GLI UOMINI DEI POTERI FORTI E MARCI CHE GODREBBERO O SOFFRIREBBERO CON PRODI - AL PRIMO POSTO BAZOLI, L’80ENNE PRESIDENTE DI INTESA CHE PIÙ SI È DATO DA FARE IN QUESTE SETTIMANE, VIA “CORRIERE”, PER TIRARE LA VOLATA AL PROFESSORE - HANNO MOTIVO DI GIOIRE PROFUMO E GHIZZONI, SQUINZI, BERNABE', FULVIO CONTI E MONTEZEMOLO - ALL’INFERNO BERLUSCONI, MORETTI, ALESSANDRO PANSA

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DAGOANALISI
Il primo a dare la notizia dell'investitura a Romano Prodi è stato Arturo Parisi, l'amico "Arturillo" che in questi giorni ha tenuto i collegamenti con il Mali dove il Professore si trova per una conferenza dell'Onu.

La telefonata tra Bologna e la capitale africana Bamako era molto disturbata, ma Prodi ha capito dalla voce strozzata dell'antico compagno di battaglie che le porte del Quirinale si potevano finalmente aprire. Adesso la moglie Flavia, sposata nel '69 con un rito celebrato da quel simpaticone di Camillo Ruini, e i due figli Giorgio e Antonio, stanno preparando un'accoglienza festosa al Professore di Scandiano che questa sera dovrebbe tornare in Italia.

Come è nella tradizione dell'uomo e della sua famiglia ,alla quale bisogna aggiungere la corte dei fratelli e di pochi intimi, sarà una festa sobria perché questo è lo stile che lo ha sempre distinto durante una carriera piena di successi.

A Bologna, e non solo in questa città, sono tutti convinti che il "fattore C" ,che si può tranquillamente declinare in "fattore culo", ha giocato ancora una volta in favore del 73enne Professore entrato in politica esattamente 50 anni fa, quando diventò consigliere a Reggio Emilia nelle fila della Dc.

In mezzo secolo Romano è riuscito a tagliare i traguardi più prestigiosi che non sono solo rappresentati dalle 37 lauree honoris causa (l'ultima gli è stata conferita a marzo in Thailandia), ma dalle tappe di una carriera che lo ha visto per due volte a Palazzo Chigi e nel '99 al vertice della Commissione europea. Il suo è stato il percorso di un passista che è salito sulla bicicletta del potere per correre molte volte da solo. E come gli ha ricordato nel Mali un tassista africano la sua solitudine è perfettamente in linea con l'antico proverbio locale che dice: "se vuoi andare veloce, corri da solo".

Così ha fatto negli ultimi anni quando ha lasciato Palazzo Chigi con l'amaro in bocca per il tradimento di Mastella/"Repubblica" ,che fece cadere il suo secondo governo, e soprattutto dei cosiddetti amici dell'Ulivo e del partito, primo fra tutti quel D'Alema che, in caso di vittoria di Prodi, sarebbe sconfitto nelle sue ambizioni.

Adesso Prodi risale in sella tra gli applausi e la standing ovation del Pd e di Bersani, il leader che fino a ieri sera sembrava un cadavere. Nella sua infinita miseria Dagospia ha cercato di spiegare nel pomeriggio di ieri che il povero Bersani, massacrato dai giornali e dal web, aveva sacrificato come un agnello l'irriducibile Marini, ma questa mossa tattica aveva l'aria di un prezzo da pagare a tutti quegli ambienti che spingevano per trovare un'intesa con il Cavaliere impunito.

Prodi è il jolly che il leader del Pd ha tirato fuori per mettere fine alle nevrosi del suo partito, e anche se Massimo Cacciari continua a squittire perché spera che il Pd sparisca dalla metafisica della politica, due uomini dell'Emilia Romagna che si stimano senza amarsi hanno trovato la soluzione del problema.

Adesso si tratta di vedere come reagiranno le cancellerie internazionali di fronte alla nomina di Prodi. Negli ultimi mesi il Professore non ha risparmiato critiche al rigore monetaristico della massaia di Berlino Angela Merkel, e la stessa cosa ha fatto l'8 aprile da Bruxelles quando è morta Margaret Thatcher, ricordando che la "Lady di ferro" è stata insieme a Reagan "la causa della crisi mondiale e degli squilibri che oggi sentiamo".

