DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
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COME MAI LA PARTITA MPS L'HANNO VINTA LA STRANA COPPIA BANCO BPM E IL DUPLEX MILLERI-CALTAGIRONE?
Estratto dell’articolo di Daniele Manca per il “Corriere della Sera”
FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO
Si deve andare tra le montagne del Bellunese. O nel quartier generale a due passi dal monumento voluto da Gae Aulenti in piazzale Cadorna nel cuore di Milano. In una vietta un po’ nascosta, dove lavoravano cinquecento persone meno di 10 anni fa e oggi ce ne sono quasi 3 mila, molte sotto i trent’anni. […]
È qui che la storia di Francesco Milleri, classe 1959, nel 2014 è cambiata. Certo nel segno di quel rapporto speciale con Leonardo Del Vecchio di cui era un amico già da molti anni. Ma altrettanto certamente con un passato che aveva a che fare con le reti neurali, una laurea in Giurisprudenza quasi dimenticata, un Mba in Bocconi, una borsa di studio della Banca d’Italia, una specializzazione in America, la passione per la finanza e la tecnologia che lo ha portato a cenare nella villetta di Palo Alto con Mark Zuckerberg e sua moglie Priscilla Chen e i top manager di Facebook, oggi Meta. O a ritrovarsi a discutere con i vertici delle principali aziende al mondo delle evoluzioni potenziali della tecnologia, da Sundar Pichai, numero uno di Google, al suo collega Satya Nadella di Microsoft.
leonardo maria del vecchio con la madre nicoletta zampillo 8
Cominciamo dall’inizio?
«Dall’inizio della prima o della seconda vita. Pre o post Del Vecchio e Luxottica?».
La seconda, la seconda... alla prima poi ci arriviamo.
«Vede quelle finestre qui di fronte? — dice Milleri, indicando il palazzo originario attorno al quale si è sviluppata la sede milanese, affacciata su una corte interna come spesso accade nella città lombarda —. È lì, al terzo piano, in una saletta illuminata dai lampadari Baccarat che con Leonardo Del Vecchio... anzi no, non con Leonardo Del Vecchio, ma ascoltando lui che mi continuava a dire che questa è un’azienda che deve cambiare, che non deve dormire su quello che ha fatto...».
nicoletta zampillo leonardo del vecchio
Ci andava giù pesante...
«Non era tipo da troppe parole. Forse il suo pregio maggiore era quello di focalizzare in maniera unica problemi e soluzioni potenziali. Pensi che nel 2014 facevamo 7,7 miliardi di ricavi con una crescita vicina al 7%...».
Me lo ricordo bene. Noi cronisti economici titolavamo sui record di Luxottica e sullo scandalo Volkswagen. Era l’anno della crisi greca con Varoufakis.
«E noi ce ne stavamo in quella stanzetta del terzo piano con Leonardo che mi mostrava uno smartphone e mi diceva: vedi questo telefonino? Lo usano tutti, e perché noi qui in azienda siamo ancora ai tempi del telefono da scrivania? E questo mentre staccava un sostanzioso dividendo grazie ai quasi 700 milioni di utile».
Ma scusi lei che c’entrava?
«Lui mi voleva nel consiglio d’amministrazione di Luxottica, poi arrivarono prima la nomina a vicepresidente nel 2016 e ad amministratore delegato l’anno successivo».
Come ha raccontato Nicoletta Zampillo moglie di Leonardo Del Vecchio, perché eravate vicini di casa?
«In realtà eravamo già amici da molto tempo, ma sino ad allora avevo preferito separare la vita privata dal lavoro. Io collaboravo con Luxottica. Avevo una mia società, si chiamava Milleri e Associati, Mea. Ci occupavamo di software, ricerche sulle reti neurali, quelle alla base, assieme a dati e capacità di calcolo, dell’attuale intelligenza artificiale».
E poi che succede?
«Quando Leonardo, insoddisfatto delle performance della sua Luxottica, decide di tornare al comando, mi chiede se sono disponibile a essere al suo fianco. E la mia risposta è stata un sì pieno di entusiasmo. Iniziamo a discutere di come trasformare l’azienda, come introdurre in maniera sostanziale e strategica il digitale, iniziamo di fatto a stare quasi tutto il giorno assieme».
Chi?
«Io e Leonardo».
Come tutto il giorno assieme?
