DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Spini per “la Stampa”
Cara costa ai francesi l'avventura telefonica italiana. Vivendi, a tre anni dall'ultimo «write-down» da un miliardo, svaluta ancora la sua partecipazione in Tim, di cui è primo socio col 23,75%.
La nuova correzione - pure all'interno di un bilancio 2021 ricco, con ricavi in crescita del 10,4% e un margine lordo più che raddoppiato a 690 milioni - è pari a 728 milioni e abbassa il prezzo di carico di circa 20 centesimi dal precedente valore di 0,857 euro.
Ora è pari a 0,657 euro, quasi il 40% in meno del prezzo medio di 1,071 euro a cui il gruppo che fa capo alla famiglia di Vincent Bolloré aveva acquistato le azioni. Una svalutazione che si è resa necessaria, viene spiegato, «in particolare per tenere conto delle incertezze economiche e dei cambiamenti strategici che potrebbero influenzare le prospettive di Telecom Italia».
bollore e de puyfontaine assemblea vivendi
Anche ridotta a 65,7 centesimi, la valutazione francese di Tim resta ottimista rispetto a un titolo che, pur al secondo giorno di recupero (+6,81% ieri) dal capitombolo del 30% seguito ai conti 2021(chiusi con un rosso da 8,7 miliardi) e al piano (prudente negli obiettivi e che rimanda a giugno modalità e target dello scorporo della rete), resta assai basso: 26,28 centesimi.
E a contribuire alla parziale risalita è più che altro il ritorno al centro della scena della manifestazione di interesse di Kkr, che prospetta un'Opa amichevole a 50,5 centesimi. Domenica pomeriggio si terrà un cda che si annuncia dibattuto, perché dovrà decidere che cosa rispondere al fondo americano che ha chiesto di poter eseguire una «due diligence», un esame sui conti su cui attende un «sì» o un «no» da oltre tre mesi.
Che fare con gli americani, dunque? In vista della riunione, Vivendi si schiera con l'ad Pietro Labriola e con il piano da lui messo a punto con la consulenza di Mediobanca e Vitale&Co. «Tim sotto la nuova leadership è nella posizione di poter mantenere le sue promesse, e ottenere un valore più grande del corrente valore azionario», dice agli analisti il presidente di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, durante la conferenza in cui illustra i conti chiusi con utili «monstre» da 24,692 miliardi grazie al guadagno dal deconsolidamento di Universal Music Group.
De Puyfontaine punta sul nuovo ad di Telecom che, assicura, saprà «riportare il gruppo dove merita di stare». Accanto al «pieno sostegno» al progetto di Labriola, Vivendi «guarda» anche «a tutte le opzioni strategiche in futuro». Anche perché Tim, spiega il manager, potrà raggiungere i suoi obiettivi «di medio termine» se Labriola «saprà coinvolgere potenziali partner sul mercato italiano».
Labriola, in ogni caso, non si discute: Puyfontaine ne ricorda i successi in Brasile e «mi aspetto faccia lo stesso in Italia». Il manager si definisce «pragmaticamente ottimista: siamo ad un nuovo inizio, mi aspetto che il prezzo delle azioni rimbalzi e anche le performance di Tim in questo nuovo capitolo».
Se lo augurano anche molti hedge fund e piccoli azionisti, combattuti tra la chimera Kkr e le insidie del piano interno. Il cda di Tim è spaccato in due. I consiglieri in quota Assogestioni e altri indipendenti vogliono sondare fino in fondo tutte le opportunità, Kkr compresa.
FRANCO BERNABE' ARNAUD DE PUYFONTAINE
La scelta se aprire o meno agli americani si terrà anche i base alle analisi degli advisor Goldman Sachs e LionTree che, giocoforza, saranno tarate sul piano presentato da Labriola, ovvero quello «inerziale» che ancora non tiene conto della separazione della rete.
Per questo i francesi e non solo vorrebbero che al cda di domenica arrivasse pure il «memorandum of understanding» di Tim e Cdp per rimettere in pista fin da subito la rete unica con Open Fiber, la carta capace di chiudere il dibattito. Domenica, però, probabilmente il documento non ci sarà: lo tengono bloccato i dubbi antitrust legati alle gare Pnrr a cui parteciperanno tanto Tim quanto Open Fiber. Probabile che si scelga una via di mezzo: chiedere a Kkr di fare chiarezza sul suo piano. E rimandare ancora una decisione finale, sperando che a dirimere la questione sia il governo.
PIETRO LABRIOLAluigi gubitosi pietro labriola pietro labriola
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