LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. C…
LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...
DAGOREPORT
ignazio la russa diserta la scala per il camineto a cortina
E ‘Gnazio? Dove sta La Russa? Ieri sera, alla prima della Scala, se la latitanza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della premier Giorgia Meloni era ben nota, la domanda che serpeggiava durante i due intervalli, tra i vari capannelli del foyer, cadeva immancabilmente sull’assenza del padrino di Milano (Lombardia compresa).
Come mai la seconda carica dello Stato non ha occupato la poltrona del palco reale dove si è sempre distinto, con i suoi siculi acuti, a straziare l’Inno di Mameli?
Dove è finito il co-fondatore dei Fratellini d’Italia, che negli ultimi tempi sta destabilizzando la Fiamma Magica meloniana, dal caso Garofani all’estemporanea uscita prenatalizia dello svuota-carceri, subito sfanculata dai vari manettari del partito (vedi Delmastro)?
alessandro giuli foto lapresse
L’irresistibile ‘Gnazio, tra la prima della Scala Santa e il festival di San Atreju, ha preferito raggiungere la Valle del Cadore, per attovagliarsi al desco del ristorante “El Camineto”, dimora della sodale Danielina “Santadeché” in quel di Cortina d’Ampezzo. Nemmeno il suo vispo figliolo Geronimo si è appalesato, malgrado la presenza della sua amica d’infanzia Barbara Berlusconi, consigliera nel board della fondazione scaligera.
Così a rappresentare la mal-destra egemonia culturale dell’Armata BrancaMeloni è arrivato quel trio che può ben aspirare a un ruolo di primo piano sul palco dello Zelig: il ministro Giuli-vo (ma senza stivali), Gian Marco Mazzi, l’ex autista di Adriano Celentano trasformato in sottosegretario al ministero della Cultura, resosi autore di una formidabile gag sullo stato di mediocrità delle orchestre dei nostri teatri lirici-sinfonici italiani; più quell’indiavolato mattatore di fesserie nonché presidente della Commissione Cultura della Camera, ben noto con il nome d’arte di Mollicone, che si è prodotto in tale meravigliosa recensione dell’opera “Lady Macbeth del distretto di Mcensk”: “"È un'opera anti-stalinista e l'amicizia tra il popolo italiano e il popolo russo è solidissima, ma sono perplesso sulla scelta perché stride molto con i valori di rispetto delle donne".
Se i maggiori rappresentanti delle istituzioni si son ben guardati di raggiungere la fu capitale morale del Belpaese e rendere il dovuto omaggio alla regione-motore dell’economia nazionale, va detto che lo stesso discorso vale anche per le stelle della milanesità: assente i sarti cesarei (Miuccia Prada, Donatella Versace, Dolce e Gabbana, ecc.); chissà dove sono finiti i grandi editori, da Marina Berlusconi (Mondadori) a Elisabetta Sgarbi (La Nave di Teseo), fino a Carlo Feltrinelli.
ignazio la russa diserta la scala per il camineto a cortina
Lasciamo perdere il gotha economico e finanziario: chi ha visto Pier Silvio Berlusconi (Mediaset), Cladio Descalzi (Eni), Roberto Cingolani (Leonardo), il meneghino ed ex presidente dell’Ente Fiera di Milano, ora a capo dell’Enel Flavio Cattaneo, Urbano Cairo (Rcs-Corriere della Sera), Andrea Orcel (Unicredit), Carlo Messina (Intesa), Giuseppe Castagna (Banco Bpm), Francesco Milleri (Delfin) con quel prezzemolone di Leonardino Del Vecchio, ecc.?
A proposito, dei nuovi arrivati che hanno espugnato la cattedrale della finanza meneghina, prendendo possesso di Mediobanca, nessuno ha notizie? Il presidente di piazzetta Cuccia, Vittorio Grilli, e il Ceo Melzi d’Eril, una volta privati dai pm della Procura dei loro telefonini, ricchi di chissà quale messaggistica, hanno preferito il calduccio di casa.
In memoria della antica milanesità – città-stato che quest’anno è stata espugnata dai “barbari” di Roma, perdendo l’orgogliosa e anche spocchiosa indipendenza che per un secolo l’ha tenuta il più lontano possibile dai parassiti della romanella politica -, erano presenti gli ultra ottantenni Abramo Bazoli, Diana Bracco, Fedele Confalonieri e Francesco Micheli. Essì, quella Milano è un souvenir. Come le palle di vetro con dentro il Duomo e la neve finta.
