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SALVINI PROMETTE, GIORGETTI LO SMENTISCE – TRA I PALETTI DEL PATTO DI STABILITÀ, IL PESO DEI DAZI E IL PIL CHE RISTAGNA, LA COPERTA PER LA MANOVRA È CORTISSIMA. E IL MINISTRO DEL TESORO DOVRÀ SCONTENTARE TUTTI, A PARTIRE DAL LEADER LEGHISTA CHE È IN CAMPAGNA ELETTORALE PERMANENTE E HA ANNUNCIATO LA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE ESATTORIALI, LA FLAT TAX PER I LAVORATORI DIPENDENTI, LA REVISIONE DEL SISTEMA PENSIONISTICO – DA CERNOBBIO GIORGETTI HA LANCIATO UN MESSAGGIO CHIARO: “SULLA MANOVRA HO LETTO PROPOSTE FANTASIOSE DA CALCIOMERCATO...”

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Estratto dell’articolo di Stefano Iannaccone per “Domani”

 

giancarlo giorgetti in collegamento al forum ambrosetti di cernobbio

Stop all’aumento dell’età pensionabile, tagli alle tasse per il ceto medio, prelievo dalle banche, addirittura il grande ritorno della flat tax e chi più ne ha più ne metta. Mentre sullo sfondo il moloch dell’aumento delle spese militari, il piatto più indigesto del menù per Giancarlo Giorgetti, legato agli accordi con i partner internazionali.

 

Il libro dei sogni del governo Meloni sulla prossima manovra è stato sfogliato nelle ultime settimane guardando alle prossime elezioni. Ma è stato subito chiuso: i panni del professore severo sono stati indossati proprio da Giorgetti [...]

 

matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse

Sulla manovra il ministro dell’Economia è pronto di nuovo a scontentare tutti. I primi tagli saranno quelli fatti alle promesse di ministri e leader della maggioranza. Senza badare troppo al colore politico. Ne sa qualcosa il segretario della Lega e vicepremier, Matteo Salvini.

 

Il risultato è ambivalente: non ci sarà una manovra correttiva, ed è una buona novella per Giorgetti. La cattiva notizia è che gli stimoli alla crescita rischiano di diventare un pannicello caldo. Una sforbiciata alla pressione fiscale, qualche condono e misure temporanee sulla pensione. La ricaduta politica è pesante: quella di un governo che non mantiene nessuna delle promesse fatte.

 

Toccherà spiegarlo alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che qualcosa deve portare a casa. Giorgetti è infatti consapevole che la manovra cade in un momento delicato: a meno di due anni dalla fine della legislatura, ma soprattutto in piena volata elettorale per le regionali, in particolare dove si vota tra ottobre e novembre.

 

giancarlo giorgetti tommaso foti guido crosetto foto lapresse

Il ministro dell’Economia non vuole fare sconti, ancora di più con l’incertezza che aumenta all’orizzonte: gli effetti dei dazi si faranno sentire sul lungo tempo e l’escalation della guerra in Ucraina non rappresenta un segnale distensivo.

 

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Il vero cruccio del ministro leghista è la gestione delle spese militari. Lo ha evidenziato nel suo intervento al Forum Ambrosetti: «È difficile da spiegare all’uomo comune che i patti di stabilità si possono derogare soltanto per le spese per la difesa e non per altri tipi di spesa», fiutando l’aria degli attacchi pronti dalle opposizioni.

 

giancarlo giorgetti e matteo salvini ancona

«Ogni euro speso in missili è un euro tolto alla scuola, alla sanità, alla transizione ecologica. Ogni investimento in armi è un disinvestimento nella pace sociale», ha incalzato il deputato di Alleanza verdi-sinistra, Marco Grimaldi.

 

Dunque, Giorgetti non ha timore di pronunciare dei “no” al cospetto di un peso massimo dell’esecutivo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, convinto della necessità di accelerare sul fronte della spesa militare. Sia per rispettare i patti con la Nato che per garantire un potenziamento della capacità militate. La stella polare resta la tenuta dei conti, non ha intenzione di passare per quello che apre i cordoni della borsa indiscriminatamente.

 

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giorgia meloni giancarlo giorgetti guido crosetto

Il vero grattacapo politico per il ministro dell’Economia è il leader del suo partito, Salvini. La campagna elettorale permanente del segretario leghista non aiuta a mettere ordine nelle priorità: la rottamazione delle cartelle è un leitmotiv che va avanti da mesi, ben prima dello stop di agosto.

 

Addirittura c’è stato il rilancio salviniano sulla flat tax, la tassazione al 15 per cento per tutti i dipendenti, che era stata abbandonata dagli altri partiti per manifesta impossibilità a realizzarla. Al massimo potrebbe essere una detassazione degli straordinari, che è ben lontana dal concetto di flat tax. Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha aggiunto un altro capitolo al romanzo delle promesse governative: «La detassazione della tredicesima».

 

meloni salvini tajani

L’altra pietra angolare della propaganda leghista è la revisione del sistema pensionistico. La ricetta del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, braccio operativo di Salvini sulla previdenza, è quella di un meccanismo che cristallizzi la situazione per qualche anno. Giusto il tempo di fare campagna elettorale. Giorgetti ha usato una metafora calcistica calzante, visti i tempi: «Ho letto proposte fantasiose da calciomercato».

 

Insomma, è necessario fare qualche concessione, come un taglio alla seconda aliquota Irpef, chiesto da anni da Tajani con il placet di Meloni.

 

TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO

Ma con il rischio boomerang, evidenziato proprio da alcuni settori della Lega: un beneficio minimo per il ceto medio, quantificabile in poche decine di euro in busta paga al mese. Intanto la macchina della propaganda è partita, impossibile innescare del tutto la retromarcia anche su questo punto.

giancarlo giorgetti in collegamento al forum ambrosetti di cernobbio