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Estratto dell’articolo di Andrea Indini per “il Giornale”
Negli Stati Uniti in molti hanno creduto di far soldi a palate lisciando il pelo all’intellighenzia woke. E invece sono finiti tutti quanti a sbattere il grugno contro il muro. Ad essersi fatti molto male non ci sono soltanto i democratici che ora devono ingoiare il boccone amaro della rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
A uscirne con le ossa rotte ci sono anche numerosi giganti dell’economia che si sono visti costretti a far marcia indietro ammettendo che inseguire l’agenda DEI imposta dall’amministrazione Biden non ha fatto così bene agli affari.
“Go woke, go broke” è lo slogan che meglio sintetizza il risveglio dalla sbornia del politicamente corretto. “Segui il woke, finisci rovinato”. Ne sanno qualcosa colossi come Harley Davidson, Jack Daniel’s e pure Walmart che nelle ultime settimane hanno deciso di interrompere bruscamente i programmi sulla diversità e l'inclusione. Un taglio netto col passato che ha preceduto di pochi giorni l’annuncio del primo fondo di investimento quotato (Etf) che esclude le società S&P 500 che in questi anni si sono inchinate ai principi woke nei processi di assunzione del personale.
A capitanare questa neanche troppo piccola rivoluzione nel mondo della Finanza è Azoria Partners. «Le quote sulle assunzioni del capitale umano danneggiano tutti gli azionisti, e noi siamo qui a rappresentare gli azionisti», ha spiegato al Financial Times il presidente della società di investimenti, James Fishback. «Gli americani, che abbiano votato o meno Trump, non vogliono investire in aziende che gestiscono esperimenti scientifici woke».
Il nuovo prodotto, che andrà sotto il codice azionario SPXM (ovvero S&P Meritocracy), è stato presentato giovedì scorso al resort del tycoon di Mar-a-Lago in un incontro a cui sarebbero stati presenti (notizia non confermata ma nemmeno smentita) la fondatrice di Ark Investment Management, Cathie Wood, e il presidente del think tank “Heritage Foundation”, Kevin Roberts.
La stampa americana lo ha già ribattezzato «piano Starbucks» perché mira appunto a mettere nel mirino quelle società che hanno adottato il sistema fallimentare delle quote.
Fishback e il socio, Asaf Abramovich, ne avrebbero già individuate una quarantina tra quelle quotate allo S&P 500 ma, non gestendo ancora denaro, a differenza degli hedge fund attivisti che acquistando quote delle società cercano di orientarle dall’interno, interverranno escludendo queste società dal loro portafogli, dopo aver spiegato che le loro politiche DEI danneggiano il prezzo delle azioni.
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La sensibilità, però, sta cambiando. Sempre più americani sono consapevoli degli effetti nefasti della religione woke. Nell’ultimo anno e mezzo, secondo un sondaggio del Pew Research Center, la percentuale di dipendenti, che rinfaccia alla propria azienda di prestare troppa attenzione all’agenda DEI, è cresciuta di cinque punti.
E la vittoria di Trump la farà crescere ancora di più. Solo nel Vecchio Continente sembrano non accorgersene. Tanto da spingere un marchio storico come Jaguar a un rebranding che, secondo gli esperti, "passerà alla storia come una delle mosse di marketing più distruttive mai tentate".
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