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FMI LIMA PIL ITALIA 2025 A +0,7%, ALZA STIMA 2026 A +0,9%
Kristalina Georgieva, direttore generale del fondo monetario internazionale
(ANSA) - Il Fondo monetario internazionale lima al ribasso la crescita dell'Italia per il 2025, riducendola a +0,7%, ovvero 0,1 punti percentuali rispetto alle previsioni precedenti. Per il 2026 il Fmi alza invece la sua stima di 0,2 punti percentuali a +0,9%. Nelle sue nuove previsioni economiche, l'istituto di Washington rivede al ribasso le previsioni di crescita per il 2025 e il 2026 di Germania e Francia.
La locomotiva tedesca è attesa crescere quest'anno dello 0,3% (-0,5 punti percentuali) e il prossimo dell'1,1% (-0,3 punti). Il Pil francese segnerà invece un +0,8% nel 2025 (-0,3 punti) e un +1,1% nel 2026 (-0,2).
BANKITALIA: LA CRESCITA STENTA, MA +0,8% NEL 2025 PMI ESPOSTE AI DAZI USA
Estratto dell’articolo di Carlo Marroni per “Il Sole 24 Ore”
giorgia meloni giancarlo giorgetti foto lapresse 2
Economia “fiacca”, con due incertezze che prevalgono su tutto: la debolezza della manifattura in Germania e l’incognita della stretta su dazi in Usa. Il Bollettino Economico trimestrale della Banca d’Italia osserva che in Italia la crescita economica stenta a ritrovare vigore anche nel quarto trimestre, una debolezza, in linea con gli altri paesi dell’Eurozona, che risente appunto della fiacchezza della manifattura e dei servizi. I consumi delle famiglie, dopo la ripresa estiva, sono nuovamente diminuiti.
La Banca d’Italia conferma quindi le stime sulla crescita diffuse a dicembre: +0,5% il Pil nel 2024, con un prodotto «debole» anche nel quarto trimestre. La crescita per quest’anno è stimata allo 0,8%, in accelerazione all’1,1% nel 2026 e in relativa flessione allo 0,9% nel 2027.
Stime che tuttavia – come detto - hanno una «incertezza elevata» sia per lo scenario internazionale sia per gli eventuali inasprimenti dei dazi Usa ai quali l’Italia, e in particolare le Pmi, sono molto esposti. Debole è anche la produzione industriale nel quarto trimestre. Gli economisti di Palazzo Koch aggiungono che le aspettative delle imprese sull’inflazione si sono ridotte e si collocano attorno all’1,5 per cento.
Per quanto riguarda gli Usa l’Italia è «significativamente esposta» agli effetti da un aumento dei dazi minacciati da Trump. L’incidenza del mercato di sbocco Usa è pressoché raddoppiata dall’inizio dello scorso decennio, collocandosi all’11% del totale delle esportazioni nel 2023 (63 miliardi di euro) mentre gli Usa sono solo il settimo paese per provenienza delle importazioni.
L’Italia ha quindi un forte surplus negli scambi di beni con gli Stati Uniti, ed è al terzo posto tra gli avanzi bilaterali delle economie dell’Eurozona nei confronti di Washington. Gli Stati Uniti costituiscono un mercato di destinazione per quasi un terzo delle aziende esportatrici italiane. […]
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