterà sulla fusione tra Fiat e la nuova Fiat Chrysler Automobiles, e sulla conseguente quotazione a Wall Street, si incrociano le valutazioni dei proxy advisor, i consulenti specializzati nelle indicazioni di voto agli investitori istituzionali.
Ebbene, come spesso accade, non tutti i pareri sono uguali: ieri, per esempio, a favore della fusione si è schierata la Glass Lewis, mentre la settimana scorsa altri due advisor, Iss e Frontis Governance, avevano raccomandato di votare contro il piano proposto dal consigliere delegato Sergio Marchionne e dal presidente John Elkann.
SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN
Che cosa divide le posizioni degli advisor? La risposta è semplice: i vantaggi generati dall'accesso diretto al più grande mercato dei capitali sono sufficienti a compensare le incognite legate alla maggiore influenza dell'azionista di maggioranza nella governance del gruppo?
Secondo la Glass Lewis, «i vantaggi derivanti dall'accesso a mercati di capitali più profondi e robusti e un miglioramento degli standard di governance sono maggiori dei nostri timori relativi ad un potenziale aumento del potere di voto di Exor». Quindi, per l'advisor, «la proposta di reincorporazione è, tutto sommato, nel migliore interesse degli azionisti». Al contrario, per la Iss «nonostante la capacità di attrarre nuovi investitori data dallo sbarco a Wall Street, la fusione ridurrà i diritti degli azionisti».
Di qui, l'invito a votare contro, parere condiviso dalla Frontis: l'introduzione del voto doppio per gli azionisti fedeli, infatti, consentirà a Exor di contare in assemblea per il 46% con un pacchetto del 30% del capitale. Fin qui le raccomandazioni degli advisor. L'ultima parola, comunque, spetterà ai fondi azionisti, che peraltro hanno già analizzato pro e contro della fusione quando hanno deciso se esercitare il diritto di recesso (opzione poco conveniente, visti gli attuali corsi di borsa del titolo) oppure restare nella nuova Fca.
Dal Lingotto, per la verità, non sembra trapelare particolare preoccupazione, anche perché nel passato più o meno recente l'azionista di maggioranza ha sempre dimostrato di avere saldamente "in mano" le assemblee. Piuttosto, c'è chi si attende – in mezzo a favorevoli e contrari – qualche astensione, magari dalle fila di quegli hedge fund che avevano scommesso su qualche sorpresa pre-fusione, a partire da uno di quei matrimoni d'interessi con Volkswagen o Peugeot così chiacchierati (e smentiti) ancora nei giorni scorsi.
WALL STREET BORSA NEW YORK STOCK EXCHANGE
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