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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
LO SCOPRIREMO SOLO VIVENDI - IL GOVERNO POTREBBE STANGARE IL GRUPPO DI BOLLORE’ CON UNA MULTA DA 298 MILIONI PER AVER OMESSO LA COMUNICAZIONE SUL LORO PESO AZIONARIO IN TELECOM - DOPO IL BASTONE, LA CAROTONA: VIVENDI PUO’ CONSERVARE LA PROPRIETA’ DI SPARKLE
Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
Il gigante francese dei media Vivendi viaggia verso una multa da 298 milioni di euro. Il governo punirebbe così, già a ottobre, il peccato di omissione dei francesi che non hanno comunicato per tempo alla Presidenza del Consiglio il loro peso azionario dentro Telecom Italia. Ma - a sorpresa -Vivendi può conservare la proprietà di Sparkle, società di Telecom Italia titolare dei cavi internazionali e sottomarini.
Già lunedì 25 settembre, la Presidenza del Consiglio muoverà sembra la sua formale contestazione a Vivendi. I francesi non hanno notificato - come la legge 56 del 2012 imponeva - la conquista di Telecom Italia, dove hanno preso il 6,66% già a giugno 2015 e dove ora sono al 23,94%. Telecom Italia non è un' azienda qualunque.
È proprietaria della rete di trasmissione più capillare del Paese, lunga 110 milioni di chilometri; di cavi internazionali per altri 550 mila chilometri (con Sparkle); ha in mano infine la società che assicura conversazioni segrete e criptate al premier e ai nostri ministri (la torinese Telsi).
Nel "processo" che si aprirà il 25 settembre, Vivendi farà presente di aver depositato (giusto ieri) una comunicazione formale alla Presidenza. Ma questa notifica è uno scudo fragile. Se il governo dovesse giudicarla tardiva - la classica pezza che è peggio del buco - allora alzerebbe il cartellino giallo. La legge 56 del 2012 impone al nostro esecutivo di decidere una multa pari ad almeno l' 1% del fatturato delle aziende coinvolte (e cioè Vivendi e Telecom Italia). Siamo a 298 milioni, euro più euro meno.
A quel punto, la Presidenza del Consiglio eserciterà anche il "golden power" - i poteri speciali previsti dalla legge - perché Telecom Italia ha in pancia imprese strategiche per la sicurezza nazionale come appunto Sparkle e Telsi. Fino a ieri, la previsione era che il governo imponesse a Vivendi addirittura la vendita di Sparkle e Telsi a un soggetto di comprovata affidabilità, pubblico o privato, di passaporto italiano.
Ora l' ipotesi di un ordine ai francesi perché cedano le due aziende si sgonfia, si ridimensiona. Vivendi intanto non è una società russa, cinese o nordcoreana. È francese, dunque comunitaria. Per questo, avrebbe facile gioco a lamentare una discriminazione contraria al diritto Ue se costretta a trasferire Sparkle a un compratore italiano.
Sparkle, poi, non costa poco. Se anche venisse valutata soltanto il doppio del suo fatturato (1,1 miliardi di euro nel 2015), il suo prezzo si attesterebbe a un paio di miliardi. Chi ce li mette? Ragioni economiche e giuridiche dunque possono spingere Palazzo Chigi verso una strada diversa. Un decreto del Presidente del Consiglio, necessario per legge, stabilirebbe delle prescrizioni per i francesi. In questo scenario, Telecom conserverebbe la proprietà di Sparkle.
Ma dovrebbe aprire il Cda della società - ipotesi tra le più concrete - a consiglieri nominati dal Garante delle Comunicazioni (l' AgCom). La strada delle semplici prescrizioni è stata percorsa già due volte: quando General Electric comprò la divisione aeronautica di Avio, droni inclusi (a fine 2012); quando gli Emirati Arabi presero Piaggio Aero Industries (nel 2014). Precedenti che peseranno.
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