DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Spini per “La Stampa”
I casi sono due: o Luciano Cirinà diventerà il prossimo ad delle Generali, ruolo per cui l'ha candidato Francesco Gaetano Caltagirone. Oppure dovrà occuparsi d'altro. Lontano dal Leone, visto che il cda della compagnia, ieri, ha dato il benservito all'ormai ex responsabile di Austria e Centro-Est Europa.
Accusa pesante, quasi infamante per un top manager: «Violazione degli obblighi di lealtà» e «grave violazione di altri obblighi previsti dal contratto di lavoro». Il licenziamento è arrivato a stretto giro dalla sospensione («che giuridicamente non è un provvedimento disciplinare», puntualizzò Cirinà) con cui sempre il cda - che partecipa alla competizione sui vertici con una lista che ripropone Philippe Donnet alla guida - mercoledì scorso l'aveva avvertito che, da dipendente, non poteva aver rapporti con stampa, investitori e authority.
Poi venerdì il suo nome stampigliato sul contropiano della lista di Caltagirone e la sua partecipazione alla presentazione milanese hanno tolto al consiglio ogni dubbio.
Chi l'ha sentito dagli Usa, dove ha iniziato il road show con Claudio Costamagna (quest' ultimo in lizza come presidente), lo ha trovato tranquillo, non sorpreso ma sicuro di non aver fatto quanto gli viene contestato.
Anzi: sarebbe allo studio un'azione legale per chiedere i danni al Leone. Cirinà paga il doppio ruolo di candidato critico contro un piano, quello di Donnet, che egli stesso venerdì ha ammesso di «aver contribuito» a stilare. «E non lo rinnego», ha detto. Secondo un portavoce della lista Caltagirone, come riportato dal Financial Times, il licenziamento equivale a un «atto di debolezza» che getta «discredito» su un manager «che aveva chiesto un'aspettativa non retribuita che non gli è stata concessa».
Il livello di scontro è tale che se ne vuole occupare anche il Parlamento quasi fosse supplente della Consob. La presidentessa della Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, Carla Ruocco, dopo aver convocato l'ad delle Generali Donnet (anch' egli negli Usa per incontrare investitori), ha esteso la richiesta agli altri attori in campo: Caltagirone, Assogestioni (in caso, probabile, di presentazione di una terza lista) e Ivass, l'authority delle assicurazioni.
il piano della lista caltagirone per generali
Non è la prima volta che Ruocco vuole entrare nelle grandi partite finanziarie, anche se private: tempo fa aveva pensato di convocare pure Leonardo Del Vecchio per via della sua scalata al 19,9% di Mediobanca, poi la cosa decadde. Ora invece si va avanti con tutti i protagonisti della saga di Trieste, ma qualcuno preferisce scendere dal treno. È il caso di Luigi Marattin (Italia viva) che ieri si è dimesso dalla commissione.
LE LISTE DEI CANDIDATI PER IL CDA GENERALI
Il deputato renziano parla di «dubbi scopi» dell'organismo, «primo tra tutti il tentativo di appropriarsi di competenze che sono invece proprie di commissioni parlamentari permanenti». Ma la convocazione di Donnet «ha superato ogni limite». Osserva amaro Marattin: «Facevo parte di un "autorità" di regolamentazione finanziaria, e non lo sapevo».
Intanto gli analisti in larga parte continuano a mostrarsi scettici sulla fattibilità dell'ambizioso contropiano di Caltagirone. I riflettori accesi sulla partita però rafforzano l'«attrazione speculativa» di Generali, diventate di nuovo allettanti per tanti fondi attivisti che hanno contribuito al +3,71% di ieri a Piazza Affari, dove il titolo ha raggiunto livelli che non vedeva dal 2008, a 20,14 euro.
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