«Semplice. Alle 8.30 passavo sotto casa, andavamo da Marchesi, quello in Montenapoleone o in corso Magenta, mezzo budino di riso e via a lavorare fino a sera e spesso a notte. E poi viaggi in giro per il mondo, aerei, hotel, anche vacanze».
Mi scusi ma, avrà avuto una vita privata, stare 24 ore al giorno con Del Vecchio sarà stato assorbente...
«Vero. Ma non ci è mai pesato. Condividevamo molti interessi, e il trasporto per il nostro lavoro. Era anche un periodo in cui potevo dedicarmi alle mie passioni. Mio figlio Matteo aveva deciso da tempo di tentare la carriera di produttore e musicista e si era trasferito a Berlino. E per fortuna sua soprattutto, visto che oggi è probabilmente tra i musicisti italiani più conosciuti al mondo».
FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO
D’accordo, sempre assieme al socio di controllo, ma da qui a diventare l’unico italiano ad essere alla guida di una società che oggi ha oltrepassato la soglia dei 100 miliardi, che ha più che raddoppiato il valore di Borsa in poco più di sei anni, ce ne passa...
«Credo che abbia giocato anche il fatto che abbia riconosciuto in me la sua stessa, positiva ossessione: quella del non stare mai fermi. È così che abbiamo creato una divisione e-commerce, che è passata da pochi milioni di euro ai miliardi di oggi, o le nostre piattaforme software per applicazioni che vanno dalla teleoptometria all’AI per la diagnostica medica».
In un’intervista rilasciata a noi del «Corriere» rivelò che aveva dato mandato ai suoi legali di stabilire che in caso fosse «andato in vacanza» prematuramente sarebbe stato lei a sostituirlo.
«Sì, ma al di là delle decisioni. E del fatto che era dal 2007 che la mia Mea collaborava con Luxottica e io con il Cavaliere. Il senso del nostro percorso insieme me lo dava il fatto che quando mi chiamava al telefono e mi chiedeva “come stai?”, io capivo che voleva davvero sapere come stavo non era un semplice intercalare».
Ma un giorno le dice...
«Le dirò, un pizzico di sorpresa ce l’ho avuta anch’io quando nello studio di un noto avvocato milanese mi ha detto: te la senti di fare l’amministratore delegato?».
E lei?
«E io rispondo nel modo più sincero: se pensi che possa farlo lo farò. Avevo davanti a me uno di quei pochi imprenditori che non aveva paura di fare il passo più lungo della gamba. Che aveva cambiato quattro amministratori delegati in rapida successione. E io ero lì al suo fianco mentre lo faceva. E che mi diceva che l’azienda andava ripensata. Che era troppo piccola. Pensi, valeva già 20 miliardi».
Che significava...
«Che è significato acquistare catene di negozi da migliaia di punti vendita, come GrandVision — un’operazione che ha potenziato in modo straordinario la nostra capacità di stare vicino ai nostri clienti in tutto il mondo. Ha significato studiare soluzioni per valorizzare e preservare nel tempo le competenze e la passione di quella che è probabilmente la nostra forza maggiore, le persone. E ancora, arrivare a immaginare che oltre alle montature, alla fiducia di marchi come Prada, Armani, Chanel, avevamo bisogno di estendere le nostre attività al mondo della salute, delle lenti, con un pensiero sempre rivolto ai francesi di Essilor».
Appunto, con i francesi com’è andata?
«C’erano stati numerosi tentativi di trovare un accordo con Essilor, ma tutti si erano infranti sulla futura governance del gruppo. Una sera eravamo qui, come al solito, e mi disse: questa è troppo importante per non provarle tutte; hai carta bianca, ma facciamo in fretta un ultimo tentativo. Avevo davanti a me i manager di Essilor, professionisti straordinari che stavano mostrando aperture.
Così nacque l’idea del periodo di tre anni di poteri uguali fra le due strutture. Investitori e media si dimostrarono scettici, ma ora a distanza di quasi dieci anni siamo qui a celebrare un modello che ha fatto scuola. Mi ricordo di aver pensato che non avevo mai conosciuto imprenditori con un tale coraggio. Ed eccoci qua».
leonardo maria del vecchio con la madre nicoletta zampillo 6
Con Zuckerberg che dice che siete la Samsung d’Europa.
«Sì, aveva capito come noi che gli occhi sono la porta sul mondo. Gli occhi permettono di monitorare il nostro corpo. Sono un presidio sanitario inarrivabile».
E la Samsung?