La risposta sulla reazione delle Cancellerie mondiali è pero' scontata. Sul Professore di Scandiano pioverebbero congratulazioni da tutto il mondo compresi la Cina, dove è di casa, e il Giappone che il 5 febbraio dell'anno scorso gli ha conferito il Gran Cordone dell'Ordine del Sole Nascente. Ai complimenti delle Cancellerie si uniranno quelli delle grandi merchant bank e della finanza internazionale che hanno già dimenticato il nome e cognome di Monti e che Prodi conosce benissimo perché le ha frequentate come consulente di Goldman Sachs, e sopratutto come protagonista insieme a Ciampi e Draghi di una politica di privatizzazioni che in molti casi non si è rivelata felice.

E qui si apre un'altra pagina che interessa soprattutto le reazioni del piccolo capitalismo italiano e di ciò che resta dei cosiddetti poteri forti o marci che dir si voglia. Bisogna però mettere una premessa che interessa la psicologia prima dell'economia. Chi ha avuto modo di rompere il cerchio magico di Bologna e di frequentare il Professore, sa che dietro il gusto per la mortadella c'è un gusto ancora più forte per il potere e per la vendetta.

L'uomo non è malvagio in senso dantesco, ma è cattivo e soprattutto vendicativo, un impasto antropomorfico di moralità e brutalità che dispensa con estrema furbizia. Sotto questo aspetto è ben diverso da quell'altro Professore di Varese che ha dimostrato di considerare la vanità e la supponenza superiori alla scienza e alla coscienza. Prodi non pronuncia verdetti, bofonchia parole il più delle volte incomprensibili, ma da quelle labbra sottili che ricordano la bocca delle mogli tradite, escono sentenze micidiali.

Così è stato ai tempi dell'Iri e delle sue esperienze di governo, e così è avvenuto nel gennaio 2010 quando con poche parole ha decapitato Flavio Delbono, l'ex-sindaco "erotico" di Bologna, allevato come un cucciolo nella covata degli economisti prodiani.

A questo punto divertiamoci un po' e cerchiamo di capire quali sono i manager, i banchieri, gli uomini dei cosiddetti poteri forti e marci che godrebbero o soffrirebbero a seconda delle sorti del Professore.

Ormai è chiaro che il Quirinale non è il pulpito dal quale si esercita una moral suasion generica e inconsistente. In più occasioni Napolitano ha dimostrato di entrare nel merito delle partite economiche con messaggi forti e destinatari inequivocabili. Per non parlare poi della attività sotterranea che ha svolto spendendosi in difesa di personaggi che erano entrati nel mirino delle polemiche.

Su questo sentiero lastricato di insidie Prodi traccerebbe lo spartiacque tra i buoni e i cattivi, i manager e i banchieri meritevoli, e quelli che devono squagliare come la besciamella delle lasagne.

Nella top ten dei privilegiati c'è al primo posto Abramo-Bazoli, l'80enne presidente di IntesaSanPaolo che più si è dato da fare in queste settimane per tirare la volata al Professore di Scandiano. Il loro sodalizio è forte come il cemento e alla fede che li unisce davanti al Vangelo e alle leggi del potere.

È un'intesa che li vede da decenni accomunati in una profonda ostilità verso il tempio laico di Mediobanca anche se oggi gli eredi del grande sacerdote Enrico Cuccia hanno il profilo del pallido Alberto Nagel e del suo portaborse Renato Pagliaro.

Dopo il patriarca Bazoli anche Alessandro Profumo e Federico Ghizzoni hanno motivo di gioire. Il primo, Profumo, perché può mettere sul tavolo l'adesione la prima tessera di adesione al Pd, una cambiale politica che servirà moltissimo quando si arriverà inevitabilmente a nazionalizzare MontePaschi. E chi ha visto ieri sera all'hotel Parco dei Principi di Roma il piacentino Ghizzoni attovagliato insieme ad Alberto Tripi e agli altri ospiti eccellenti del Club Canova, ha capito che anche questo banchiere ha il cuore che batte a sinistra e può contare sulla mediazione del Professore per evitare casini con i numerosi azionisti stranieri entrati a piazza Cordusio.

