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Francesco Spini per "La Stampa"
Prima la Consob che non si accontenta delle spiegazioni lette sulla relazione semestrale e chiede alle Generali ulteriori dettagli. Poi l'Ivass che ora impone al cda triestino un supplemento d'indagine.
Anche perché, nell'affaire sulle operazioni in perdita «in private equity e fondi alternativi» costate al gruppo tra i 200 e i 300 milioni e finite nel mirino delle authority - rispettivamente - di mercato e del settore assicurativo, si scopre che non più solo i numeri uno, ma anche manager di livello più basso qual era Raffaele Agrusti riescono a uscirsene (dal 31 dicembre) con buonuscite da favola: a lui, che era dg e Cfo di gruppo, andrà la bella cifra di 6,1 milioni di euro lordi, che comprende un incentivo all'esodo.
Per dire: la cosa ha colpito anche l'Ivass che, tra le richieste indirizzate al cda, «alla luce degli approfondimenti richiesti sui fatti che hanno riguardato i cosiddetti investimenti alternativi, previo parere del comitato per la remunerazione» ha inserito quella di esprimere una «valutazione sull'adeguatezza del trattamento di fine rapporto», pure «considerando l'eventualità di ricorrere all'applicazione di clausole di claw-back», tese a recuperare quanto dato.
Lo stesso viene chiesto anche per Giovanni Perissinotto, l'ex ad che incassò - al momento del commiato, a metà 2012 - 10,6 milioni di euro. Eppure proprio lui e Agrusti ora, dopo le sollecitazioni di Consob, vengono individuati come quelli a cui facevano capo «i principali ruoli decisori o di gestione attiva nelle operazioni oggetto di indagine». Dal gruppo assicurativo guidato dal ceo Mario Greco - che oggi presenterà i conti dei primi 9 mesi - si sottolinea che, escluso «qualsiasi profilo di rilevanza penale», sulla scorta di un parere legale anche «dal punto di vista civilistico» il cda ha deciso di «non procedere, allo stato, a possibili azioni risarcitorie nei confronti dei manager».
Questo per la «difficoltà di collegare le irregolarità emerse a danni risarcibili a norma di legge», anche considerando che taluni degli investimenti (che hanno coinvolto in via diretta o indiretta anche i cosiddetti soci veneti di Generali attraverso Ferak ed Effeti: dalla famiglia Amenduni, alla Finint di Enrico Marchi e Andrea De Vido, a Palladio Finanziaria) «non sono ancora giunti a scadenza».
Generali ha invece deciso di procedere a una «risoluzione consensuale del rapporto di lavoro» con Agrusti. Questo sul «rischio che una soluzione contenziosa conducesse a conseguenze più onerose per la società » e volendo mantenere transitoriamente la collaborazione del manager.
Di qui l'accordo milionario, coi 6 milioni e rotti che includono «obblighi reciproci di riservatezza anche in merito ai contenuti dell'accordo». Il collegio sindacale monitora la situazione riservandosi «ogni ulteriore valutazione» qualora «dovessero emergere nuove evidenze». L'Ivass invece vuole che il comitato controllo e rischi esegua una nuova valutazione sui fatti da sottoporre nuovamente al cda, che «dovrà pronunciarsi nuovamente in merito all'azione di responsabilità » nei confronti di Perissinotto e Agrusti.
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