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GENERALI IN POLITICA - LA SFIDA SUL LEONE ARRIVA IN PARLAMENTO: LUIGI MARATTIN, CAPOGRUPPO DI “ITALIA VIVA” IN COMMISSIONE BANCHE, SI È DIMESSO IN POLEMICA CONTRO LA GRILLINA CARLA RUOCCO, CHE HA CONVOCATO L'AD DELLA COMPAGNIA PHILIPPE DONNET - LE DIMISSIONI DEL RENZIANO SONO UN ASSIST PER DRAGHI E GIAVAZZI, CHE NON GRADISCONO LA SPETTACOLARIZZAZIONE POLITICA DELLA DISFIDA TRA CALTAGIRONE E NAGEL…

Claudio Antonelli per “La Verità”

 

PHILIPPE DONNET

La disfida su Generali e sul futuro di Mediobanca vede ormai affrontarsi apertamente due mondi separati. Due comparti della finanza con poche radici in comune. Da un lato il mondo guidato da Alberto Nagel e dal ceo di Generali, Philippe Donnet, e dall'altra l'editore Francesco Gaetano Caltagirone, la fondazione Crt e, a un passo di distanza, il patron dell'occhialeria Leonardo Del Vecchio. Fino a ieri i partiti politici si sono ben guardati dal mettere becco nella partita.

 

francesco gaetano caltagirone

Strano ma vero, hanno cercato di scansarsi ogni qualvolta c'era il rischio di essere coinvolti. Nonostante Generali sia una cassaforte del debito pubblico italiano e nonostante l'intelligence in più occasioni, l'ultima alla fine del 2021, abbia lanciato un alert circostanziato. Tra i due litiganti il rischio è che arrivi qualcuno dall'estero e goda. Tradotto: si inserisca nella partita con l'intento di spacchettare la più grande compagnia assicurativa tricolore.

 

luciano cirina

Un silenzio politico che appunto è stato infranto ieri da Luigi Marattin, capogruppo per Italia viva nella Commissione Banche. Ha comunicato via Twitter la decisione di dimettersi dall'organo di controllo del mondo bancario in segno di disappunto con la decisione di convocare il numero uno del Leone, Philippe Donnet. «Questa mattina ho presentato le dimissioni da membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario», ha scritto il renziano.

 

LUIGI MARATTIN

«Da tempo ero in totale disaccordo con la conduzione della commissione che, lungi dal fare inchieste sul passato, è stata fin dall'inizio utilizzata per altri dubbi scopi, primo tra tutti il tentativo di appropriarsi di competenze delle commissioni parlamentari permanenti.

 

Ma la recente convocazione di Donnet ha superato ogni limite», ha chiosato per poi aggiungere: «Alla vigilia dell'assemblea degli azionisti che dovrà eleggere il nuovo cda di una società privata», ha concluso, «una delle due parti in competizione viene chiamata in audizione per esporre dettagliate informazioni di bilancio, piani industriali e persino per chiedere conto di decisioni interne».

 

LE LISTE DEI CANDIDATI PER IL CDA GENERALI

Il riferimento, sebbene non circostanziato, è chiaro. Il dito di Marattin è puntato contro la collega grillina Carla Ruocco che - come ha ben documentato il quotidiano di Caltagirone - ha preso carta e penno e invitato Donnet a presentarsi in Aula il prossimo martedì.

Sono in molti a credere che la deputata 5 stelle molto vicina a Virginia Raggi non voglia esattamente stendere una passerella al manager di origine francese.

 

francesco gaetano caltagirone

L'addio di Marattin non mira a bloccare la convocazione, che ormai è incanalata, ma a sollevare il tema che difficilmente potrà ora essere ignorato dalla politica romana e dai partiti. Nel medio termine c'è da scommettere quindi che sinistra e centro destra la politica si schiererà. Nel breve termine, il tema è di altra natura e tocca Palazzo Chigi. Marattin ha spiegato - sempre sui social - di aver agito in totale autonomia, e nessuno immagina il contrario. A quanto risulta alla Verità, un confronto però ci sarebbe stato. Non all'interno di Iv, ma con Francesco Giavazzi, consigliere del premier Mario Draghi.

 

il piano della lista caltagirone per generali

Le dimissioni dell'esponente renziano sono un assist per il governo che sembrerebbe non gradire la spettacolarizzazione della disfida su Generali tramite il megafono del Parlamento. Troppo caos creerebbe una eco in grado di arrivare fuori dai confini e porterebbe i fondi esteri a dubitare della stabilità del comparto e di una grossa fetta del debito pubblico. D'altronde l'atteggiamento di Draghi e Giavazzi sul tema di Trieste è connotato da totale silenzio, almeno fino ad ora. Non solo.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Anche l'iniziativa di legge messa in pista dal piddino Luciano D'Alfonso gode di una particolare caratteristica. È uno dei pochi Ddl avversato praticamente da tutti, compresi i colleghi di partito del firmatario. Dopo qualche fiammata e diverse interviste all'azzurro Sestino Giacomoni il disegno di legge, che mira a riorganizzare la governance delle quotate e che sembra fatto su misura per Generali, è finito su un binario morto.

 

carla ruocco foto di bacco (4)

Se l'analisi dei fatti è corretta, il messaggio di Palazzo Chigi destinato ai grillini sembra quello di tenersi fuori dalla battaglia. D'altronde, non è il primo tavolo di attrito tra Mef e 5 stelle. Basti pensare agli ultimi mesi di Mps e al difficile allontanamento dal board di Guido Bastianini, voluto e sostenuto dai grillini e fino all'ultimo ancorato al suo ruolo di amministratore delegato.

 

generali.

 Inutile dire che la risonanza mediatica della commissione ha solo in parte nascosto la notizia proveniente da Trieste. Ieri mattina i vertici di Generali hanno licenziato Luciano Cirinà «violazione degli obblighi di lealtà e dalla grave violazione di altri obblighi previsti dal contratto di lavoro». Il manager da anni responsabile dell'Est Europa al fianco di Donnet è stato candidato come ad nella lista di Caltagirone. La scorsa settimana al fianco del socio romano aveva presentato il piano industriale alternativo.

PHILIPPE DONNET GENERALI luigi marattincarla ruocco foto di baccoclaudio costamagna