«Una suggestione, l’occhiale come lo smart-phone. È stato divertente osservare come il mondo abbia realizzato quasi con sorpresa che un gruppo europeo con radici italiane e francesi è uno tra i pionieri globali nell’innovazione tecnologica e medicale.
La realtà è che oggi EssilorLuxottica è leader nelle piattaforme. Digitali, certo, ma anche industriali e logistiche, in grado di far arrivare ogni anno a mezzo miliardo di persone, i nostri clienti, un prodotto unico, personalizzato tra montature e lenti per ognuno di loro. E siamo un’azienda tecnologica che su quell’oggetto occhiale può inserire microfoni, telecamere, intelligenza artificiale, e in futuro sensori e molto altro».
Ma l’idea... chi ha chiamato, Zuckerberg o voi Meta?
«Noi stavamo già lavorando su occhiali intelligenti».
Sì, avevate fatto Google glass ma erano stati un fallimento...
«Perché non avevamo capito che dovevamo fare un oggetto innanzitutto bello e utile. E ci siamo messi lì a pensarlo. Prima i Ray-Ban smart, poi gli occhiali per sentire. Del Vecchio, che nell’ultima fase della sua vita non sentiva benissimo e aveva degli apparecchi, un giorno si ferma e dice: ma invece di questi amplificatori nelle orecchie non si può studiare un sistema migliore?».
[…]
Poi nel 2022 Del Vecchio scompare...
«Ma la strada era segnata. Dovevamo applicare la tecnologia, l’intelligenza artificiale a quello che sapevamo fare di più: aiutare le persone a vedere e sentire bene per vivere meglio.
Ecco l’acquisto di Supreme per stare vicino ai giovani. La Heidelberg Engineering nella sanità. Non ci fermiamo. Dobbiamo crescere ancora».
leonardo del vecchio in fabbrica nel 2015 con il figlio leonardo maria
Ma la famiglia vi sta dietro? Perché al momento gli otto eredi non sembrano trovare un accordo.
«È importante ricordarci sempre che siamo un gruppo da 100 miliardi e 200 mila persone, fortemente radicato nel Paese e con grandi stakeholder internazionali. Che dà al Paese senza chiedere niente in cambio. Si deve capire, le persone che hanno peso in questo gruppo devono capire, che questo implica delle responsabilità».
Ciò non è accaduto...
«Non sta a me decidere. Io posso solo facilitare, continuando il percorso di crescita, accelerando sull’innovazione, ottimizzando gli investimenti, in sostanza portando questo gruppo e la holding che ne rappresenta il principale azionista nel futuro».
Anche perché con Caltagirone avete preso partecipazioni importanti in Mediobanca, Generali, e ora Mps, garantendo un presidio italiano. Il sodalizio con Caltagirone durerà?
«Caltagirone ha sempre goduto della stima e dell’amicizia di Leonardo Del Vecchio. Lo considero un grande imprenditore con caratteristiche complementari alle nostre. Abbiamo un rapporto molto forte basato su una reciproca fiducia che sino ad ora ha sempre funzionato molto bene».
Comunque Zuckerberg crede in voi, è pronto a spendere 5 miliardi per il 5 per cento di Essilux...
«Penso siano interessati al valore che la nostra azienda possa portare anche nei loro progetti. Noi lavoriamo anche in altre direzioni come testimonia il progetto con il Politecnico di Milano, dove abbiamo messo 50 milioni di euro di investimento iniziale per realizzare un laboratorio sullo smart eyewear, e i 600 milioni di investimenti in R&S e innovazione realizzati nel solo ultimo anno.
Ma per le strategie e i sogni che abbiamo in mente questo non è ancora abbastanza. Nei prossimi anni il proposito è di accelerare la nostra crescita e continuare ad aumentare il valore per tutti i nostri dipendenti e azionisti».
[…]
Si rende conto di essere una mosca rara in Italia e fors’anche in Europa?
«Sa che le dico? Che dobbiamo uscire dal lamento che l’Italia, l’Europa, hanno perso il treno della tecnologia. Dell’intelligenza artificiale. Lasciamo che siano gli altri a dirlo. Noi intanto facciamolo, magari potremo dare loro qualche sorpresa».
LEONARDO MARIA DEL VECCHIOLEONARDO DEL VECCHIOROCCO BASILICO E LEONARDO MARIA DEL VECCHIO leonardo maria del vecchio con la madre nicoletta zampillo 4
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