Per la città più amata da Stendhal, che definiva Milano "luogo del fare", gli usi e gli abusi romani in modalità Andreotti (“’A Fra’, che te serve?”) sono stati sempre considerati cose tossiche, eventi catastrofici, robe da matti, ma ora tutto è stato ribaltato con lo sbarco a Pa-Fazzo Chigi della destra.
diana bracco fedele confalonieri prima della scala 2025
Fino a qualche anno fa, al cinismo ruspante della Società dei Magnaccioni, diventata nel tempo un Cafonal scorreggione che scambia la prima dell'"Ernani" con la prima di Armani, si contrapponeva la lista degli abbonati dei palchi della Scala (Santa) della milanesità, da sempre simbolo di successo spasimato e di agiatezza realizzata. Al centro alloggiava Arnoldo Mondadori, ed aveva come custodi a destra Angelo Rizzoli e a sinistra Edilio Rusconi.
Da quest'altra parte si poteva ammirare Giovambattista Falk e Giovanni Pirelli, là al centro Angelo ed Erminia Moratti, e accanto i Borghi e i Radice Fossati; davanti a tutti troneggiava Annibale Brivio Sforza nel suo ruolo di intercettatore dell'aristocrazia meneghina.
corrado passera e giovanna salza prima della scala 2025
Il palco, poi, diventava proscenio all'arrivo di Giovanni Bazoli e della famiglia Crespi, proprietari della bibbia lombarda, il "Corriere della Sera". E bastava che la divina Callas, durante una "Traviata" diretta da Visconti, perdesse una scarpetta per far ruggire il vecchio industriale: "La Scala l'è diventata el Circo Togni".
Convenzioni e usi di una società che rigettava come un insulto la romanità dell'occhiata lubrica, il rutto in pubblico e il gesto di chi si gratta i genitali, cullandosi in un grande sogno: essere la "Grande Mela" d'Italia, la New York sui Navigli, la capitale della cultura europea capitanata da Feltrinelli, Visconti, Archinto, Rusca Tofanelli, Brion, Camilla Cederna, Wally Toscanini, Alberto Arbasino, Giovanni Testori, Paolo Grassi e Giorgio Strehler.
ignazio la russa diserta la scala per il concerto di alessandro ristori al camineto a cortina
Per la milanesità del Novecento, tutto era sacro, intoccabile, serio e paziente: la cultura industriale, il rigore morale, la nevrosi produttiva, lo slancio dell'efficienza, di nuove energie letterarie, nuove ambizioni artistiche.
Quando l’identità meneghina è stata minacciata dall’ascesa di Silvio Berlusconi, portatore di una “Vulgaria” da brianzolo arricchito prontissimo a trasformare la Scala in un sottoscala per la Standa, un bazaar televisivo di televendite, una Milano2 doppiata da Canale5, la reazione dei Cuccia e dei Bazoli fu secca, come un cassetto chiuso con una ginocchiata: le banche chiusero il rubinetto dei fidi e il Reuccio di Arcore dovette ‘’romanizzarsi’’, intruppandosi scodinzolante alla corte di Bettino Craxi e, una volta travolto il Cinghialone da Tangentopoli, scendere direttamente nell’arena politica mettendo su in tre mesi Forza Italia per salvare dal profondo rosso il proprio impero.
tommaso sacchi prima della scala 2025
La politica restava fuori dalla porta della governance del potere finanziario-industriale milanese: Cuccia spediva Romiti a Torino al comando della Fiat di casa Agnelli, Bazoli e Guzzetti si prendevano in carico il disastro del Banco Ambrosiano di Calvi per infilarlo nella fusione di Banca Intesa e San Paolo-Imi, dando vita al primo istituto di credito italiano, Tronchetti Provera dalla Pirelli si allargava alla Telecom, eccetera.
Quando, nel 2022, l’autoritarismo senza limitismo dei Fratelli d’Italia è sbarcato al primo piano di Palazzo Chigi, l’indipendenza del potere milanese è entrata nel mirino. E’ decollato da Roma lo sbarco di Antonio Angelucci, carico di cliniche, in Lombardia, gallina dalle uova d’oro della sanità nazionale, con l’acquisizione del 70% de “Il Giornale” che faceva scopa con l’altro loro quotidiano milanese, “Libero”.
