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Martina Pennisi per il Corriere della Sera
«Quando informazioni non autorevoli si classificano troppo in alto nei nostri risultati di ricerca noi sviluppiamo un approccio automatizzato per risolvere il problema, piuttosto che ritirare una a una le informazioni manualmente. Abbiamo recentemente migliorato il nostro algoritmo per far apparire contenuti più credibili e di qualità». Anche Google prende posizione, così, sulla diffusione delle notizie false online.
un ingegnere di google diagnostica un serve surriscaldato
Mountain View è intervenuto rispondendo alla polemica scatenata dal britannico Guardian sulla presenza del sito negazionista «Stormfront» in cima ai risultati di ricerca sull’esistenza o meno dell’Olocausto (la domanda era: «L’Olocausto ha avuto luogo?». «Le dieci ragioni per cui la risposta è no», l’articolo comparso).
In ottobre aveva già fatto un primo passo all’interno della sezione News e in novembre il numero uno Sundar Pichai aveva dichiarato alla Bbc che le notizie false «non dovrebbero essere diffuse». A differenza di Facebook, che negli Stati Uniti si è affidato alla verifica di terze parti, Google ha adottato una soluzione completamente automatizzata.
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