DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
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Siamo all’inversione del capitalismo: “Lo stato intervenga per liberare le banche dalle sofferenze”. Lo ha detto lunedì a un convegno il governatore della Banca d’Italia che si è trasformato da controllore a lobbista del sistema bancario. E dov’erano lui ed i suoi predecessori mentre le banche si riempivano di crediti dubbi elargendo prestiti a piene mani ad amici ed amici degli amici?
Ora lo Stato (i contribuenti) dovrebbero accollarsi i rischi di una “bad bank”, dove le banche scaricherebbero tutte le loro schifezze per un beneficio futuro ed eventuale che sarebbe l’erogazione di più credito alle famiglie ed alle piccole e medie imprese.
Un’inversione del principio del capitalismo, del “chi sbaglia paga” e della “selezione naturale” delle imprese sul mercato.
Ma perché Visco è così disperato? Dopo i commissariamenti di piccole e medie banche su tutto il territorio nazionale si è forse reso conto che il sistema che avrebbe dovuto regolare è talmente fragile che rischia di collassare in più punti? Con i tassi d’interesse al minimo storico le banche non hanno difficoltà a finanziare le sofferenze, con l’abbondanza di liquidità offerta dalla Bce solo chi è veramente incapace non riuscirebbe a risanare un istituto di credito anche nelle condizioni peggiori.
Mario Draghi Ignazio Visco a Napoli
Tutte domande alle quali Visco non risponde continuando ad affermare che il “sistema bancario italiano è solido”, stessa frase pronunciata dal suo predecessore poco prima che saltasse in aria il Monte dei Paschi.
La verità è che la Banca d’Italia ha capito che la Bce sta creando una bolla senza precedenti iniettando 60 miliardi di euro al mese nel sistema finanziario europeo e Visco sa anche che non siamo lontani dal vedere un’inflazione in Germania superiore al 2%. Da quel momento in poi i mercati inizieranno a scontare un aumento dei tassi d’interesse e venderanno a piene mani i titoli dei paesi periferici dell’area Euro. Quindi il governatore della Banca d’Italia cerca una scorciatoia: invece di costringere centinaia di piccole e medie banche ad aumenti di capitale per svalutare i crediti dubbi preferisce far accollare allo Stato (noi) il rischio di qualche miliardo di perdite.
Avremo così: un controllore che non controlla, delle banche gestite da degli incapaci e uno Stato interventista che si accolla le perdite in un mercato di libera concorrenza. Benvenuti nella vecchia Unione Sovietica!
Nessuno dei liberisti alla matriciana s’inalbera di fronte a queste affermazioni, perché la lobby bancaria è quella che sponsorizza libri e convegni e consulenze. Così ci convinceranno che la bad bank è cosa buona e giusta ed è fatta nell’interesse della popolazione e non in quella di un manipolo di ultra sessantenni che siedono nei consigli di amministrazione di banche e banchette italiane.
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