DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
Paolo Griseri per “la Repubblica”
Anche in caso di fallimento della fusione, il Lingotto modificherà il prezzo del recesso ma non il tetto di 500 milioni oltre il quale l’operazione è destinata a fallire. La precisazione è venuta ieri da Torino dopo che Repubblica aveva riportato il passaggio della lettera alla Consob in cui l’azienda ipotizza che, in caso di superamento del tetto dei 500 milioni, si convocherebbe una nuova assemblea straordinaria che potrebbe adottare «un nuovo progetto di fusione» e «revocherebbe la precedente delibera determinando un nuovo prezzo di liquidazione da recesso».
Ieri il Lingotto ha aggiunto che l’azienda «non ha intenzione né di limitare né di elevare il limite dei 500 milioni» e che nel caso di fallimento dell’attuale tentativo di fusione per eccesso di richieste di recesso, «il nuovo progetto» che verrebbe sottoposto alla nuova assemblea straordinaria «condurrebbe alla fissazione di un nuovo prezzo del recesso sulla base del più recente corso del titolo e ridurrebbe gli esborsi per la società».
Dunque, con la precisazione di ieri, i paletti sono chiari: se il 20 agosto avranno esercitato il diritto di recesso più di 65 milioni di azioni, cosa che farebbe fallire il progetto di fusione perché l’esborso del Lingotto salirebbe oltre i 500 milioni, Fiat farebbe un nuovo tentativo.
Senza però alzare il limite dei 500 milioni, ma solo confidando nel fatto che, dato che nel frattempo il titolo è sceso abbassando la media degli ultimi sei mesi di quotazione (che serve a calcolare il valore di recesso), potrà pagare ogni azione restituita meno dei 7,7 euro stabiliti attualmente. Il primo agosto scorso, parlando al termine dell’assemblea, Sergio Marchionne aveva riconosciuto che il periodo scelto per tentare la fusione non era dei migliori perché in questi mesi il valore medio del titolo è stato alto e di conseguenza è alto anche il prezzo di recesso.
Ma anche seguendo l’impostazione annunciata ieri dal Lingotto, in caso di fallimento del primo tentativo di fusione, quello attualmente in corso, non sarebbe semplice raggiungere l’obiettivo al secondo colpo mantenendo inalterato il tetto dei 500 milioni. Infatti, prendendo a riferimento il valore più basso registrato dai titoli Fiat nel 2014, 5,85 euro, e trasformandolo nella media di sei mesi (immaginando dunque un semestre catastrofico non certo auspicabile), per superare il tetto dei 500 milioni sarebbero sufficienti 85 milioni di azioni, non molte di più dei 65 attuali.
SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN
Soprattutto se si tiene conto del fatto che in assemblea si sono espressi contro la fusione 100 milioni di titoli. Per questo a Torino continuano a ritenere che la via maestra sia quella di convincere anche chi il 1 agosto ha votato contro la fusione a non esercitare il diritto di restituzione. Anche perché ieri in Borsa il valore del titolo è tornato a superare la soglia dei 7 euro, riavvicinandosi al valore del recesso.
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