
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…
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La fortuna è cieca, ma il Ceo di EssilorLuxottica ci vede benissimo. A Parigi, il 29 aprile, l’assemblea dei soci del colosso dell’occhialeria controllato dalla folta famiglia Del Vecchio, ha scodellato non solo un bilancio 2024 con utile record di 2,35 miliardi, ma anche un sorprendente, quindi inaspettato, Francesco Milleri.
Il 61enne manager di Città di Castello, che governa gli affari della litigiosa dinastia Del Vecchio, ha infatti cambiato parole e musica rispetto allo spartito che lo vede da anni al guinzaglio dell’ottuagenario Francesco Caltagirone, sempre più posseduto dal sogno allucinatorio di conquistare il Leone di Trieste.
In tutte le partecipazioni azionarie, da Mediobanca a Generali fino a Mps, Caltagirone e Del Vecchio hanno reagito alla loro emarginazione dai salotti finanziari a misura Duomo, operando immancabilmente in duplex. Tant’è che già a inizio 2022 Mediobanca e Generali chiedevano, invano, alle autorità di vigilanza, Consob e Ivass, di accertare se ci fosse un’azione di concerto tra il gruppo Caltagirone e Delfin per espugnare la compagnia assicurativa triestina, primo forziere d’Italia con un patrimonio di 843 miliardi.
GLI INTRECCI TRA DELFIN E CALTAGIRONE
Fallito tre anni fa il primo affondo, Calta ha cambiato il piano di conquista con lo sbarco del governo Meloni: al suo fianco c'è il protettivo governo di ‘’Pa-Fazzo Chigi’’ che ha messo a disposizione dell’ex palazzinaro romano, sempre con la Delfin di Milleri al seguito, quel Cavallo di Troia necessario per espugnare Generali: il Monte dei Paschi di Siena, il cui primo azionista con l’11% è il Ministero dell’Economia.
Fino a ieri l’obiettivo dell’Ops su Mediobanca di Mps-Calta-Milleri puntava a intascare il 13,1% di Generali che ha in pancia l’istituto meneghino guidato da Alberto Nagel, necessario per entrare nel regno di Generali. Ma Nagel ha sparigliato la partita lanciando a sua volta un’Ops su Banca Generali, un asset controllato dalla compagnia assicurativa con il 52%, offrendo in cambio la sua concupita quota del Leone.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
A questo punto, il perimetro del risikone bancario prendeva tutto un altro aspetto. Intanto, la domanda: una volta svuotata Mediobanca del “tesoretto” di Generali, obiettivo primario di Caltariccone per costringere alla resa Trieste, valeva la pena di mettere in piedi tutto ‘sto casino di Ops?
Secondo punto di vista: la fusione Mediobanca-Banca Generali darebbe vita al terzo istituto di credito per amministrazione di patrimoni in Italia. Un bel salto di qualità. Del resto, il Ceo del Leone, Philippe Donnet, ha sempre rimbalzato qualsiasi trattativa di vendita di Banca Generali (ne sa qualcosa Nagel) per il semplice motivo che per il Leone è una gallina dai dividendi d’oro: vale tra il 4 e il 5% dell’utile di Generali.
Oggi Luca Fornovo su “La Stampa” informa: “L'annuncio di Piazzetta Cuccia di voler acquistare Banca Generali per creare un maxipolo del risparmio gestito tutto italiano (210 miliardi di euro di masse totali) è stato decisamente apprezzato dal mercato’’. Aggiunge: “Negli ultimi cinque giorni il titolo Mediobanca ha guadagnato il 9,37% facendo salire al 4,5% lo sconto (circa 700 milioni di euro) sull'offerta che la banca senese Monte Paschi (Mps) ha lanciato su Piazzetta Cuccia”.
E conclude: “Alle attuali condizioni di mercato sembrerebbe, quindi, più difficile e meno conveniente per gli investitori di Mediobanca aderire all'offerta del Monte, salvo un rilancio del prezzo che al momento non è in discussione’’.
E così, arriviamo al Milleri vestito di nuovo di Parigi. Interpellato sull’Ops lanciata da Mediobanca su Banca Generali, ha sorpreso tutti rilasciando espliciti segnali di apertura a Nagel: “Alcune cose le ha fatte… Lui sta cercando di cambiare il ruolo di Mediobanca, c’è da apprezzarlo”.
Il timoniere di Delfin ha continuato glassando di saccarosio le aspre critiche di ieri alla governance “sterile” di Nagel. Apprezzamento che è arrivato al punto di chiamare per nome, Alberto e Philippe, al pari di vecchi amici, quei due sciagurati che si sbattono da anni per sbarrare il passo alla Delfin e al suo alleato romano: ‘’Dato che sono professionisti che gestiscono questo business da nove anni e Philippe (Donnet, ndr) è una persona che ha dimostrato di fare le cose correttamente, aspettiamo che ci spieghino le loro ragioni. Alberto (Nagel, ndr) alcune cose per Mediobanca credo le abbia già fatte. Sta cambiando la forma della banca”.
A quel punto, Andrea Deugeni di “Milano Finanza” non poteva non chiedere al parigino Ceo di EssilorLuxottica: ’’All’assemblea di Mediobanca, convocata per il 16 giugno sull’offerta totalitaria su Banca Generali, cosa farà quindi Delfin?’’.
La risposta di Milleri avrà di certo mandato in tilt la pressione arteriosa dell’imprenditore-editore romano, trasformando il sangue in calcestruzzo: “A oggi non abbiamo ancora assunto nessuna decisione, ci manca un pezzo dell’informazione e quando avremo tutto, voteremo sempre nell’interesse delle aziende e a sostegno del management e dei piani industriali che portano valore. Se ci spiegheranno che questa è un’operazione che porta valore in entrambe le società, allora ci vedrà sicuramente a favore’’.
