DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI…
Antonello Guerrera per “la Repubblica”
Gli stivaletti degli operai inglesi, dei punk e delle controculture sbarcano in Borsa a Londra, racimoleranno fino a 4 miliardi di euro dall' imminente quotazione e i puristi già sospirano sull' ennesimo simbolo della ribellione e del "proletariato" vendutosi al "bloody capitalism". Ma le Dr.Martens non sono da tempo solo le scarpe della famiglia inglese Griggs, del grigio Northamptonshire, dell' innocenza ribelle, e, per molte di esse, della "garanzia a vita".
Oggi le Dr.Martens sono un marchio sempre più globale, con una caratura multinazionale, soprattutto da quando il fondo di investimento private equity Permira lo ha acquisito proprio dai Griggs nel 2013. Allora la valutazione di questi leggendari scarponcini alti, di pelle, con le cuciture gialle e la suola a cuscinetto d' aria inventata dall' infortunato medico tedesco Klaus Märtens nella Seconda Guerra Mondiale, era stata solo di 330 miiloni di euro, e pure qualche debito sul groppone.
Almeno i Griggs, che posseggono ancora il 10% delle quote, ora ne ricaveranno una valutazione di 370 milioni circa. Ma sono briciole, rispetto alla Ipo di Dr Martens che si concretizzerà nei prossimi giorni al London Stock Exchange e, come ha rivelato il Sunday Times , già quantificata da Goldman Sachs e Morgan Stanley. Vendita iniziale di almeno il 25% delle partecipazioni in un' offerta pubblica iniziale, almeno 3,5 miliardi di sterline di azioni e una pioggia di denari per i suoi dirigenti: quasi 65 milioni di euro solo nelle tasche del ceo Kenny Wilson arrivato neanche tre anni fa, altri 400 milioni in quelle di altri 22 quadri, ma ci saranno bonus anche per ulteriori 1200 dipendenti.
Già, perché gli stivaletti di Dr.Martens, dopo la grave crisi di inizio secolo quando l' azienda pareva avviata al fallimento e il marchio arrugginito, ne hanno fatta di strada.
Persino durante lo tsunami del Covid: fatturato di 318 milioni di sterline nei sei mesi tra aprile e settembre 2020, +18% rispetto al 2019. Dal 2013, anno di acquisizione di Permira, le vendite sono più che quintuplicate fino a 672 milioni.
Com' è possibile? «Un forte rilancio del marchio», spiega il ceo Wilson al Financial Times , ma anche «una sua gestione iconica e globale, a differenza dei precedenti proprietari». Anche per questo, Dr.Martens, oltre a sviluppare il suo portale di acquisti online, negli ultimi anni ha concentrato la vendita al dettaglio nei suoi 130 negozi ufficiali in 60 Paesi, tagliando ponti con quei rivenditori che sminuivano e «deprezzavano» le scarpe, dice Wilson.
Anche per questo i vecchi modelli, come lo storico 1460 alto, ancora vendono per due terzi del totale di Dr.Martens. Insomma, serviva una rispolverata, non una rivoluzione, sebbene questa sia sempre stata il mantra quegli anfibi cool e dall' innocenza ribelle ideati dal "Doktor Märtens", con quella pelle rossa e la gomma abbandonata della Luftwaffe che piaceva così tanto alle casalinghe tedesche del Dopoguerra.
Poi l' acquisizione del brevetto da parte dei Griggs, la produzione nelle East Midlands a Wollaston e le Dr.Martens che diventano le scarpe da due sterline, comode e "indistruttibili" di operai, poliziotti, postini. Fino a quando, nel 1967, Pete Townshend degli Who le sfoggia in un concerto a Londra.
Di lì vennero i cultori punk, anticonformisti, skinhead rossi e neri, la new wave, stilisti, fino a Miley Cirus, Emma Watson e Susan Sarandon. Oggi, se il costo di una compravendita immobiliare in Regno Unito è cresciuto del 10.399% dal 1960, un paio di scarpe di Dr.Martens costa circa 200 euro, l' 11.850% in più di sessant' anni fa. E ora c' è chi spera che, come quando fecero il boom nei depressi anni 60 e 70 inglesi, le Dr.Martens siano di nuovo il simbolo di rinascita del Regno Unito nell' era post Covid e post Brexit.
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