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Serena Danna per "Corriere della Sera"
Tra i più subdoli nemici di tutti gli impiegati del mondo ci sono i distributori automatici di dolciumi nei corridoi: un attentato continuo alla linea e alla concentrazione. Succede anche a Mountain View, dove - per ovviare all'abuso di zuccheri da macchinetta - Google ha dato il via al M&M Project, dal nome dei popolari confetti di cioccolata ricoperti di glassa colorata.
Da circa un anno un team di scienziati e analisti di dati è al lavoro per studiare le modalità di consumo dei dipendenti Google e provare così a limitare una passione alimentare dannosa per la salute.
Dai primi risultati, riportati dal Wall Street Journal, si è scoperto che «nascondere» i pacchetti, ovvero spostarli nelle retrovie dei distributori, ha prodotto una diminuzione di 9 confezioni a testa in un arco di tempo di sette settimane. Il progetto rientra nell'ambizioso piano di Google di aumentare la produttività dell'azienda attraverso l'analisi dei comportamenti umani, nella consapevolezza che domanda e offerta dei lavoratori possono trovare sempre un equilibrio perfetto a Mountain View.
In azienda c'è un ufficio appositamente pensato e strutturato per capire come migliorare la qualità della vita degli impiegati attraverso l'analisi quantitativa. Si chiama People Operations ed è guidato da Laszio Bock, un quarantenne assunto nel 2006.
Ma a Google non si limitano a offrire servizi collettivi e comodità di massa: come in un gigante laboratorio umano, l'effetto di ogni benefit viene misurato scientificamente per calcolarne la bontà . Non un «regalo» dunque, ma un esperimento. Alcuni potrebbero essere applicati in un qualsiasi ufficio della provincia italiana: se offri frutta fresca sui banconi, gli impiegati ne consumeranno di più.
Ma se l'obiettivo è far bere più acqua ai dipendenti, offrirla non è sufficiente. Allora Google ha travasato l'acqua fresca in bottiglie posizionandole ad altezza sguardo con accanto bicchieri di vetro puliti. Dopo qualche settimana - sostiene Google - il consumo d'acqua era aumentato del 47%.
In un'intervista a Slate, Bock ha raccontato che - agli inizi del Duemila - le donne continuavano a licenziarsi da Google. La fuga femminile creava non solo un problema di eguaglianza di genere (parecchio sentito in Silicon Valley), ma anche un calo dei risultati a causa del turnover continuo. Gli analisti si sono messi al lavoro e hanno capito che c'era un problema di felicità in azienda, in questo caso materna: le politiche per le neomamme rendevano poco competitiva Google nel settore, determinando dunque i licenziamenti delle donne.
Così nel 2007, Bock chiede e ottiene un cambiamento nella policy aziendale che nel giro di un anno riporta in equilibrio l'asse tra assunzioni e licenziamenti. La felicità dei dipendenti è un obiettivo che sta molto a cuore a Sergey Brin e Larry Page, ed è proprio grazie alla cura che i fondatori mettono nel creare le condizioni di lavoro migliori se Google è sempre in vetta alle classifiche sui posti migliori dove lavorare. Certo, dietro le buone intenzioni, si nasconde il paternalismo di un colosso che crede di sapere cosa è meglio per i propri dipendenti e quale sia lo stile di vita migliore da perseguire.
Prendiamo la campagna per ridurre le calorie: Google non si limita a promuovere porzioni di cibo ridotte, ma, ultimamente, ha rifornito la mensa aziendale di piatti di piccole dimensioni. Ancora, Brin è convinto che mangiare spesso cibi sani sia il modo migliore per mantenersi in forma e concentrato, quindi non fa mai mancare ai dipendenti mensole e tavoli con vassoi pieni di mele e carote.
Se poi tutte le teorie dei fondatori riescono anche a trovare il supporto dell'analisi scientifica, il piano di «googlizzazione» del mondo è vicino. In fondo è stato lo stesso Bock a confessare nell'intervista a Slate che l'obiettivo finale dell'azienda è riuscire a trovare una risposta ai grandi interrogativi del mondo del lavoro: leader si nasce o si diventa? Gli individui lavorano meglio da soli o in gruppo? C'è da scommettere sulla riuscita.
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