giancarlo giorgetti - foto lapresse

IL GIORGETTI FURIOSO – IL MINISTRO DEL TESORO HA PRESO MALISSIMO LA DECISIONE DELL’INPS DI ADEGUARE GLI STIPENDI DEI DIRIGENTI DI PRIMA FASCIA, SFRUTTANDO LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE CHE HA RITENUTO ILLEGITTIMO IL TETTO DI 240MILA EURO L’ANNO – L’ISTITUTO NON HA ATTESO IL DECRETO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO CHE DEVE REGOLARE I NUOVI COMPENSI DIRIGENZIALI – “CHE FIGURA CI FACCIAMO?”, DEVE AVER PENSATO GIORGETTI PROPRIO MENTRE CERCA DISPERATAMENTE LE COPERTURE PER BLOCCARE L'AUMENTO DELL’ETA PENSIONABILE. E COSÌ HA SUBITO CHIESTO CHIARIMENTI AI VERTICI DELL’INPS…

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Estratto dell’articolo di Stefano Iannaccone per “Domani”

 

giancarlo giorgetti - foto lapresse

Nessuna fuga in avanti sugli stipendi dei dirigenti pubblici. Il ministero dell’Economia e quello della Pubblica amministrazione non hanno gradito la decisione dell’Inps, svelata da Domani, di adeguare gli stipendi dei dirigenti di prima fascia, sfruttando subito l’onda della sentenza della Corte costituzionale.

 

Il pronunciamento dello scorso 28 luglio ha infatti ritenuto illegittimo il tetto dei 240mila euro fissato inizialmente dal governo Monti e consolidato da Matteo Renzi. Quindi il limite è salito a 311mila euro, equiparandolo a quello del primo presidente della corte di Cassazione.

 

Valeria Vittimberga

All’Inps hanno colto l’occasione al volo. Solo che, avvertono dal governo, il passaggio non deve essere consequenziale. E stoppano qualsiasi operazione in tal senso. L’intervento di Giorgetti Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha subito chiesto chiarimenti ai vertici dell’Inps. Secondo quanto si apprende dal Mef, Giorgetti avrebbe detto che «se la notizia fosse confermata, non condividerebbe il metodo applicato».

 

Perché, è il ragionamento che avrebbero fatto dal dicastero di via XX Settembre, «c’è stata una sentenza che va sicuramente applicata, ma le amministrazioni non possono fare da sé». [...]

 

La questione è anche politica oltre che di immagine. Giorgetti è alle prese con il problema di sterilizzare l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile, a partire dal 2027, come previsto dalle norme in vigore. L’intervento è più complicato del previsto: rischia di non rientrare nella prossima manovra per un intreccio di burocrazia e assenza di risorse, tradendo un impegno assunto proprio dalla Lega.

 

inps

E nel frattempo i dirigenti dell’Inps pensano di poter beneficiare del ritocco al rialzo degli stipendi, forti della sentenza. Peraltro, lo stesso Giorgetti ha voluto imporre un tetto ai manager di enti che ricevono di contributi pubblici. Un cortocircuito.

 

Anche il ministro della Pa, Paolo Zangrillo, ha appreso con disappunto la notizia pubblicata da Domani. E si è fatto sentire con la dirigenza dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. Ha dunque spiegato che nessuno deve muoversi prima di un provvedimento, che sia un Dpcm o qualsiasi altro strumento, per regolamentare i massimali dei compensi dirigenziali.

 

paolo zangrillo

Zangrillo ha già messo la faccia sulla vicenda e corre il rischio di pagare dazio. In un’intervista aveva spiegato che al massimo 10-12 persone avranno un sostanzioso aumento della remunerazione in seguito alla sentenza della Consulta. Sono poche figure, da ricercare nei vertici delle forze di polizia, della protezione civile e pochi altri.

 

[...]

 

Tra palazzo Chigi e il ministero dell’Economia, stanno anche valutando la stesura di una nota informativa ufficiale per indicare le linee guida alle amministrazioni. Al momento è solo un’ipotesi: potrebbe essere considerato sufficiente il confronto informale con l’invito ad attendere le mosse del governo.

 

La dg Inps Valeria Vittimberga e il presidente Inps Gabriele Fava

All’Inps, comunque, hanno difeso le proprie ragioni: la sentenza ha di fatto rimosso le decurtazioni ai compensi e l’adeguamento sarebbe automatico, senza la necessità di ulteriori passaggi. Inoltre la posizione, trapelata dall’istituto presieduto da Gabriele Fava, è che altre amministrazioni si stanno muovendo in questa direzione.

 

Il nodo è sostanziale: il governo deve agire prima possibile, individuare il provvedimento per inquadrare il tema stipendi per i dirigenti della Pa. A distanza di due mesi dal pronunciamento della Consulta, è ancora tutto da definire. E le responsabilità non sono delle amministrazioni, ma dall’immobilismo del governo. Ed è facile immaginare che questo possa far scattare il clima da “liberi tutti”.

 

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GIOVANBATTISTA FAZZOLARI A CINQUE MINUTI

L’Inps è, dunque, finito nella bufera. Secondo quanto apprende Domani, sulla graticola sarebbe finita la direttrice generale, Valeria Vittimberga, che per quanto non abbia firmato atti formali per dare il via libera all’adeguamento delle retribuzioni, non ha fatto nulla per stopparlo. Dall’istituto nessuno mette in dubbio la posizione della dg, forte del sostegno del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. Ma l’affaire stipendi potrebbe lasciare qualche segno.

giancarlo giorgetti - foto lapresseValeria Vittimberga