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Camilla Conti per “La Verità”
Seduta di realizzi, ieri, sul titolo Autogrill che comunque incassa commenti positivi in relazione a una possibile aggregazione con la svizzera Dufry da cui nascerebbe un colosso da oltre 6 miliardi di capitalizzazione.
I titoli del gruppo controllato dalla famiglia Benetton hanno lasciato sul terreno di Piazza Affari il 4,8% a 6,97 euro, dopo il rally di martedì spinto dalle indiscrezioni di Bloomberg sull'esistenza di negoziati in corso con Dufry per una eventuale fusione.
Autogrill ha poi indicato in una nota che, «nell'ambito della propria strategia di crescita, il gruppo è interessato a valutare diverse opportunità strategiche e a tal fine intrattiene interlocuzioni anche con operatori del settore nell'obiettivo prioritario della promozione dello sviluppo di Autogrill e del perseguimento della creazione di valore per tutti gli stakeholder». Nessuna smentita, dunque.
L'accordo potrebbe essere simile a quello stretto tra Essilor e Luxottica con Dufry che offre azioni Dufry ad Autogrill e la holding dei Benetton, Edizione, che scambia la sua quota del 50,1% di Autrogrill con una quota di un'entità combinata compresa tra il 20 e il 25%.
Mentre il mercato si interroga sulle combinazioni dell'operazione e sulle possibili sinergie industriali, però, non deve passare inosservato un dettaglio su quella che potrebbe essere la compagine azionaria dell'eventuale gruppo post matrimonio.
Perché Dufry conta tra i soci di maggior peso Advent (al 10,11%) e il fondo sovrano del Qatar (al 6,9%) ma ha anche firmato recentemente un accordo di joint venture con Alibaba in Cina che ha fatto entrare il colosso di Jack Ma nel capitale della società di Basilea con una partecipazione del 5,4%.
Secondo alcuni broker si tratta di un punto di forza perché in caso di nozze verrebbe allargata l'esposizione geografica del gruppo nella regione dell'Asia Pacifico e nel Medio Oriente, dove Dufry potrebbe fungere da facilitatore per ampliare l'ambito geografico di Autogrill. La presenza dei cinesi nel capitale rischierebbe però di diventare anche ingombrante.
Potrebbe esserci ampia materia per spingere il governo a esercitare lo «scudo» del golden power? Andrebbe inoltre chiarito se Alibaba è solo un azionista passivo e se ci sono accordi commerciali con la paytech Alipay.
Attualmente, il 50,1% di Autogrill (che capitalizza 2,8 miliardi) fa capo a Schematrentaquattro, a sua volta controllata al 100% da Edizione. Con un eventuale deal la holding dei Benetton perderebbe la maggioranza assoluta e rimarrebbe con una quota di maggioranza relativa che ci si aspetta sarà intorno al 20%.
L'obiettivo di Edizione resta quello di rimanere azionista di riferimento delle società ritenute strategiche, ossia Atlantia (su cui pochi giorni fa è stata lanciata un'Opa insieme con Blackstone) ma anche Autogrill e Benetton group. Già in passato il principale azionista di Autogrill ha segnalato di essere aperto a diluire la sua partecipazione al di sotto del 50%, soprattutto in caso di una trasformazione che preveda una fusione con uno dei principali concorrenti.
Inoltre, la società aveva dichiarato che l'aumento di capitale di 600 milioni di euro dello scorso anno era mirato a rafforzare la struttura finanziaria del gruppo per consolidare il suo posizionamento di leadership e per essere pronta a cogliere sfruttare le potenziali opportunità di mercato. Non solo. Gli stessi rapporti di Autogrill con Dufry sono consolidati, tanto che nel 2015 proprio la società svizzera aveva rilevato il controllo dello spin off World duty free per 1,3 miliardi.
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