MELANIA RIZZOLI CON IL FIGLIO ALBERTO ALLA SCALA
Ma l’operazione di erodere il dovizioso mercato di Humanitas dei Rocca, del Gruppo Bracco e del San Donato dei Rotelli fece la stessa infelice fine di quando Leonardo Del Vecchio provò con un assegno di 500 milioni a far suo l'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) fondato da Veronesi, andando a sbattere contro il “salotto buono” di Mediobanca.
Dopo oltre due anni di potere, le cose cominciano a cambiare. Il partito di Giorgia Meloni ha prontamente fatto suo il piano di Caltagirone che, una volta approvato in Parlamento il Decreto Capitali, intollerabile per i centri del potere del Nord, ha spinto Mps a lanciare un’Opa su Mediobanca mentre dalla Banca Popolare di Milano (Bpm) ne partiva un’altra su “Anima Sgr”, un’azienda del settore del risparmio gestito, oggi nevralgico per i profitti delle banche, che amministra un patrimonio di circa 190 miliardi di euro.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI
A rompere le uova, peggio di un diavoletto, dell’allineamento con la destra meloniana al potere dell’impero economico del Nord, cuore della finanza e dell'intreccio culturale-industriale del Bel Paese, è piombata come una mannaia l’inchiesta della Procura di Milano sulla scalata Mps-Caltagirone-Milleri con l’attiva collaborazione del governo Meloni. E tutto potrà succedere nei prossimi giorni. Insomma, ammettiamolo, un clima non particolarmente eccitante per mettersi uno smoking e presenziare alla prima della Scala (Santa).
Vittorio Grilli
LUIGI LOVAGLIO FRANCESCO MILLERI GAETANO CALTAGIRONE GENERALI
giuseppe marotta con la moglie prima della scala 2025
Vittorio Grilli
IL NUOVO CDA DI MEDIOBANCA BY CALTAGIRONE E MILLERI
alexander pereira e daniela weisser foto lapresse
sara rogers, alessandro giuli, giovann amoroso, gian marco centinaio, liliana segre, beppe sala, attilio fontana, chiara bazoli foto lapresse
barbara berlusconi fortunato ortombina foto lapresse
lorenzo guerreri e barbara berlusconi foto lapresse
maurizio lupi foto lapresse
fortunato ortombina foto lapresse
giacomo poretti foto lapresse
chiara bazoli foto lapresse
anna ferzetti foto lapresse
alessandro giuli foto lapresse
barbara berlusconi foto lapresse
bruno vespa e augusta iannini foto lapresse
mario monti e signora foto lapresse
alessandro giuli, giovanni amoroso, gian marco centinaio, liliana segre, beppe sala foto lapresse
mahmood foto lapresse
attilio fontana roberta dini foto lapresse
mahmood foto lapresse
beppe sala e chiara bazoil foto lapresse
barbara berlusconi foto lapresse
giacomo poretti e signora foto lapresse
ATTILIO FONTANA - BARBARA BERLUSCONI - PRIMA DELLA SCALA
giuseppe marotta e signora foto lapresse
giorgio pasotti foto lapresse
barbara berlusconi prima della scala 2025
beatrice del bo e marie schmitz, torce umane per la lady macbeth alla scala
francesco vezzoli foto lapresse
lady macbeth del distretto di mcensk
lady macbeth del distretto di mcensk
lady macbeth del distretto di mcensk
lady macbeth del distretto di mcensk.
lady macbeth del distretto di mcensk
roberto dagostino con la moglie anna federici prima della scala 2025
mahmood arriva alla scala prima della scala 2025
federica panicucci prima della scala 2025
ignazio la russa diserta la scala per il camineto a cortina
Donatella Brunazzi, Dago e piero maranghi - prima della scala 2025
michela persico prima della scala 2025
alessandro giuli prima della scala 2025
Alessandro Melzi d’Eril
lady macbeth del distretto di mcensk 2
lady macbeth del distretto di mcensk.
MELANIA RIZZOLI CON ACHILLE LAURO ALLA SCALA
vittorio brumotti prima della scala 2025
alessandro giuli
alessandro giuli 34
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