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GRANDE DISTRIBUZIONE, GRANDI GIOCHI FINANZIARI – CHI È DAVVERO ANGELO MASTROLIA, IL 60ENNE SALERNITANO CHE SI È COMPRATO I SUPERMERCATI CARREFOUR IN ITALIA? LA SOCIETÀ FINANZIARIA DEL “PALADINO DEL MADE IN ITALY”, COME L’HANNO VENDUTO I GIORNALI, INNANZITUTTO HA SEDE IN SVIZZERA, A LUGANO – DI SICURO È UN BRAVO NEGOZIATORE: CARREFOUR GARANTIRÀ 240 MILIONI DI INVESTIMENTI, OLTRE AD ACCOLLARSI 460 MILIONI TRA PERDITE E SVALUTAZIONI. E NON È LA PRIMA VOLTA CHE MASTROLIA CHIUDE UN ACCORDO COSÌ – I GIOCHI IN BORSA CON MITSUBISHI, I FINANZAIMANTI E LA CAMPAGNA ACQUISTI: OGGI LE SPA DI MASTROLIA VALGONO 7 MILIARDI DI RICAVI
Estratto dell’articolo di Vittorio Malagutti per “Domani”
Per i giornali che nei giorni scorsi ne hanno raccontato affari e carriera, Angelo Mastrolia, 60 anni, campano di Campagna, provincia di Salerno, è un paladino del made in Italy, un campione dell’industria nazionale che si è fatto strada sui mercati, anche quelli internazionali, a suon di acquisizioni.
L’ultima della serie, forse la più clamorosa, è quella dei supermercati italiani col marchio Carrefour, ceduti due settimane fa dall’omonimo gruppo francese, ma prima ancora, l’estate scorsa, c’era stato il colpo grosso sull’inglese Princes.
Nell’arco di due anni, Mastrolia è riuscito a moltiplicare per dieci il giro d’affari del gruppo di famiglia. La holding NewPrinces ora vale 7 miliardi di ricavi, mentre nel 2023, quando ancora si chiamava Newlat, vantava un bilancio da circa 700 milioni di fatturato, forte di una scuderia di marchi noti dell’alimentare come Pezzullo, Corticella e Buitoni, per la pasta, e il latte Polenghi, Ala e Giglio, solo per citarne alcuni.
[…] Un boom che non ha eguali […] per un imprenditore partito praticamente da zero una ventina di anni fa che nel 2017 si è scrollato di dosso, grazie a una sentenza della Cassazione, anche una condanna per bancarotta fraudolenta per un vecchio fallimento datato 1996.
Il fatto è che strada facendo Mastrolia ha dimostrato straordinarie qualità da finanziere, un aspetto, quest’ultimo, meno esplorato della sua velocissima ascesa. Una scalata gestita dalla Svizzera, da Lugano, dove l’imprenditore si è trasferito tempo fa e dove ha sede la finanziaria di famiglia Newlat Group. Una scelta che rischia di appannare un po’ l’immagine del paladino dell’italianità, ma in compenso garantisce importanti vantaggi fiscali.
La holding luganese, attraverso una società italiana, possiede otto stabilimenti che affitta alla NewPrinces quotata in Borsa, a cui ha prestato anche 200 milioni con interessi a tassi di mercato. Soldi che sono serviti a finanziare le recenti acquisizioni, a cominciare da quella dell’inglese Princes. Conti alla mano, però, si scopre che a pagare il conto della campagna acquisti sono stati in buona parte proprio i venditori.
È il caso di Carrefour che pur di cedere le sue attività italiane da anni in rosso profondo ha accettato di farsi carico di 460 milioni di euro tra perdite e svalutazioni di attività in bilancio. In aggiunta, la multinazionale con base a Parigi si è impegnata a garantire 240 milioni di investimenti a sostegno del rilancio dei mille punti vendita ceduti, che valgono il 4 per cento del mercato nazionale.
«Il problema era la gestione francese», ha dichiarato spavaldo Mastrolia, annunciando investimenti per 200 milioni nel rilancio di attività che al netto delle svalutazioni sono passate di mano per un valore netto dei mezzi propri pari a un euro.
[…] Un copione simile è andato in scena la scorsa estate con l’acquisizione della britannica Princes, un gruppo da 1,7 miliardi di sterline di giro d’affari (oltre 1,9 miliardi di euro) con un portafoglio di marchi alimentari, dalla pasta ai sughi, ai cibi in scatola.
L’azienda, messa in vendita dalla multinazionale giapponese Mitsubishi, è passata di mano per una somma pagata in contanti di una sterlina. L’acquirente italiano si è poi impegnato a rimborsare i prestiti che Mitsubishi aveva erogato alla controllata. Per far fronte a questo esborso, la Newlat quotata in Borsa (poi ribattezzata NewPrinces) ha ottenuto un fido di 300 milioni di euro da un pool di banche e si è fatta prestare i già citati 200 milioni dalla holding svizzera di Mastrolia.
Il finanziamento bancario è stato sostituito con i proventi del collocamento di obbligazioni, molto meno onerose, piazzate in Borsa a febbraio. Non finisce qui, perché il colosso nipponico ha rilevato il 21,3 per cento (9,3 milioni di titoli) di Newlat, poi NewPrinces, al prezzo di 6,3 euro per azione, per un valore totale di circa 58 milioni di euro. Una somma incassata via Lugano da Mastrolia, che quindi è stato finanziato dai giapponesi.
[…] Era un’alleanza a tempo, visto che l’accordo siglato la primavera scorsa garantiva all’imprenditore italiano il diritto di riprendersi quel 21 per cento entro un anno allo stesso prezzo al quale lo aveva ceduto. Così Mastrolia ha potuto ricomprare le azioni che aveva venduto pochi mesi prima.
Lo ha fatto in due tempi ed è riuscito a garantirsi profitti milionari, grazie al gran rialzo in Borsa della sua azienda. Il 10 febbraio scorso l’imprenditore campano ha acquistato una prima tranche di 3 milioni di titoli a 6,3 euro ciascuna. Due giorni dopo le ha rivendute per 12 euro, valore in linea con le quotazioni di Borsa di quel periodo. Il guadagno, finito sui conti della holding svizzera, è stato di 17,1 milioni.
Il cerchio si è chiuso il 16 luglio scorso, quando Mitsubishi ha azzerato la sua quota nel capitale di NewPrinces cedendo al socio italiano altri 6,319 milioni di azioni, sempre al prezzo di 6,3 euro ciascuna contro i 22 euro circa della quotazione corrente di Borsa. In altre parole, se Mastrolia deciderà di liquidare quest’ultimo pacchetto di titoli, potrà arrivare a guadagnare fino a 100 milioni di euro. Incassati a Lugano.
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