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LA FRANCIA È AL CENTRO DI UNA TEMPESTA PERFETTA – LA CRISI POLITICA, CON LA CADUTA DEL GOVERNO BAYROU, È LEGATA AI CONTI PUBBLICI DISASTRATI: IL DEBITO È FUORI CONTROLLO AL 114% DEL PIL, IL 60% DEI CREDITORI E' COMPOSTO DA STRANIERI, MENTRE IL DEFICIT SFIORA IL 6% – LE NASCITE SONO IN CALO E LE SCUOLE IN DECLINO, LE TENSIONI SUI MIGRANTI SONO SEMPRE PIÙ ALTE – DOMANI IL PAESE SARÀ BLOCCATO DALLO SCIOPERO GENERALE E TORNA LO SPETTRO DEI "GILET GIALLI"
Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Francois Bayrou - voto di fiducia in parlamento
Per capire il grado di rabbia e disincanto fino alla derisione nei confronti dei politici, specie quelli in giro da cinquant’anni come François Bayrou, bisogna notare che ieri intorno alle 20.30 mentre il premier a Matignon salutava i ministri con uno champagne di addio per ringraziarli dei «nove mesi di profonda felicità passati assieme», a Parigi ma anche a Marsiglia, Digione, Nimes, ovunque in Francia, migliaia di persone si sono ritrovate in strada per brindare a loro volta, sia pure senza champagne, alla partenza di Bayrou, profondamente felici di non doverlo più vedere.
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debito pubblico e deficit in francia
Le birre e i festeggiamenti di ieri sera sono stati una specie di allenamento in vista della giornata del bloquons tout , il «blocchiamo tutto» di domani che promette di fermare la Francia con scioperi, manifestazioni e atti di protesta vari, dal non usare più bancomat e carte di credito per boicottare il sistema bancario a — temono i servizi e il ministero dell’Interno — gesti forse di maggiore impatto simbolico e soprattutto maggiore violenza, in vista dello sciopero generale già indetto dai sindacati per il 18 ottobre.
DATI SUL DEBITO PUBBLICO IN FRANCIA
La Francia è un Paese attraversato dalle stesse contraddizioni di tanti partner europei, con una qualità della vita ancora per certi versi invidiabile e una struttura economica che non è improvvisamente diventata quella di un Paese in via di sviluppo. Ma i conti pubblici disastrati e mesi di drammatizzazione del dibattito politico dipingono un quadro spaventoso.
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L’elenco nell’ultimo discorso pronunciato ieri dal premier è impietoso: dal 2000 la Francia produce molto meno dei vicini europei, la scuola che era il vanto nazionale è in declino dalle elementari all’università, il modello sociale è da reinventare perché la popolazione è scarsa e vecchia (la demografia, altro ex fiore all’occhiello dell’«eccezione francese», è ormai ferma anche qui), le migrazioni provocano problemi di identità nazionale, il Paese è indebitato e oltretutto il 60 per cento dei creditori sono stranieri, da 51 anni la Francia è in deficit...
FRANCOIS BAYROU emmanuel macron discorso alle forze armate 2
Una litania deprimente pronunciata da un uomo che era ministro già nel 1993, ma ha snocciolato le magagne come se finora avesse abitato su Marte. Tutti contro tutti Se questa è la visione dell’ormai ex governo, figurarsi quella delle opposizioni.
La sinistra moderata che spera di esprimere il successore di Bayrou evoca allora un Paese diventato il regno delle diseguaglianze — che smacco per Liberté, Égalité, Fraternité —, dove negli ultimi trent’anni il patrimonio delle prime 500 fortune del Paese è aumentato di 14 volte e dove basterebbe imporre la «tassa Zucman» (2% sui 1.800 francesi con un patrimonio oltre 100 milioni di euro) per trovare 20 dei 40 miliardi che mancano.
DATI SUL LA PRODUZIONE E SULLA CRISI ECONOMICA IN FRANCIA
La destra tentata dal lepenismo denuncia invece l’estensione dei «territori perduti della Repubblica», le banlieue dove comandano gli islamisti o i narcotrafficanti o entrambi. In questi giorni di ritorno a scuola, la notizia che gli spacciatori offrono quaderni, penne e zaini gratis alle famiglie di periferia è la versione brutale, e concreta, della formula «modello sociale in crisi» usata da Bayrou.
Nei prossimi giorni la Francia è chiamata a darsi un nuovo governo, affrontare questi problemi reali, certo, e anche a scuotersi da una descrizione di sé diventata declinismo e profezia che si autoavvera.
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