Gode come un riccio in calore anche Giorgio Squinzi, il presidente di Confindustria che ogni anno organizza il Mapei Day, la gara in bicicletta con Prodi. Nell'ultima sfida a luglio dell'anno scorso la moglie di Squinzi, Adriana, ha dovuto mettere pace perché l'imprenditore e il politico rivendicavano il merito di aver tagliato per primo il traguardo. Ma questa è una miseria rispetto al disegno di Squinzi di trovare finalmente un punto di riferimento politico e autorevole per rilanciare dalla tribuna di Confindustria il tema della crescita e il metodo della concertazione.

E può godere anche Luchino di Montezemolo perché Prodi non può dimenticarsi di aver ricoperto il primo incarico manageriale alla Maserati, e poi è troppo astuto per non capire che Luchino ,con tutti i suoi difetti e le velleita' politiche che svolazzano come i capelli al vento, e' una carta del made in Italy e un "erede" della Sacra Famiglia degli Agnelli.

Un sospiro di sollievo lo può tirare anche Fulvio Conti, il baritonale amministratore dell'Enel che scadrà il prossimo anno perché nel 2007 fu Prodi l'artefice insieme al primo ministro spagnolo dell'acquisto di Endesa, il colosso dell'energia che pesa sui conti dell'azienda italiana. E diamo una speranza anche a Franchino Bernabè che non dorme la notte perché sta cucinando lo spezzatino tra la vendita della Rete e l'ingresso dei cinesi di Wampoa che Prodi conosce per la sua familiarità con Celeste Impero.

In fondo, in fondo Romano non vomita quando gli dicono che dietro l'uscio di grandi aziende ci sono stranieri con i soldi in bocca. Così ha dimostrato nel 2008 quando voleva vendere per 3 miliardi l'Alitalia ad Air France, un ricordo che dovrebbe eccitare le corde del Colaninno di Telecom e del manager bolognese ex-Ducati Gabriele Del Torchio che da ieri è salito alla cloche dell'Alitalia con il modico compenso di 800mila euro.

Sul foglio di carta c'è però l'altra colonna che non chiamiamo dei "cattivi", ma di quei manager che hanno qualche motivo di preoccupazione. Se parliamo di Mauro Moretti, è probabile che il giudizio di Prodi sia neutrale perché se è vero che l'ex-sindacalista di Rimini ha sul petto la medaglia dell'efficienza è altrettanto vero che il Professore di Bologna non si è scordato delle polemiche scoppiate tra il '92 e il '93 per le consulenze di Nomisma nel settore dell'Alta Velocità, una grana che eccita i grillini. L'abbiamo già detto, l'uomo è cattivo e vendicativo, ma soprattutto è dotato di un terzo emisfero del cervello dove la memoria è padrona.

E così non avrà dimenticato il tandem Berlusconi-Putin dal volto liftato che Prodi detesta come detestava Gheddafi. C'è poi il capitolo Finmeccanica, ultima roccaforte dove i boiardi delle vecchie Partecipazioni Statali hanno sguazzato lasciando tracce che le rogatorie dei giudici stanno individuando nei quattro angoli della Terra.

Che succederà al povero Alessandro Pansa, proteso a oscurare i trascorsi dell'era Guarguaglini, e insieme a lui che fine farà il pallido Vittorio Grilli per il quale viene data per sicura la fuga verso Morgan Stanley?

Sono questi gli interrogativi che corrono in queste ore ai piani alti delle grandi aziende (alle quali bisogna aggiungere le Poste dell'ex-An Massimo Sarmi) e delle banche.

C'è un terremoto in arrivo che sta arrivando con le stesse parole ripetute nei giorni scorsi dall'amico Squinzi: "il tempo è scaduto"! Da domani forse il profumo della mortadella e del potere uscirà dalle stanze del Quirinale con un sapore per alcuni dolce e per molti altri acre.

Sarà comunque uno spettacolo da non perdere. E tra gli spettatori ci sarà anche quel Bersani, che se riuscisse a piazzare un poker da osteria di prima grandezza, potrebbe andare a Palazzo Chigi per vedere gli effetti della moral suasion del Presidente Prodi. La partita sembra alla fine e il vero vincitore è il "fattore C" del quale spera di beneficiare anche il politico di Bettola.

 

 

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