Sottolinea “Milano Finanza”: “Per Milleri l’offerta lanciata da Mediobanca su Banca Generali non inficia l’affondo della banca senese: “Non mi sembra sia un ostacolo per il piano industriale’’, ha spiegato ancora ricordando che il ceo Lovaglio “ha illustrato un piano in cui la partecipazione di Mediobanca in Generali era quasi un elemento estraneo o di disturbo”.
i dividendi di Caltagirone in Generali dal 2015 al 2024
Gran finale del delfino di Delfin: “Ne consegue’’, scrive “MF”, che “Mps avrebbe la possibilità di acquisire un’azienda più omogenea e strutturata che va dalla banca retail al credito al consumo, con un leader nel risparmio gestito. Dal punto di vista di Siena è solo positiva”.
Sul come e perché l’operazione di Nagel abbia ricevuto gli applausi di Mps che ha lanciato l’Ops su Mediobanca, supportato dalle quote azionarie della Delfin di Milleri e del Gruppo Caltagirone, va ricordato che il Ceo senese Luigi Lovaglio è alla guida della banca grazie all’11% che ha in tasca il Mef, capitanato dal ministro leghista di Varese, Giancarlo Giorgetti.
RISIKO BANCARIO - BANCO BPM - MONTE DEI PASCHI DI SIENA - MEDIOBANCA
E non ci sono dubbi che gli interessi bancari del partito di Matteo Salvini (a parte Mps, la loro bandiera è sempre stato Banco Bpm) hanno poco a che vedere con quelli fazzo-meloniani di Caltagirone. Un diverso atteggiamento di cui se ne è accorto amaramente l’Unicredit di Orcel quando ha lanciato l’Ops sull’istituto padano guidato da Giuseppe Castagna: il Mef ha subito alzato il muro del Golden power.
Secondo gli addetti ai lavori di Piazza Affari, al pari della diversità di interessi che divide Lega e Fratelli d’Italia nella maggioranza di governo, una difformità di obiettivi potrebbe benissimo starci anche tra gli eredi della famiglia Del Vecchio rispetto al piano dei “caltagironesi’’ dei Palazzi romani.
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
Magari, l’occhialuta Dynasty di Agordo se ne fotte delle alleanze politiche romane (“Generali a noi! Abbiamo il terzo polo bancario!’’): il problema più importante per loro è l’ammontare dei dividendi da intascare ogni anno dall’impero fondato da babbo Leonardo. E sulla cuccagna degli utili, Nagel e Donnet non hanno mai avuto il braccino corto, non hanno mai deluso i loro azionisti (dal 2015 al 2025, durante la gestione di Donnet, l’investimento di Calta in Generali, ha fruttato la sommetta di 960 milioni di euro).
paolo savona foto di bacco (4)
Altre voci aggiungono agli utili doviziosi, anche un ulteriore aspetto: l’aperta ostilità da parte dei colossi finanziari internazionali al famigerato Decreto Capitali patrocinato da Caltagirone e dai Fratelli d’Italia, di cui finora la Consob di Paolo Savona se ne guarda bene di licenziare un regolamento che punta ad attribuire ai “soci stabili” un demenziale maggior potere in Cda rispetto ai nuovi investitori.
Una diffidenza quella dei fondi che si è ben notata quando Banca Intesa Sanpaolo di Carlo Messina ha spinto Assogestioni a presentare una propria lista al Cda di Generali, nella speranza di avere un consigliere a scapito della lista Mediobanca, diventando arbitro dei due contendenti. Mossa fallendo clamorosamente: BlackRock e compagni non si sono fidati di ritrovare un domani il loro voto dalla parte di chi è il ‘’padrino’’ del detestato Decreto Capitali.
LARRY FINK DI BLACKROCK ALLA CONFERENZA CERAWeek di Houston
E chissà se dell’aperta ostilità dei mercati al caltagironismo societario, ben presenti nell’azionariato di EssilorLuxottica, ne avranno tenuto conto Milleri e la famiglia Del Vecchio, presente al gran completo all’assemblea parigina degli azionisti in quanto detentori del 32,26% del colosso dell’occhialeria mondiale.
Comunque, una cosa è certa: gli eroi del risikone avranno bisogno di tanto Xanax per dormire sonni tranquilli almeno fino al 16 giugno quando l’assemblea di Mediobanca dovrà decidere sull’offerta totalitaria su Banca Generali, dove a Nagel servirà il miracolo di ottenere il 51% dei consensi. Dopodiché, inizierà il secondo tempo con l'Ops di Monte dei Paschi su Mediobanca: quanti saranno gli investitori che riterranno l'offerta caltagironesca congrua e decideranno di aderire? Ah, saperlo…
POST SCRIPTUM
A proposito di Andrea Orcel. C’è molta attesa sulle future mosse del vispo Ceo di Unicredit. E si chiedono: che rivincita frulla nella testa tirata a lucido del Ceo di Unicredit, dopo il ‘’giù le mani dalla nostra Bpm’’, a cui è seguito il flop di diventare l’arbitro con la quota del 6,5% del capitale di Generali nella sfida della lista Mediobanca contro la lista Caltagirone, fino all’annuncio di Milleri della possibile vendita della quota del 2,7% detenuta da Delfin in Unicredit? Intanto, la scalata di Orcel alla seconda banca tedesca, Commerbank, con Merz al potere si annuncia sempre più ardua…)
giancarlo giorgetti e matteo salvini ancona
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