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LA FRANCIA HA CONDANNATO GOOGLE E FACEBOOK A PAGARE 150 MILIONI E 60 MILIONI DI EURO RISPETTIVAMENTE PER L’USO ILLECITO DEI “COOKIES”, UTILIZZATI PER INVIARE PUBBLICITÀ IN BASE ALLE PREFERENZE DELL'UTENTE – I DUE GIGANTI DEL BIG TECH SAREBBERO ACCUSATI DI OFFRIRE “UN PULSANTE CHE PERMETTE DI ACCETTARE IMMEDIATAMENTE I COOKIES, MENTRE PER RIFIUTARLI SONO NECESSARI DIVERSI CLIC” – LE AZIENDE HANNO 4 MESI DI TEMPO PER MODIFICARE LA FUNZIONE, ALTRIMENTI…
francia google facebook cookies
Leonardo Martinelli per "la Stampa"
La Francia si conferma particolarmente agguerrita nei confronti dei potentissimi Gafam, i gruppi nordamericani che dominano l'universo digitale. Stavolta è toccato a Google e a Facebook. La Cnil, l'organo pubblico che a Parigi vigila sulla protezione dei dati personali, ha annunciato ieri due multe a loro carico (150 milioni di euro per Google e 60 per Facebook) a causa di un utilizzo illecito dei cookies.
Sono le stringhe di tracciamento utilizzate per inviare pubblicità in base alle preferenze dell'utente: insomma, per profilarlo. Nel 2018 l'Unione europea ha adottato un regolamento, che ha introdotto in merito regole più severe. Quando gli utenti aprono un sito web, ricevono un avviso per autorizzare l'utilizzo dei cookies, per modificarne parzialmente l'uso o per non accettarli proprio.
Ma, secondo la Cnil, «i siti facebook.com, google.fr e youtube.com (ndr, quest' ultimo è controllato da Google) offrono un pulsante che permette di accettare immediatamente i cookies», mentre per rifiutarli completamente «sono necessari diversi clic». Così sono scattate le due ammende. Google e Facebook devono a questo punto adeguarsi. Hanno quattro mesi di tempo, altrimenti, alla scadenza, pagheranno 100mila euro al giorno.
Google aveva già incassato dall'organismo francese una multa di 100 milioni di euro per lo stesso motivo nel dicembre 2020, che aveva contestato. Ma ieri un portavoce del colosso Usa ha dichiarato: «Ci impegniamo ad attuare ulteriori cambiamenti e a lavorare attivamente con la Cnil, in risposta alla sua decisione». Facebook ha voluto rassicurare specificando che «stiamo esaminando il provvedimento». Segno che le maniere dure già sperimentate in altri casi da Parigi con i Gafam certe volte funzionano.
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