SOGNO O SON DEXIA, MA QUI SALTA PARIGI? - IL CRAC GRECO COSTRINGE LA FRANCIA E IL BELGIO A TORNARE AL CAPEZZALE DELLA BANCA-ZOMBIE GIÀ SALVATA NEL 2008 CON 6 MLD € DI LIQUIDITÀ E GARANZIE DI COPERTURA DEI 120 MLD DI DEBITI - DEXIA HA NELLA PANCIA NON SOLO 3,8 MLD DI TITOLI DI STATO GRECI, MA ANCHE QUELLI DI ALTRI PAESI IN COMA COME PORTOGALLO, SPAGNA, IRLANDA E ITALIA (21 MLD SU UN PORTAFOGLIO DI 95) - STESSA SITUAZIONE PER LE ALTRE BANCHE FRANCESI (BNP, SOCGEN, CREDIT AGRICOLE) E MOLTI IN BORSA SI CHIEDONO SE PARIGI POSSA ACCORRERE OGNI VOLTA PER TAMPONARE I GUAI…

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Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

L'incubo del crac della Grecia, con i titoli di stato di Atene ridotti a carta straccia, è tornato ieri, una volta di più, a seminare il panico sui mercati finanziari europei. Borse giù, banche nel mirino dei venditori e Cassandre scatenate a disegnare gli scenari più funesti. Per l'intera giornata ha tenuto banco il caso Dexia, il grande istituto di credito franco-belga descritto da molto analisti come uno zombie senza futuro. In un sol giorno i titoli del gruppo bancario in crisi hanno perso oltre il 20 per cento e il grafico degli ultimi dodici mesi fa segnare addirittura una caduta del 66 per cento. In effetti, l'istituto con base a Bruxelles era già spacciato nel 2008, ai tempi della prima ondata della grande crisi finanziaria.

Per salvarlo, tre anni fa, il governo di Parigi e quello del Belgio avevano sborsato 3 miliardi di euro ciascuno mettendo sul piatto qualcosa come 120 miliardi di euro per garantire i debiti della banca. Il crac di un istituto con oltre 500 miliardi di attività sarebbe stata una catastrofe per tutti, si disse allora per giustificare il salvataggio a spese della collettività. Dexia, tra l'altro, è specializzata nei finanziamenti a enti locali e società pubbliche in Belgio, in Francia e anche in Italia, dove controlla il Crediop, un'istituzione con novant'anni di storia presieduta da un banchiere di lungo corso (ex Bankitalia, ex Bnl) come Mario Sarcinelli.

Adesso siamo daccapo. Tre anni dopo quel primo intervento d'emergenza, i due governi azionisti della banca (ciascuno con il 27,5 per cento) sono costretti a intervenire per arginare il crollo del titolo e magari anche la corsa dei depositanti agli sportelli. "Siamo pronti a intervenire con risorse fresche", hanno assicurato i ministri delle Finanze da Parigi e da Bruxelles. E già circolano i dettagli di un piano di emergenza per fare a pezzi l'istituto vendendo le società del gruppo con le migliori prospettive.

Nel 2008 era stata l'esposizione al business dei mutui sub-prime negli Stati Uniti a trascinare fin quasi al fallimento la banca. Questa volta, invece, il contagio parte della Grecia. Ed è la stessa malattia che in questi mesi ha colpito soprattutto le grandi banche francesi come Bnp-Paribas, Socgen, Credit Agricole, anche loro molto esposte verso Atene. Dexia ha in bilancio titoli di stato del Paese ellenico per 3,8 miliardi, che poche settimane fa sono stati svalutati del 21 per cento sulla base del piano di salvataggio elaborato dalla Ue a luglio. Molti analisti giudicano però il taglio insufficiente.

Le prospettive per la Grecia sono sempre più nere e in effetti diverse banche europee hanno già iscritto perdite per il 40- 50 per cento del loro investimento sui bond di Atene. Se nei prossimi mesi anche Dexia fosse costretta ad allinearsi al livello del 51 per cento la manovra costerebbe almeno 1,5 miliardi. Non finisce qui. Perchè in bilancio c'è una gran quantità di titoli di altri Paesi in difficoltà come Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia. In totale si arriva così a 21 miliardi (Grecia compresa) su un portafoglio complessivo di 95 miliardi. Il rischio è alto, altissimo.

E a fare pulizia una volta per tutte non è bastato neppure l'intervento drastico del maggio scorso, quando il gruppo franco belga ha dato un taglio netto ad attività "tossiche" per 3,6 miliardi, in gran parte eredità della vecchia esposizione ai subprime. A giugno, quindi, i conti semestrali si sono chiusi in perdita per oltre 4 miliardi di euro. Con questi chiari di luna non sorprende che nei mesi scorsi Dexia, ancor più che le grandi banche francesi, abbia fatto una gran fatica a finanziarsi sui mercati internazionali, soprattutto negli Stati Uniti. Per evitare guai peggiori è dovuta intervenire la Banca centrale europea, che nel solo secondo trimestre ha prestato circa 34 miliardi all'istituto di Bruxelles, una somma in gran parte convertita in dollari. Niente paura, ci siamo qua noi, dicono adesso Parigi e Bruxelles. In Borsa però gli investitori si chiedono se davvero, in caso d'emergenza, i governi saranno in grado di far fronte ai guai a catena di tutte le grandi banche della zona.

 

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