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Giovanni Pons per "la Repubblica"
Il riassetto Rcs tiene ancora banco in Borsa (ieri più 8,09% a 1,87 euro) e, dopo il blitz della Fiat per salire al 20% del capitale si registrano le prime reazioni ufficiali di Diego Della Valle. «Sto aspettando che alcuni importanti azionisti mi confermino quello che avevamo, in più di un'occasione, discusso e considerato positivamente - scrive in un comunicato l'imprenditore marchigiano - e cioè: dare a Rcs una governance moderna, sciogliendo l'attuale patto di sindacato sostituendolo con alcuni azionisti pronti a investire e avere quote simili tra di loro; modificare il piano presentato; rivedere alcuni termini dell'aumento di capitale».
Le risposte a Della Valle dovrebbero arrivare domani, essendo in calendario un incontro a tre con il presidente di Intesa Sanpaolo Bazoli e con l'ad di Mediobanca Nagel. Mentre non ci sarà un confronto con Elkann ("Non ho bisogno di incontrarlo"). Entro venerdì poi il fondatore della Tod's dovrà decidere se versare altri 35 milioni per esercitare i diritti di opzione relativi alla sua quota e mantenerla così all'8,67%. Ma il dubbio che serpeggia è che le aperture mostrate le settimane scorse da Bazoli e Nagel sul patto e sul piano industriale si possano affievolire alla luce della dimostrazione di forza della Fiat, che mettendo i soldi sul tavolo si candida a pesare di più nell'azionariato di via Rizzoli.
«Se questa linea strategica troverà conferma sono prontissimo a fare la mia parte, se invece quello che mi era stato rappresentato come possibile non risponde più alle intenzioni, magari perché qualcuno ha comperato un po' di diritti di opzione, prenderò atto che manca la volontà di affrontare le criticità che ho a più riprese segnalato », ha concluso Della Valle.
Che nell'incontro di domani cercherà di capire se Mediobanca e Intesa stanno con Elkann o se sono disposte a seguire la strada che avevano delineato insieme in diverse riunioni. Il motivo è semplice: se al 20% della Fiat si devono sommare altre quote pesanti, come il 14% di Piazzetta Cuccia o il 5% (che può diventare anche più del 10% con l'inoptato) di Ca' de Sass, allora c'è poco da fare.
Se invece queste quote seguissero un Della Valle in grado anche di rafforzarsi al 10% e più allora il gioco può valere la candela. Tuttavia esiste anche un problema: Bazoli e Nagel, pur se influenti, non possono decidere di loro sponte se sciogliere il patto o rivedere il piano industriale. Comunque la decisione deve passare per una riunione dello stesso patto, prevista a fine mese ad aumento concluso.
E il confronto sul piano industriale non potrà non tener conto degli altri azionisti, come la Pirelli (al 5,4%), i Pesenti (scenderanno al 3,7%) o la famiglia Rotelli (che si ridurrà al 4,15%). Difficilmente i due banchieri prenderanno una posizione netta a favore dell'uno o dell'altro ma, a sentire i diversi entourage, cercheranno di trovare una mediazione tra due visioni piuttosto distanti sul futuro della casa editrice.
La mappa del nuovo azionariato che uscirà alla fine dell'aumento di capitale, inoltre, potrebbe comportare in primo luogo la revisione dell'attuale cda. E la Consob dovrà verificare che non vi siano posizioni dominanti - nel patto diverse da quelle precedenti all'aumento. In caso contrario non si può escludere che alcuni azionisti o anche il patto nel suo complesso siano obbligati a lanciare un'Opa sul resto del capitale.
DELLA VALLE ELKANN GIOVANNI BAZOLI FOTO ANSAnagel Sede del Corriere della Sera in via Solferino
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