DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Antonella Olivieri per âIl Sole 24 ore'
Telefonica alla fine ammette che lo spezzatino di Tim Brasil non è ancora pronto. «Siamo forti sostenitori del consolidamento del mercato, che può essere una situazione win-win sia per gli operatori che per i consumatori. Ma affinchè questo genere di operazione si materializzi occorre che si allineino più tasselli e questo è assolutamente difficile e complesso»: ha risposto così il direttore finanziario Angel Vila nella conference call sui conti 2013 a chi chiedeva aggiornamenti su Tim Brasil.
Peraltro, ha sottolineato il cfo, Telefonica, già così com'è oggi, «ha la più forte posizione in Brasile, un mercato dove continuiamo a essere leader soprattutto nel segmento mobile ad alto valore, un mercato molto attraente ma anche competitivo, che richiede sostanziali investimenti per andare avanti». La spartizione di Tim Brasil tra i principali concorrenti su piazza, riducendo l'arena competitiva nel mobile da quattro a tre player, sarebbe stata gradita da tutti gli operatori, ma non dalle autorità locali che si sono messe di mezzo.
Inoltre, il tentativo di mettere a punto un'offerta "consortile" tramite la banca d'affari Pactual si è arenato sullo scoglio del prezzo, visto che i circa 6 miliardi di euro che si sarebbe riusciti a raccogliere per il 67% detenuto da Telecom Italia non sarebbero stati sufficienti a convincere il gruppo guidato da Marco Patuano a cambiare idea sulla strategicità del Brasile.
Telefonica si è appellata contro la delibera del Cade, l'Antitrust brasiliano, che ha concesso 18 mesi di tempo per adeguarsi a un'alternativa indigesta: rivendere il 50% di Vivo (il primo operatore mobile del Paese) conquistato tre anni fa sciogliendo la joint venture con Portugal Telecom, oppure uscire da Telco-Telecom.
La prima soluzione non è in predicato, soprattutto dopo che Telefonica ha risottolineato l'importanza del Brasile per il gruppo, ponendo il Paese tra le quattro aree core, direttamente sotto l'ad José Maria Alvarez-Pallete, insieme a Spagna, Germania e Uk. La seconda non è ancora matura, almeno a stare alle parole del presidente Cesar Alierta che ieri in conference ha sottolineato le «forti alleanze con i partner Telecom Italia, China Unicom e Etisalat», nell'ambito di un gruppo che «è l'operatore più globale al mondo» e per il quale «il consolidamento c'è già stato». Si vedrà , da qui all'estate, come si sbroglierà la questione sul fronte Telecom Italia.
Intanto Telefonica ha archiviato il 2013 con ricavi consolidati per 57 miliardi (-8,5% per l'effetto cambi), di cui più della metà provenienti dall'America latina, dove sono cresciuti del 9,6% a 29,2 miliardi rispetto al -8,6% dell'Europa con 26,8 miliardi di entrate. Stabile l'Ebitda a 19,07 miliardi e margine in lieve flessione al 33,4%. Gli utili netti sono saliti del 16,9% a 4,59 miliardi, mentre l'indebitamento netto è stato ridotto di quasi 6 miliardi in un anno, scendendo a 45,38 miliardi.
In Brasile, nonostante la buona crescita della clientela nel mobile, i ricavi sono aumentati solo del 2,2% a 12,2 miliardi, con l'Ebitda in frenata del 5,5% a 3,94 miliardi. In Germania invece l'acquisizione di E.plus da Kpn sta incontrando qualche ostacolo: è di ieri la conferma che la Ue ha inviato una serie di rilievi alle parti in causa. La guidance per l'esercizio in corso vede ricavi in crescita (ma senza precisazioni sul quanto), Ebitda in calo dell'1% e debito netto in riduzione sotto i 43 miliardi: indicazioni che per qualche analista sono suonate come un segnale che il titolo (ieri giù del 2,5%) è un po' sopravvalutato.
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